PRIMO AMORE


ROSA MAURO CI DA QUESTO DOLCE E STRUGGENTE RACCONTINO
PER LE FESTE DI NATALE, SARA' LO SPIRITO NATALIZIO? SARA' CHE A FINE ANNO SI FANNO I BILANCI DELLA PROPRIA VITA? CHISSA' LEI SI E' IMMERSA NEI RICORDI
E A NOI PIACE CULLARCI NEL SUO RACCONTO PER DIMENTICARE PER UN ATTIMO IL PRESENTE SEMPRE PIU' FOSCO.
AUGURI

Primo amore


La voce dell'amica, nonostante il calore, era giĆ  un poco distaccata, fredda.
Nessuno l'avrebbe notato, ma l'altra si, l'altra per la quale la voce dall'altra parte rappresentava la vita, anzi un pezzo di vita che, una volta trascorso, non sarebbe tornato mai piĆ¹.
Lei giĆ  pensava ad una nuova vita, quella vita per la quale era veramente portata, che non riguardava piĆ¹ le fredde nozioni scolastiche.
Basta con le umiliazioni, basta con i prof che non comprendevano la sua intelligenza, che non consisteva nel sapere esattamente la data di nascita di Leopardi o quella della caduta dell'impero ottomano.
Basta con i compagni di classe che non comprendevano, che umiliavano e ferivano..
Ma basta anche con me!
Avrebbe voluto urlare lei, basta con me che ti dedico poesie, basta con le nostre risate, basta con il tuo tentativo di fare di me una ragazza aggraziata.
Ma non lo disse.
Dall'altra parte, l'amica le rivelĆ² che avrebbe aperto un negozio e che si sarebbe sposata, presto, probabilmente l'anno dopo.
A sedici anni, avrebbe cominciato una vita adulta, con un uomo e dei bambini, rinunciando a cercare per sƩ un ruolo diverso.
Era felice, immaginandosi cosƬ, lo era davvero.
Forse dopo avrebbe cambiato idea, lei non lo avrebbe mai saputo, non l'avrebbe risentita mai piĆ¹.
Lo sentiva, mentre l'amica, mentendo, le diceva che le avrebbe telefonato per dirle dove avrebbe avuto il negozio, e le descriveva per filo e per segno come sarebbe stato bello per lei venire a trovarla.
 Aveva il nome di un fiore, la sua amica, e lei pensava cosƬ, sto perdendo la mia migliore amica, perchĆØ ancora non sapeva.
Voleva disperatamente dare a quella storia che la dilaniava, che la faceva soffrire cosƬ profondamente, il nome di amicizia.
PerchƩ lei era una grassottella, infelice, abusata ragazzina bene di quindici anni, che andava in chiesa ogni domenica e sapeva che l'amore che le era consentito era solo quello tra un uomo ed una donna.
Non era solo quello che le dicevano il parroco, sua madre e suo padre.
Non era solo quello che sognavano le sue sorelle, almeno, la piĆ¹ grande, visto che la piccola, tredicenne, viveva ancora in un mondo quasi interamente di bambole e di studio.
Era anche quello che lei credeva, nonostante gli uomini, i ragazzi, le facessero paura.
SI era identificata con loro, con i suoi cugini e i ragazzi piĆ¹ grandi, fino a quando a dieci anni e mezzo, la pubertĆ  non le aveva messo di fronte la sua femminilitĆ .
E il seno crescente l'aveva messa di fronte al desiderio maschile, prima che fosse pronta, prima che potesse chiederlo.
Era stata toccata e desiderata, ed era colpa del suo seno, era colpa sua.
E quel giorno di due anni prima, era entrata in classe sentendosi orribile, con i capelli sugli occhi, e quell'odore forte con il quale sperava di tenerli lontani.
Non sarebbe successo mai piĆ¹, non avrebbe sentito le mani avide su di lei, non avrebbe sentito quel desiderio sfiorarla e toccarla, la voce insidiosa di chi chiede di piĆ¹.
Forse prima o poi sarebbero cessati anche quei sogni, quelli nei quali la voce riusciva nel suo intento, ed entrava dentro di lei, come era riuscita ad evitare, nella realtĆ .
Scene smorzate, paura e vergogna, e quella piccola donna che le sorrideva dalla sedia accanto.
Bellissima, la guardava con i suoi occhi castani grandi e teneri, bruni come la terra.
La guardava sorridendo con la bocca grande e carnosa, agitando la testa piena di morbidi capelli scuri e ricci.
Era timida con gli altri, ma con lei non lo era, si lasciava.. corteggiare, anche se lei allora non lo chiamĆ² cosƬ, bigliettini, poesie, racconti.
Lei sapeva scrivere, era l'unico momento in cui si sentiva bella, si sentiva.. sĆØ stessa.
Prendeva la penna e scriveva, e il mondo si trasformava e lei valeva qualcosa.
Quando si guardava allo specchio disprezzava il suo viso tondo, i suoi occhi turchesi un poco piccoli, il suo naso all'insĆ¹.
Non guardava mai, nemmeno quando faceva il bagno, raramente a dire il vero, per non perdere la sua difesa, il suo corpo morbido, forse troppo, i seni prorompenti che il reggiseno tratteneva a stento.
Ma quando scriveva per l'altra, si sentiva bella.
Le ore della scuola passavano veloci, nonostante la noia delle lezioni, la loro difficoltĆ  quando si trattava di matematica o greco, e gli scherzi dei compagni.
Nonostante tutto, loro erano insieme e questo bastava.
"Vedrai che non ci perderemo.."diceva la voce dall'altra parte, mentre lei ricordava, ma ancora una volta, lei sentiva il freddo di quelle parole, ed era sicura che sarebbe stato il contrario.
La sua amica si era fidanzata verso la fine di quell'anno, e non era rimasta sorpresa della bocciatura, piuttosto sollevata.
Quel natale le aveva regalato delle saponette, ma mai, mai in quei due anni aveva accennato alla scarsa igiene dell'amica.
Lei non riusciva a capire se l'altra sapesse o meno il motivo della sua trasandatezza.
Non glielo aveva mai svelato, non lo aveva fatto con nessuno, e non lo avrebbe fatto per molto tempo.
Ma sapeva che quel fiore, sempre profumato, sempre attento al vestito, alle scarpe, al modo di parlare, che non vestiva firmato ma aveva una grazia e uno stile da principessa, le era stata vicina.
Aveva riso con lei, le aveva detto di fare la scrittrice, che era il suo futuro.
"Andavo a scuola con il sorriso sulle labbra perchƩ ti avrei rivisto. Basta il tocco delle tue mani sulle mie mani, o sulle spalle, perchƩ il sole brilli nella mia giornata.." avrebbe voluto dirglielo, ma non lo fece.
MormorĆ² invece qualche frase di circostanza, mentre lacrime inutili, che l'altra non poteva vedere, le solcavano le guance.
L'altra perĆ² sentƬ il tremito della sua voce, e accelerĆ² la chiusura, quasi temesse di lasciarsi condizionare.
Lei si rese conto che le aveva comunicato che avrebbe cambiato il numero, ma che non le aveva detto che le avrebbe comunicato quello nuovo.
Per mesi, Lei sperĆ² comunque, il telefono squillava, e lei non lo aveva cambiato, come l'altra.
Poteva richiamarla, non lo fece mai.
L'anno iniziĆ², nessuno a casa notĆ² la sua tristezza.
Erano in tanti a casa, indaffarati, ognuno chiuso in un piccolo mondo in cui lei non era contemplata.
Quando si buttĆ² sotto quella macchina, non realizzĆ² neppure che era per lei, non c'era piĆ¹ nulla e nessuno nella sua scuola, la sua classe era un gruppo di creature egoiste che si divertivano a schernirla.
I prof erano anche peggiori di quelli del ginnasio, per uno o due che si salvavano, ve n'erano altrettanti che sembravano usciti da un lager tedesco.. dalla parte sbagliata del lager, naturalmente.
Voleva solo sfuggire al buio ed al dolore, ma quel dolore non ebbe il nome dell'altra per tanto tempo.
Ma quella macchina si era fermata, il buio ci sarebbe ancora stato, per altri anni, ma avrebbe avuto il volto, insidioso, di una malattia fisica.
Lottare l'avrebbe aiutata, non a dimenticare, ma ad andare avanti, nonostante, tutto un passo dietro l'altro.


Ora, a quasi cinquant'anni, lei ĆØ una scrittrice, anche se non potrebbe dire di successo.
Ha fatto pace con se stessa, si ĆØ sposata e ha avuto un figlio, non vede bene ma, ironicamente, allo specchio si guarda piĆ¹ di prima.
PuĆ² dare finalmente all'altra il nome che le ha negato per molto tempo: Amore.
Il suo primo amore, quello che non si scorda, quello che, non ricambiato, ti spezza il cuore.
Non ha mai potuto parlarne, non ha potuto piangerlo con gli amici, o scriverne, fino a questo momento..
Lo so cosa vi state chiedendo, se quella ragazza sono io, se questa storia di tanto tempo fa ĆØ la mia.
NON ve lo dirĆ², non importa, volevo parlarvi di una storia d'amore, di un primo amore, diverso dal solito.
Volevo parlare di solitudine, di abuso, ma anche di come basta un sorriso a superare queste cose, un sorriso ed una mano che arriva a toccarti il cuore.
E che sia mano di uomo, o di donna, che importanza puĆ² avere?


Rosa Mauro                          

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