Giuseppe Gavazza
Da
ragazzino sentivo talvolta parlare dell'esperanto come della lingua
destinata a divenire l'idioma per le comunicazioni internazionali,
quindi la lingua mondiale (allora non si usava ancora il termine
globale) o quantomeno europea. Si sperava in tal modo (a leggere
Wikipedia esperanto deriva proprio dal termine “sperare” o
“esperar” che in spagnolo significa sperare, aspettare, guardare
avanti) di facilitare il dialogo nel mirabile nuovo mondo unito sulla
base dell'utopia del suo “inventore”, il polacco Ludwik
Lejzer Zamenhof dal cui pseudonimo, Doktoro
Esperanto, aveva preso nome la lingua. Detto in breve l'esperanto
mette insieme regole, vocaboli e fonemi di molte lingue, incluse
quelle minoritarie a rischio di estinzione.
Ricordo bene di quegli
stessi anni, a Carosello, la pubblicità di una fabbrica di biscotti
che presentava come suoi testimonials i mitici e mitologici Amici di
Gioele: animali bizzarri, vere e proprie chimere, che anticipavano
simpaticamente i mostri transgenici OGM che la genetica ci lascia
oggi intravedere. Questi buffi incroci di animali avevano nomi che
dicevano tutto delle loro origine e si presentavano con
caratteristiche fisiognomiche e fisiologiche, confermate dall'aspetto
riportato sulla figurine da raccolta, che più globalizzante non
poteva essere: ed ecco a voi il falconpulcineone (con la relativa
falconpulcineonessa, che non si specificava se fosse nata da una
costola), il leongorillomedario, il gheparmarmottebù, il
linctalpobermann, la (o il) sardinarborelliranha e tanti altri. (*1)
A distanza di mezzo secolo
mi pare che l'utopia del Doktoro Esperanto sia lontana dal
realizzarsi, perlomeno nel mondo delle lingue parlate. Mi pare invece
che un qualche tipo di esperanto musicale si stia generando per
imporsi, sempre più, nella musica che ascoltiamo. Nelle proposte
discografiche, nella diffusione radiofonica, nei podcast e negli
infiniti streaming sonori che ci assediano, si propone la nuova
musica del mondo attraverso “creature” che mescolano i patrimoni,
gli strumenti, gli idiomi, i linguaggi di culture lontane e spesso
molto diverse.
Tale metissage trova
terreno idoneo nel luogo comune della musica linguaggio comune e
universale, che ha basi solide e ben alimentate dalle abitudini di
ricezione che, in parallelo (causa e/o conseguenza che alimenta il
ciclo chiuso in crescita), si stanno diffondendo: l'ascolto
prêt-à -porter, facile e superficiale.
Gli incroci sono fertili e
necessari alla vita, quelli genetici come quelli culturali: la storia
dell'arte é costellata e mantenuta viva da inseminazioni innovatrici
e rivitalizzanti che hanno combinato elementi diversi per origine e
carattere: l'inaudito é il sale e l'acqua della musica.
Personalmente però ben di
rado trovo qualcosa di interessante e davvero innovativo, valido e
interessante negli incroci musicali che ascolto. Spesso mi paiono
soprattutto accostamenti bizzarri e chimerici che funzionano bene
all'ascolto superficiale: la grammatica della musica ha parti comuni
facilmente accostabili. Modi, tonalità , metri, ritmi, fraseggi sono
in fondo simili e compatibili. Un brano scandito con cicli
quaternari, andante calmo, in pseudo re minore non é difficile da
far stare assieme ad uno che usi quegli stessi elementi: ed ecco a
voi wolfgcharlibrahimchen e i suoi tanti amici.
Perlomeno gli Amici di
Gioele non si prendevano per nulla sul serio; e poi era esplicito che
erano indirizzati ai bambini per far vendere biscotti.
*1 - Le figurine si possono
vedere a questa pagine:
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