''CHIESA CATTOLICA : LE GIUSTE BATTAGLIE'' LETTERA APERTA DI ROSA MAURO

SALVE AMICI 
SIAMO DAVANTI A UNA LETTERA APERTA ALLA CHIESA CATTOLICA DA PARTE DELLA NOSTRA ROSA MAURO.
Intervengo con una nota personale, in realta' la Chiesa i disabili psitici, gli autistici non sanno come
prenderli. Io sono agnostica ma penso che la carita' e l'empatia, la solidarieta' e l'accoglienza siano 
una peculiarita' della Chiesa che in questi tempi si fa fatica a trovare, salvo la confortante differenza di Papa Francesco che spesso per la sua argentinita' ancora con valori scomparsi da noi , riporta questi valori nei suoi discorsi pubblici. In realta' la Chiesa non è mai stata accettante tou cour, io da disabile ''dovevo'' espiare la mia sofferenza come premio di un regno divino dopo la morte, nella mia vita ne ho viste di tutti i colori, ma sempre con fondamenta o di pietas o di espiazione malattia ed handicap come appunto ''apice'' della sofferenza per raggiungere il paradiso.
Ho il dente avvelenato di bambina ed adolescente ancora vivo nei  miei ricordi e tra l'altro ho avuto la ventura di avere un cognato autistico rifiutato dalla comunita' cattolica del mio paese non solo nelle celebrazioni (che quando era viva la madre frequentavano insieme con costanza) ma appunto quando alla morte della madre convivente si trovo' solo chiesi per lui di poter frequentare la parrocchia insieme ai giovani (tutti sui 16-20 anni) per non lasciarlo solo e poterlo reinserire nella societa'. Ebbene fu rifiutato con il pretesto da parte del parroco che avrebbe destabilizzato il gruppo dei post cresima. E pensare che un autistico di 40 anni è come un ragazzino adolescente e soprattutto innocente, tutti felici poi del fatto che l'unico luogo che il mio povero cognato ha potuto frequentare e frequenta è un centro pubblico ausl come centro diurno per disabili. Bella integrazione!!! Io ho la fortuna di discernere seppur non cammino, Rosa ha altri problemi ma anche lei è intelligente e scrive e noi Rosa ed io riusciamo a sfuggire al razzismo diffuso di questa Italia che ci relega nei luoghi sanitari e assistenziali. Io chiedo alla Chiesa di essere meno discriminante ma come predicava Cristo piu' caricatevole ed accettante. Per la Chiesa di oggi maddalena è e rimane una persona di malaffare...
Per cui buona lettura del pezzo di Rosa Mauro                                 


                                                       Chiesa cattolica: le battaglie giuste

Cara chiesa santa, cattolica, apostolica e romana, chi ti scrive è una componente di una famiglia tradizionale.
Siamo io, mio marito e un figlio di quasi diciotto anni, siamo sposati da quasi vent'anni, e lo abbiamo fatto in chiesa.
Nostro figlio è battezzato.
Mi sono decisa a scriverti per farti una serie di precisazioni, visto che tu, attraverso i vescovi, i preti, le comunità i siti internet, mi citi spesso come una vittima della legge anti omofobia e di quella sulle unioni civili.
Innanzitutto una piccola precisazione: io non vado più in chiesa, perché mio figlio è una persona con autismo, una di quelle persone per cui TU NON HAI ALCUNA SOLUZIONE TEOLOGICA.
Quando sento che alcuni tuoi membri, sacerdoti, hanno negato o autorizzato un sacramento su ragazzi e uomini come mio figlio, mi sento sempre schiaffeggiata, perché la negazione e l'autorizzazione NON sono mai rispettose della natura di mio figlio, che ha difficoltà a  comprendere, ad esempio, cosa significhi mangiare il corpo di Cristo.
Vengono concesse, o meno, sulla base della vostra presunzione su tale natura, presunta "Buona" o "ignorante", mai, in ogni caso, rispettata nella sua unicità.
Ma non sono io a dovere affrontare questo argomento, dovrebbero farle quelle famiglie tradizionali, cattoliche, con figli con autismo piccoli e grandi, che spesso non hanno nemmeno il tempo per scrivere lettere aperte, ma che invito a muoversi, a non farsi strumentalizzare, a chiedere una dignità per i loro figli in materia di fede.
A me a dire il vero non interessa, perché considero te, chiesa cattolica, uno dei miei ricordi e cammini, ma non fai parte della mia vita.
Ti scrivo questa lettera perché tu mi hai tirato in causa.
Dunque torniamo a noi, tu sostieni che questa battaglia che ti costa una enorme dispersione di energia, dichiarazioni quasi quotidiane, battaglie parlamentari dal sapore vagamente ricattatorio, la fai per me.
Ma tu non mi stai rappresentando.
Io non mi sento affatto minacciata nè dalla legge anti omofobia, che anzi approvo come baluardo di una civiltà che sarebbe ora si apra alle nuove forme di amore e di convivenza, né  tanto meno dalle unioni civili e dalla step child adoption, che permette ad un bambino di crescere con due genitori che lo amano, qualora uno dei genitori naturali morisse. E lo fa sulla base dell'amore e non del sesso di appartenenza, in nome del valore della coppia e non, perdonami, dei genitali.
E credo non siano affari tuoi quello che altre realtà laiche facciano nel mondo di tutti, quindi non solo nel tuo.
Quindi, quando citi la famiglia tradizionale, se leggi questa lettera aperta, ti prego dì che rappresenti le famiglie tradizionali, tutte meno uno.
Non credo di essere la sola che pensa così, ma vedo in giro poche persone disposte a dirti la verità su questo, se altri lo faranno, bene, nel frattempo, ti invito a non parlare a nome mio.
Detto questo, la tua campagna non si limita ad infastidirmi, mi indigna proprio. Perché mentre tu perdi tempo dietro queste futilità, non mi stai aiutando in una battaglia che mi interessa davvero e che dovrebbe interessare anche te, quella per mio figlio, e per altri figli di altre famiglie, che in questa società sono poco o nulla tutelati per davvero.
Sto parlando di disabilità , relazionale o fisica, di autismo, mentre tu CEI hai tuonato contro la legge sulle unioni, avresti dovuto farlo per la legge sull'autismo, una presa in giro che NON verrà finanziata dal governo.
Avresti dovuto tuonare contro il nuovo Isee, che trasforma tutti i disabili, e massima quelli che hanno avuto il coraggio di formare una famiglia, in ricchi.
Ma no, per quello ci ha pensato il TAR, ma da te, nemmeno una parola, non fiaccolate, family day più o meno organizzati, niente di niente.
Tu non mi stai tutelando, non mi stai mettendo al centro, mi stai Usando, ma la tua battaglia non è la mia.
E non credo sia la battaglia che dovresti combattere, per questo mi indigna, tutte queste energie, mentali, fisiche, battaglie, social network, e questo non per aiutare qualcuno che ne ha bisogno, aiutare a sostenere e far progredire la solidarietà, creare rispetto intorno ai disabili, alle loro famiglie, niente di tutto questo.
Vuoi davvero tutelare una famiglia tradizionale in difficoltà? Ti sto aspettando, marcerò insieme a te, e cambieremo il mondo. In meglio. E questo significa tutelare la mia famiglia.
Non mi vuoi aiutare?
Allora sei tu ad uccidere la mia famiglia, non le unioni civili, non la step child adoption, io conosco molte altre famiglie tradizionali che urlano il loro dolore, senza avere aiuto, e tu e i tuoi potenti mezzi dove siete?
Occupati a impedire a qualcuno di amarsi e di amare, invece di amare a tua volta, occupati ad impedire e non a agevolare un cammino, per tutelare una presunta superiorità di un gruppo di individui su un altro.
Cara chiesa, io ci penserei, ti ripeto, ci sono battaglie giuste, e nobili, questa lettera te ne vuole indicare almeno una, ma credimi, ce ne sono molte altre.
Per rendere il mondo migliore, per creare quell'etica di Gesù che parlava della beatitudine dei poveri di spirito, e della condanna assoluta di potenti e di ricchi.
E che dei gay non ha mai detto nulla.
Chissà perché!


Rosa Mauro

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