Il silenzio che domina e persiste


di Vincenzo Jacovino

L'estate del 2015 ha recato con sé, oltre al caldo torrido e persistente, anche la notizia della scomparsa dalla mappa nazionale del  Sud. Notizia non nuova  se già nel 1894 Francesco Saverio Nitti si chiedeva: Che si deve fare per evitare che il mezzogiorno abbia una radicale mutazione da territorio d'emergenza a territorio scomparso in senso territoriale, umano e politico? Il meridione è stato, soprattutto nell'ultimo cinquantennio, deturpato e deteriorato da una costante e penetrante cementificazione. E' un territorio, pertanto, geologicamente ultra ammalorato. La popolazione, giovanile e non solo, fugge, emigrando, alla ricerca di condizioni migliori e più dignitose, ossia del lavoro perché si vive attraverso il lavoro e ci si realizza con il lavoro. E' naturale che questa fuga genererà quello stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze  imprevedibili ipotizzato dal rapporto 2015 dello Svimez.
          La  politica, poi, ha avuto un'intrinseca involuzione perché se già nel 1894 i deputati, perduto ogni ascendente sul paese, si mantengon su con l'intrigo. Essi non vi parlano che di piccole questioni: sono in generali [….......] dei politicanti costretti alla dura servitù elettorale, oggi questa servitù elettorale s'è insinuata in tutti i gangli sociali tant'è: non c'è eletto nel o del più insignificante ufficio pubblico che non ceda supinamente a codesta servitù. Quando Nitti scrive: “vedete tutti gli atti del nostro Parlamento e ditemi se in essi spiri la più piccola idealità. Sono della materia morta: nove volte su dieci, delle discussioni di oziosi, l'immagine che raffigura è pedissequa-mente quella dei giorni nostri, invece parla e raffigura  situazione e condizione del suo tempo:1894. E' cambiato qualcosa? E' migliorato il sentire etico ed umano dei politici dalla fine dell'ottocento ad oggi? La costatazione, purtroppo, è amara. In cento trent'anni  tutto è rimasto, o sembra, invariato, con l'aggravante che l'ingresso in politica aperta a tutti, come vuole la democrazia, ha trasmesso a tutti indifferentemente anche, l'agognato desiderio d'essere felicemente proni  alla dura servitù elettorale
            D'altro canto, il Sud aveva fatto una fugace apparizione nella mappa nazionale subito dopo l'unità a causa del fenomeno brigantaggio, prima e poi, nel contempo, dell'emersione della questione meridionale che metteva a fuoco in maniera cruda i mali che travagliavano e, senz'altro, ancor travagliano il Mezzogiorno. Grazie ad essa il meridione apparve e fece parte, per qualche tempo, della mappa nazionale. La presenza del Sud dalle mappe è sempre stata alternante come fosse una di quelle terre che emergono per poi sparire dall'orizzonte. Il Sud è sovente sommersa  dal mare magnum dell'immobilismo, dell'assenza imprenditoriale, della disoccupazione e, sopratutto, con la desertificazione delle attività produttive nel tempo si perde anche il capitale umano che emigra perché non si può vivere senza alcun minima  prospettiva di futuro.
          Il Sud appare nelle mappe nazionali ed europee soltanto quando le massime personalità istituzionali parlano dei problemi del meridione con relativi impegni, promesse e assicurazioni sulle politiche d'attuare per la risoluzioni dei medesimi però, finora, sono state sempre disattese. In effetti, dopo tanto battage di questa estate, sono stati presentati progetti o, come si dice oggi, un masterplan per il  Sud?

            Il silenzio domina e persiste, comunque si è certi che diverrà, quanto prima, assordante.

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