LA PAROLA CONTRO LA CAMORRA? (parte I)


Nico Parente

E’notizia di pochi giorni fa: le riprese dell’attesissima seconda stagione di Gomorra, fortunata serie tv targata Sky, sono giunte al termine. Ad annunciarlo, sul suo profilo fb, l’attore protagonista Salvatore Esposito (Genny Savastano). La faida di camorra, supervisionata dall’acclamato Stefano Sollima (Romanzo Criminale la serie, Suburra), dovrebbe riprendere in primavera, probabilmente in Aprile. Ma facciamo un salto indietro: corre l’anno 2006 quando nelle librerie di tutta Italia giunge il romanzo-verità Gomorra (Mondadori) di Roberto Saviano. L’autore napoletano, appena ventisettenne, è laureato in Filosofia e collabora con diverse testate giornalistiche. Il sottotitolo del suo esordio letterario è ‘viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra’. In poco tempo, l’opera prima di Saviano diviene un best-seller (oltre 2 milioni e 250.000 copie in Italia e ben 3 milioni e mezzo nel resto del mondo) tradotto in oltre 50 Paesi. Gomorra vince numerosi e prestigiosi premi e diviene soggetto di un ottimo film diretto da Matteo Garrone, un’opera teatrale e della già citata serie tv. A Roberto Saviano viene assegnata la scorta a seguito delle minacce di morte ricevute dai clan citati nel suo reportage. Ma quanto realmente Saviano spaventa il ‘Sistema’(termine utilizzato dagli affiliati per indicare la malavita organizzata campana) attraverso le pagine del suo volume? Il titolo è uno dei punti di forza del libro: sostituendo semplicemente due lettere, l’autore accosta lo scenario partenopeo a quello biblico e peccaminoso dell’antica città distrutta da Dio. “Ci sono luoghi dove il male ha un nome antico come la Bibbia”, questo il lancio promozionale dell’omonima serie tv. Saviano introduce quindi il lettore in un viaggio tra la ‘perduta gente’. Il volume, suddiviso in undici capitoli, mira a denunciare l’impresa affaristica della camorra e a presentare l’evoluzione della figura criminale, attraverso la dettagliata descrizione del modus operandi e di pensare del camorrista odierno, molto distante dal modello Cutoliano. Il successo del romanzo ha comportato la trasformazione dell’autore da scrittore a ‘martire’ compatito dal popolo. Roberto Saviano diviene un eroe nazionale, un autore coraggioso che con la sua penna ha sfidato la camorra, forse anche un po’con fare incosciente, ma che comunque non ha temuto e ha acceso i riflettori sulla malavita campana. In parte, l’operato di Saviano non lo si può eludere. Egli è stato innovativo nello stile di scrittura, originale nella stesura dei capitoli e certamente lungimirante dal punto di vista commerciale. Perché affermo quanto sopra? In realtà, sono ancora in molti a non aver letto il libro; eppure gran parte di essi sono nettamente ‘schierati’ con l’autore di Gomorra. A prescindere. I media hanno costruito attorno a Saviano un’aura protettiva ormai difficile da oltrepassare. Lo scrittore napoletano è assurto a vittima sacrificale di una società che teme di ricorrere all’utilizzo della ‘parola’.
(segue)

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