Giuseppe Gavazza
Un festival cinematografico dedicato alla musica non é un'idea strana ma é un idea originale (per l'Italia) e forse – speriamo e la risposta di pubblico lo fa sperare - é un'idea vincente: Seeyousound “il festival che non c'era” come lo chiamano gli stessi organizzatori, ora c'é, a Torino e si presenta per la seconda edizione in questi giorni sugli schermi del Cinema Massimo e altri luoghi “off” ma sempre a portata di mano sotto l'ombra della Mole: http://www.seeyousound.org
Ho seguito per intero solamente la sezione 7'INCH/Short Films, cortometraggi internazionali a tema musicale. Come si legge sul programma: “documentari e film di finzione, animazione e sperimentazione: per divertirsi, per scoprire nuovi suoni e nuove storie, per immaginare e per incuriosirsi”.
Di 170 lavori ricevuti (di cui 75% stranieri) sono stati proiettati 18 titoli molto diversi anche nelle durate (da 1' a 27').
Rimando eventuali considerazioni più dettagliate e per ora prendo spunto da uno di questi per una riflessione in margine:
Titolo: CJ
Provenienza: Italia Genere: Documentario Anno: 2015 Regia: Andrea Cerovac Durata: 2'
Sinossi: CJ è un cantante soul/jazz che ogni giorno si esibisce di fronte al Solomon R. Gugghenheim Museum di New York. Mentre esegue la famosissima “Ain’t no mountain high enough” di Marvin Gaye e Tammi Terrell, la quotidianità passa di fronte a lui, quasi non accorgendosi della sua splendida voce.
In sala, prima della proiezione, l'autore (credo si trattasse di lui, in ogni caso qualcuno che era presente in sala per rappresentare il film) ha raccontato di aver voluto con questo documentario brevissimo ed essenziale raccontare un paradosso (o apparente tale): davanti ad un museo d'arte contemporanea tra i più importanti del mondo, nel cuore di una città vivace e in continuo fermento si esibisce un talento musicale (di un genere ben noto e vicino alla cultura della città: un bluesman, mica un cantante di monodie medievali, ma forse ......): chi lo ascolta é, in buona parte, chi va al museo, quindi – ci si aspetterebbe – persone sensibili al talento artistico. Invece no: la grande voce di CJ passa quasi inosservata.
Il taglio dato al documentario é essenziale ed efficace: due minuti sono ampiamente sufficienti a cogliere il talento di CJ. Non bastano, evidentemente, a dare un campione statisticamente significativo delle reazioni del pubblico ma per quello la testimonianza dell'autore é (deve essere) sufficiente.
Vengono in mente gli articoli giornalistici piuttosto frequenti che riferiscono di situazioni simili in cui il celebre musicista, la star, ha fatto il test di suonare incognito in luoghi pubblici per vedere le reazioni: in genere la star passa inosservata ma quando viene riconosciuta (quasi sempre non per ragioni musicali, ma perché faccia nota e riconosciuta) rapidamente si raccoglie una folla che fotografa, filma, registra e, in parte, ascolta (per un tempo comunque breve e con un'attenzione centrifuga).
I temi dell'aura dell'artista e dell'opera d'arte, dell'effetto placebo legato al carisma (il “Mana” *1) nell'era del post/neo/trans … (ready-made/moderno/classico/avanguardia ...) dell'importanza/necessità del contesto in cui l'oggetto artistico è collocato per essere/essere considerato-riconosciuto/diventare oggetto d'arte ci sono tutti: temi molteplici e interessanti.
Nei due minuti mi sono fatto alcune domande che butto qui:
Ma davvero é sorprendente che chi si interessa ed é competente (almeno un po') di arti visive non sappia riconoscere un talento artistico musicale ?
Ma davvero chi va ai grandi e famosi musei si interessa ed é competente di arte/arti ?
Ma davvero chi si interessa di musica (di arti) é in grado di capire un talento senza la confezione che ne fa un fenomeno condiviso (e commerciale) ?
Ma davvero é necessario che tanti debbano (essere convinti di) avere interesse e competenza per le espressioni artistiche ?
Ma davvero l'arte deve essere fruita da molti (intenditori) e praticata da pochi (geniali) ?
Vi lascio alle domande e aspetto risposte (o altre domande) che saranno benvenute.
Sul tema suggerisco il bellissimo documentario “Mana: the power of things”: http://www.mana-the-movie.com
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