La foto é di Flavio Giacchero, cosi come il progetto di cui scrivo qui sotto
Il
detto latino Verba volant, scripta manent ha oggi cambiato, o
forse perso, il proprio significato e valore(?).
Certo
all’epoca in cui si parlava e scriveva in latino e ancora non molti
anni fa la scrittura era concreta e non duplicabile mentre la memoria
delle parole era volatile, umanamente imperfetta perché imperfetta é
la memoria umana e la sincerità non é verificabile oggettivamente.
Oggi
la riproducibilità tecnica di voci e immagini ha reso immanenti,
concrete, solide anche le parole; anzi, nel flusso incontrollato di
parole scritte modificabili e infinitamente duplicabili - di cui
spesso é impossibile verificare la matrice - la volatilità della
scrittura é tale da giustificare il rovesciamento dell’affermazione
in verba manent, scripta volant.
Una
frase letta attribuita a qualcuno acquista valore di autenticità se
vediamo ed ascoltiamo il documento audio e video della persona che
pronuncia la frase: in attesa di capire che tra poco, forse già
adesso (il cinema ce lo mostra) la sintesi di immagini e voci sarà così indistinguibile
dalla realtà da minare anche questa nostra salda certezza.
Prospettiva molto inquietante. (*1)
Non
so bene perché ho trascritto queste riflessioni pensando di scrivere
ciò di cui sto per scrivere: la segnalazione di una pagina, che
poi sono tre pagine che contengono parole scritte e suoni (registrazioni di voci che
parlano e cantano e di altri suoni ad esse attorno) e rimandano ad immagini.
Una bella testimonianza tra visivo e sonoro, lettura, visione e
ascolto che si commenta benissimo da sé: le registrazioni sono
accompagnate da parole che vanno lette per capire il senso, parole che non
hanno bisogno di altre parole.
Per
queste ragioni non aggiungo: copio, duplico e riporto frammenti di
quel discorso che mi sembrano, arbitrariamente, significative: in
ordine di apparizione. I testi sono in due lingue, una della quali, il francoprovenzale, poco usata ormai, forse in via di estinzione. Le parole in francoprovenzale sono in
corsivo, per la loro traduzione ci sono le pagine originali:
Capitolo
II:
http://www.chambradoc.it/AMPAI/AMPAI-02-Ascoltare-il-vento-Leggi-ascolta-immagina-Frammenti.page
Capitolo
III:
http://www.chambradoc.it/AMPAI/AMPAI-03-La-danza-nella-pelle-Leggi-ascolta-immagina-Frammen.page
Toc
d’ën moundou vìou
ascoltare (...) sfumature e varianti
fascino della comunicazione verbale.
fotografia
immagine-immaginazione
soupravivri
cultura
rabastà ampai
e tutti che cantavano
musica continua
suono delle foglie secche
era un canto solo
sembra… come sentire il mare
Alen a l’ampai
Il gesto di raccogliere produce suono
Il suono è volatile, intangibile ma anche tattile
ën moundou cou i eu vivù da manhà
paesaggio sonoro e fisico fluido, sospeso
ascoltare (...) sfumature e varianti
fascino della comunicazione verbale.
fotografia
immagine-immaginazione
soupravivri
cultura
rabastà ampai
e tutti che cantavano
musica continua
suono delle foglie secche
era un canto solo
sembra… come sentire il mare
Alen a l’ampai
Il gesto di raccogliere produce suono
Il suono è volatile, intangibile ma anche tattile
ën moundou cou i eu vivù da manhà
paesaggio sonoro e fisico fluido, sospeso
Scoutà lou veunt
discendente di una famiglia che hanno sempre suonato, cantato e divertito
andava ad ascoltare il vento (…) e quello che il vento faceva lui lo scriveva in musica
magari avevano litigato (…) però alla fine si trovavano nella stalla con mezzo bicchiere di vino ne suonavano due ed erano tutti di nuovo amici
stramuàvet
con niente però la musica c'era
barbisìn
all'epoca di facebook, ringraziando, ho trovato cugini argentini
champ pouetic
è fait muzica da sémpër
sapere ascoltare
ën pasajou cou fait doou veunt muzica, ‘na speche ëd trazmigrasioun
il suono è l’essenza, ma anche rimedio e cura
trënzoumënsi
La muzica di fati è tint unì, è fait pasà li counflit
voglia di sapere
Lou bal ënt la pèl
più di una danza
il ballare non è una cosa che impari. Da bambino è una cosa naturale
i grandi che la ballano e ti entra nella pelle..
non sai perché lo fai, lo fai e basta
lou girìa
La pelle è un mediatore tra l'organismo e il mondo esterno
Quërcoza quë metaforicamënt “intetret” ënt la pel è i ëst quërcoza qu’è pasët atravers lou piazì
Si impara con l'ascolto, l'osservazione e la mimesi
për se moumënt ou fait pensà d’estri imourtal
Ou i ëst atravers la diferensi cou i ëst pousibili ricounhuistr
creano echi, vibrano, come un fiore in mezzo a un prato.
La foto é di Flavio Giacchero, come le tre pagine collegate,
*1
- Intanto é curioso pensare che per secoli, ed ancora oggi, si sia
considerato qualcosa di molto impreciso e volatile, qual é un gesto
libero, come suggello di autenticità: la firma vale da autentica. Ma
la firma é solo un gesto, anzi meno: è il modello o il prototipo di
un gesto reso concreto da una traccia (la scrittura che fissa quel
gesto) ogni volta diversa: due firme identiche non possono esistere
diventando quindi, nel caso esistano, garanzia di inautenticità per
ambedue. Nell’impossibilità di distinguere quale delle due sia il
modello originale e nella certezza
che non possano esserlo ambedue sono
false le due in egual misura.
Una
firma é la memorizzazione di un gesto “libero” che non é
veramente libero: proprio in quel margine di non libertà sta la
garanzia di autenticità. È un’impronta digitale mobile,
che ha nella sua traccia un
qualche DNA che ne indica la fonte, la paternità.
Se
consideriamo la facilità con cui un programma adeguato
sia in grado di riconoscere
(input) una
firma autentica, riconoscendone l’impronta digitale, e la facilità
con cui un plotter può
riprodurre, adottando gli stessi criteri (output) per riprodurre
firme se non autentiche certamente identiche a quelle autentiche,
troviamo anche qui motivi di
inquietudine.
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