Franz
Krauspenhaar è poeta anche quando fa prosa, ma quando scrive poesia tocca
vertici di sublime bellezza difficilmente eguagliabili in questo asfittico
Duemila letterario. Non credo che Franz si definirebbe uomo del Duemila, sono sicuro che come il concittadino Vecchioni
opterebbe per la definizione di uomo del
Novecento, secolo che ci rende orgogliosi di esserci nati per la grande fioritura
culturale che l’ha caratterizzato. Krauspenhaar ha pubblicato nove romanzi, un
saggio e cinque raccolte di poesie, tra le sue ultime operazioni intellettuali
ricordiamo la pregevole collaborazione a una rivista culturale imprescindibile
come Il Maradagal, ben diretta da
Sara Calderoni. Capelli struggenti è
una raccolta intensa e poeticamente uniforme composta da quattro sillogi: Momenti intimi - Strani momenti - La pertosse
dell’anima - Complimenti, bistecche,
laghi, il terrore, l’orrore, appuntamenti al buio, i capelli … Capitolo
conclusivo affidato alle prose liriche del Gran
finale con corse, violoncelli, merde, e i pezzi che ci compongono. Filo
conduttore il pessimismo cosmico, il senso della profonda vacuità della vita,
condito di sferzante ironia, quasi sarcasmo, che accompagna tenebrosi pensieri
di morte incombente sui nostri giorni, compagna invisibile ma sempre presente,
tale da rendere il poeta come un foglio
giallo, sotto una biro che non scrive. Liriche che parlano di suicidio,
angoscia, disperazione, mancanza d’amore, solitudine, assenza di speranza,
viaggi verso terre lontane come la Thailandia, fratelli scomparsi in una
feritoia della vita, madri ritrovate nel profumo di vaniglia, incubi che recano
risvegli ansanti e sconvolti. Versi senza speranza come: Siamo tutti invecchiati/ non è stato difficile, il tempo/ ruba e scava
dove trova, anzi trova/ sempre terra e detriti. Ma anche: In vent’anni non ho conosciuto nessuno/ ho
incontrato migliaia di persone/ senza conoscere anima viva/ non sono solo,
siamo in tanti/ ad essere soli. La morte immaginata come un’ultima birra, un domani che non avrà
luogo, un’ultima pigione da pagare. E poi l’inutile estate, la prigione ad aria aperta, in attesa di
un nuovo inverno, pronta a sfondare ogni residuo benessere, una disperazione
che continua a perpetrare i suoi incubi e a diffondere dolore. Stupende le
prose finali, a tratti persino bukowskiane
nella loro espressività diretta, senza fronzoli, ma sempre attente a conservare
la musicalità delle parole. Concludo dicendo che Capelli struggenti - come ogni libro di poesia - si apprezza di più
se letto a voce alta, declamato o recitato, come ho fatto questa sera prendendo
mia figlia come cavia, che cercava un libro per addormentarsi. Ha resistito
abbastanza, sino a La pertosse dell’anima,
apprezzando le liriche e interrompendo per chiedere il significato di alcune
parole. La poesia non è morta, come affermano certi soloni, sono i veri poeti che
scarseggiano, oltre a mancare editori competenti e appassionati. Krauspenhaar e
Saya sono una coppia che non delude. Confezione spartana e prezzo accessibile:
10 euro per un libro intenso e coinvolgente che ti fa venire voglia di
affrontare subito una seconda lettura.
Franz KrauspenhaarCapelli struggentiMarco Saya Edizioni - Pag. 90 - Euro 10
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