#SocialCom19 la comunicazione al tempo dei social

di Francesco Simone

I social e l'informazione in rete possono diventare uno strumento di misura della qualità delle democrazie? Quanto e come il consumatore di informazione puo' difendersi dal fenomeno delle fake news?

 


#SocialCom19, la comunicazione al tempo dei social, un evento informativo che si è tenuto il 10 dicembre alla Camera dei Deputati, si è voluto cimentare, per questa edizione, nella disamina di questi ed altri temi sensibili che contraddistinguono il panorama del comunicare e dell'informare.

Si ripropone in questo caso un valore etico dell'informare, che deve riguardare anche le nuove figure che diffondono notizie, una su tutte quella dell'influencer, una figura quest'ultima che va richiamata ad una responsabilità verso il proprio bacino di utenti – consumatori, spesso non solo di notizie, ma anche per l'appunto di prodotti.

D'obbligo ribadire, quanto dichiarato durante il panel moderato dal giornalista Tullio Camiglieri dal titolo voluzione dei potenziali monopoli dell'informazione in cui Roberto Rustichelli – presidente Antitrust, e Antonio Catricalà – ex presidente Antitrust, hanno posto il focus su come e quanto l'utente del web ceda informazioni per diverso tempo, dati specifici raccolti e trattati, ceduti con troppa superficialità non leggendo quasi mai le finalità dei cookie. E qui il problema sottolineato riguarda soprattutto ma non solo, i Non nativi digitali.

Il principio per cui le grandi società hanno acquisito molto potere attraverso la profilazione sempre piu' in dettaglio dei dati personali, impone oggi una riflessione circa la necessità che queste società possano essere messe di fronte alle responsabilità di rispondere ed agire per un contrasto netto degli abusi in rete, quale può essere la diffusione non autorizzata di materiale discriminatorio, questo ha sottolineato Laura Boldrini – Pd; ma occorre, come sottolineato da Antonio Palmieri – FI, anche spingere verso una Personal social responsability, attraverso la quale anche l'utente agisca consapevolmente quando intende comunicare e mettere in comune attraverso i propri twit, post o altri materiali video, sottoponendo al pubblico dominio materiali che rimangono in rete per molto tempo.

Paola Pisano – Ministro per l'Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, ha esposto come oggi il consumo di informazione avviene in prevalenza in rete, rispetto alla drastica caduta dei consumi dell'informazione cartacea, ma si tratta per buona parte di una informazione senza filtri, in prevalenza non attendibile in quanto riferibile a fonti algoritmiche che memorizzano le ricerche di determinate notizie e ripropongono per l'utente quelle affini a tali ricerche, di fatto indirizzando l'utente al consumo solo di quella specifica notizia che secondo l'algoritmo risulterà di fatto, il tipo di notizia più ricercata.

A questo si aggiunga anche il basso livello di lettura in Italia e gli ultimi risultati statistici che hanno constatato quanto non si comprenda ciò che si legge e pertanto non c'è da stupirsi di come l'utente medio non riesca a comprendere la differenza tra un commento e una notizia.

Auspicabile sarebbe avere sistemi che permettano di andare verso una lettura consapevole, aiutare i più giovani, gli studenti, ormai plasmati progressivamente per essere abituati all'acquisto del determinato prodotto commerciale, ad avere possibilità per una scelta critica.

Educarli a riconoscere le fonti attendibili, educarli alle letture dei periodici e della stampa quotidiana, perchè possano avere strumenti per riconoscere il vero dal falso.

Per questo occorre che lo Stato definisca dei cardini nel rispetto del pluralismo, anche attraverso strumenti legislativi stabili, incentivando la realtà editoriale e facendosi moltiplicatore di sviluppo sociale anche per la piccola editoria. Una azione che vada verso la trasparenza degli algoritmi per una maggiore moltiplicazione delle conoscenze.

Utile risulterebbe allora, riguardare a quanto elaborato dalla prima commissione di esperti e parlamentari presieduta da Stefano Rodotà che nel 2014 produsse la Dichiarazione dei diritti di internet una sorta di carta del web, fortemente voluta dall'allora Presidente della Camera Laura Boldrini.

La carta del web, nella quale si evince  il ripudio di ogni forma di odio, violenza e discriminazione, e con la quale si fissavano degli elementi chiave oggi più che mai attuali, quali la sicurezza e la tutela dei dati personali, il diritto all'anonimato ed all'identità, promossa in quel tempo nelle scuole proprio dagli stessi deputati, fu una forma di educazione civica digitale, oggi piu' che mai necessaria perchè ognuno possa “stare ai social ed alla rete secondo la propria misura”.

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