Esperimenti in quarantena: l'uovo di gomma e l'acidificazione degli oceani

Elena Guidi


 

In questi giorni in cui le mura di casa sembrano sempre più strette è il momento perfetto per tenere occupata la mente con un piccolo esperimento scientifico.  Un modo perfetto soprattutto per coinvolgere i più piccoli in qualcosa di educativo ma divertente.

Si tratta dell’esperimento detto “dell’uovo di gomma”., estremamente semplice nella realizzazione e che richiede solo 3 ingredienti:

-          1 uovo

-          1 barattolo di vetro (quelli recuperati dalle marmellate usate vanno benissimo)

-          Aceto di vino o di mele

Si posiziona delicatamente l’uovo nel barattolo, si versa quindi l’aceto sino a ricoprirlo completamente, si chiude il barattolo e si attende 48 ore. Con il passare delle ore il guscio diventerà sempre più sottile sino a scomparire del tutto al termine delle 48 ore, lasciando un uovo più grande e “gommoso”, in grado di rimbalzare leggermente sul tavolo.

Con questo esperimento si vogliono rappresentare gli effetti provocati dall’acidificazione delle acque degli oceani, qui rappresentati dall’aceto, sugli organismi marini che hanno parti del corpo fatte di carbonato di calcio, lo stesso elemento di cui è costituito il guscio dell’uovo.

Ma cosa si intende per “acidificazione degli oceani”? Per capirlo dobbiamo partire dalle sue cause. Sappiamo tutti che molte delle nostre azioni provocano l’emissione di CO2 in atmosfera, un processo che porta a cambiamenti del clima, ma anche sott’acqua. Infatti circa il 40% della CO2 che emettiamo in atmosfera viene assorbita dagli oceani, dove si dissolve e tramite diverse reazioni produce molecole che aumentano l’acidità delle acque. Lo stesso processo che viene utilizzato dai gasatori per fare l’acqua frizzante: una cartuccia getta gas CO2 nell’acqua, formando le bolle e rendendo l’acqua più acidula. Ecco noi stiamo facendo la stessa cosa su enorme scala negli oceani. Dall’avvento dell’età industriale la quantità di CO2 generata dall’uomo sta aumentando sempre più, e di conseguenza aumenta la CO2 assorbita dagli oceani che a sua volta abbassa il pH delle acque, ovvero diventano sempre più acide. Pensate che dal 1700 al 1990 in media le acque di tutto il mondo sono diventate più acide del 30%!

Arrivammo quindi agli organismi dei mari che hanno alcune parti del corpo fatte di carbonato di calcio e che oggi stanno passando momenti difficili. Infatti le acque diventando sempre più acide rendono meno disponibile questo materiale e di conseguenza il guscio delle vongole, il carapace, granchi e le strutture dei coralli stanno diventando sempre più sottili, deboli e vulnerabili. Non c’è più il materiale di cui hanno bisogno per crescere o riparare la propria struttura. 


L’esperimento rappresenta questo processo agli estremi. Il guscio dell’uovo è fatto di un materiale come quello di molti animali e piante del mare che se messo in un ambiente molto acido può dissolversi. L’uovo poi aumenta di dimensioni perché ha assorbito, attraverso le sue membrane, una parte dell’acqua contenuta nell’aceto. Un processo che si chiama osmosi. L’acqua, che è il solvente della soluzione, passa dal compartimento dove è più concentrata (nell’aceto) a quello dove è meno concentrato (nell’uovo), tentando di equilibrare i due. Infine l’uovo diventa “gommoso” a causa di una reazione tra l’acido acetico e le proteine dell’albume.

La soluzione, quindi, per poter aiutare le creature dell’oceano e perciò anche noi è semplice. Ridurre le emissioni di CO2. Questo periodo di quarantena può essere un ottimo momento per pensare un pochino di più a come poter cambiare le nostre azioni quotidiane per rendere il futuro dei più piccoli un po' più facile.

 

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