Il nemico del razionalismo: Armando Brasini

Vittorio Miranda

Ponte Flaminio fonte Wikipedia

Se si parla di vite eccellenti e si parla di personaggi capace di fare la storia dell’architettura italiana, non possiamo non parlare di Armando Brasini. Nato a Roma, il 21 settembre del 1879 da una famiglia origini modeste, frequenta l’istituto di belle arti dove apprende l’arte del restauro su un impianto ancora rinascimentale e barocco. Noto per il suo stile eccentrico, visionario; straordinario pittore e disegnatore al pari d’un Giovan Battista Piranesi con influenze dureriane, Armando Brasini è da considerarsi uno dei più grandi artisti e progettisti del Novecento italiano, anch’egli parte di quel movimento sponsorizzato da Margherita Sarfatti, già obliato durante il ventennio per essere poi “dannato” dalla successiva critica. 

La sua formazione è quella di un artista del XVI secolo, con evidenti rimandi e conoscenze di tipo ermetico ed alchemico. Per esempio, si narra che il ninfeo posto al centro di Villa Brasini sorga su un luogo di forze occulte d’ordine tellurico e che i muri dell’immensa villa, ricoperti da decorazioni e bassorilievi, celino significati arcani sino a una misteriosa scultura formata da sfere all’interno d’un quadrato, che si vorrebbe risplendesse durante il novilunio rivelando conoscenze alchemiche a chi sapesse comprenderle. Brasini ha appreso tutti i segreti dell’Ars Regia e pittorica dei nostri Antichi per riprodurli nelle proprie opere.

Questo stile particolare che ondeggiava dall’onirico, al mercuriale per arrivare al poliedrico, gli fecero arrivare le attenzioni e la simpatia di Benito Mussolini che gli affidò dei lavori nelle colonie, come ad esempio il Palazzo della Cassa di Risparmio, Lungomare Volpi, Monumento ai Caduti e alla Vittoria a Tripoli, ma anche il Piano regolatore del quartiere Flaminio a Roma.

Nominato Accademico d’Italia nel 1929, nel 1931 partecipa alla commissione del piano regolatore dell’urbe eterna e tra le sue opere più famose, vi sono la chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria a piazza Euclide, Villa Manzoni sulla via Cassia, l'ingresso monumentale del Giardino Zoologico a Villa Borghese, il Ponte Flaminio, il monumentale Complesso del Buon Pastore sulla via di Bravetta. Una delle sue realizzazioni più eccentriche è la cosiddetta Villa Brasini sulla via Flaminia, nota anche come castellaccio per lo stile fortemente eclettico, che comprende in realtà due architetture: la Villa Flaminia verso la via Cassia e la successiva Villa Augusta (intitolata alla moglie) il cui ingresso è rivolto invece verso Ponte Milvio. Su incarico di Mussolini realizza tra il 1928 e il 1932 il palazzo dell'INAIL in via IV Novembre a Roma e dal 1930 al 1934 il Palazzo del Governo a Taranto, sulle rovine del Teatro Politeama, precedentemente demolito. Nel 1937 progetta un imponente edificio, la Mole Littoria, destinato a celebrare la Roma imperiale di Mussolini, che però non approverà per gli alti costi dell’E42 (EUR).

Sempre per l’EUR, il monumentale Istituto Forestale Arnaldo Mussolini, lavoro affidatogli d'ufficio nel 1938, con i lavori iniziati nel 1940 interrotti nel 1942. In seguito, nonostante Brasini avesse presentato dei piani per salvare l’Istituto Forestale Arnaldo Mussolini, verrà abbattuto nel 1957. Tuttavia, non saranno le sole opere da lui realizzate, la Basilica di Santa Rita da Cascia, a Cascia, l’accademia dell'Aeronautica di Capodichino e la Palazzo della Banca Nazionale del Lavoro a Napoli, il Palazzo del Podestà a Foggia (attuale Municipio di Foggia) ed il Centro di Tirana in Albania (complesso dei ministeri e rettorato dell'università), sono altre sue opere. Morì il 18 febbraio del 1965 a Roma.

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