Vittorio Miranda
fonte immagine:varesenews
Nato all’Isola del Liri (FR) il 9 novembre del 1941, è un architetto, saggista e docente universitario italiano. Si, possiamo annoverarlo tra i marchi di fabbrica dell’architettura made in Italy. Ci tengo a ricordare anche che ha operato molto sul territorio siculo, essendo il principale architetto che ha operato per la ricostruzione di Gibellina e del territorio Belicino, dopo che il tremendo terremoto del 1968 aveva devastato quell’area. Prima di illustrare però la sua biografia ed i suoi lavori, ci tengo a mostrare quella che forse è la sua opera più importante: La Torre Eurosky.
La Torre Eurosky, opera di Franco Purini e Laura Thermes, è un edificio residenziale che fa parte del più ampio progetto Europarco, il cui masterplan è stato redatto dallo stesso Purini. Con i suoi 120 metri di altezza (155 considerando l’antenna), Eurosky è l’edificio più alto di Roma. Questa altezza richiama la tradizione medievale dei centri italiani fitti di torri. Come afferma Purini “Roma, prima delle cupole aveva le torri e questo grattacielo riprende quella presenza verticale”. La torre è un grande volume profondo 30 metri, largo 60 ed alto 120.
Il volume, attraversato da una fenditura centrale che sembra scomporlo in due parti evocando allo stesso tempo i tagli nelle tele di Lucio Fontana, ha sul coronamento due grandi piani, uno
orizzontale e uno inclinato, che vanno a porsi sopra il blocco di impianti che occupa gli ultimi tre livelli. Della copertura fa parte anche un traliccio di 35 metri che si ancora sulla facciata, unico elemento che interrompe la perfetta composizione cartesiana dell’edificio.
La torre è suddivisa in 35 piani, di cui 28 residenziali; ha due accessi: una passerella che lo collega al livello del giardino pubblico e un ingresso sul giardino privato che si trova alla quota -5,40m. Si entra in un grande atrio a quadrupla altezza dal quale si raggiungono ascensori e scale. I quattro corpi scala si trovano al centro e un lungo corridoio attraversa longitudinalmente il parallelepipedo, conducendo ai vari appartamenti. I servizi sono contenuti nei primi tre livelli fuori terra e dal ventiduesimo al ventiquattresimo piano. Le unità abitative sono circa 200, suddivise in 20 tipologie che vanno dai 48 mq del monolocale agli oltre 250 mq degli alloggi più grandi. Ogni abitazione affaccia su un giardino d’inverno profondo circa 4 metri, uno spazio polifunzionale e flessibile che si presta ad ospitare le varie attività dell’abitare contemporaneo e serve a garantire un elevato benessere termoigrometrico.
L’edificio poggia su uno scatolare alleggerito di spessore 6,80 metri al di sotto del quale sono presenti 201 pali di fondazione. Le strutture di elevazione sono in cemento armato, in parte gettate in opera ed in parte prefabbricate. Il rivestimento è in lastre di granito grigio levigato di modulo 91 x 106 cm. Il ritmo dei moduli delle facciate è di 4,55m (larghezza) x 3,18m (altezza). Le operazioni compositive riguardanti la grande fenditura e la giustapposizione delle griglie sulle due facciate creano una stratificazione volumetrica che rende necessaria una lettura dinamica dell’opera, in quanto da posizioni diverse l’edificio mostra e nasconde differenti parti di sé.
Tutto questo conferisce all’opera una ricca complessità, che sarebbe mancata nel caso di una facciata piatta. Il progetto si pone sulla scia del mito modernista della Macchina per Abitare, prevedendo al proprio interno una grande quantità di servizi, grazie ai quali raggiunge gli alti standard qualitativi dei migliori condomini americani. Sono presenti una palestra, area Spa-fitness, sala proiezioni, area lounge e una sala comune. Ciò permette di integrare l’abitare privato con una serie di spazi collettivi, garantendo, anche ai residenti degli appartamenti più piccoli, un’ampia disponibilità di servizi.
Il tema della sostenibilità è stato centrale nella progettazione dell’edificio: la copertura ospita
pannelli solari per una produzione di 180 KW, è presente un sistema per il recupero dell’acqua piovana e un dispositivo pneumatico per la raccolta differenziata dei rifiuti. Gli impianti sono gestiti attraverso un sistema di domotica presente in tutti gli appartamenti. La Torre Eurosky è un’opera che fornisce risposte a importanti temi della contemporaneità e che, secondo Purini, è “un approccio destinato a portare un po’ di futuro nel presente”. I lavori per la costruzione della torre, sono stati portati a termine nel 2012.
Fatta questa presentazione del progetto della torre Eurosky, ora veniamo alla sua biografia.
Ha studiato architettura a Roma con Ludovico Quaroni laureandosi nel 1971 e frequentando
assiduamente gli ambienti degli artisti Franco Libertucci, Achille Perilli e Lorenzo Taiuti. Dopo un primo periodo di lavoro con Maurizio Sacripanti e Vittorio Gregotti, dal 1969, principalmente presso le università di Firenze e di Cosenza, Purini ha partecipato al laboratorio di progettazione "Belice 80" e, dopo un breve periodo di insegnamento a Reggio Calabria e a Roma, è diventato docente presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Dal 2003 insegna presso la Facoltà di Architettura della Sapienza di Roma. Per i meriti conseguiti nell'ambito della sua attività professionale e teorica, è stato eletto Accademico Corrispondente dall'Accademia delle arti del disegno di Firenze.
Data al 1966 l'inizio di una lunga collaborazione a Roma con la moglie Laura Thermes, con cui parteciperà sia alla Biennale di Venezia che alla Triennale di Milano. Nel 1980 è infatti uno degli architetti chiamati da Paolo Portoghesi alla Biennale di Venezia per partecipare all'installazione "Strada Novissima", che diverrà manifesto dell'Architettura postmoderna.
I suoi progetti sono densi di linee, rimandi, campiture, e le sue strutture riecheggiano di
razionalismo e tradizione classica, con chiare citazioni di Maurizio Sacripanti e Giovan Battista
Piranesi, che rimandano a suggestioni di carattere metafisico.
Tra le sue altre opere, ricordiamo: la proposta per il centro urbano di Poggioreale (1980), la Casa del Farmacista a Gibellina (1980), le Cinque piazze a Gibellina (1982), Casa Pirrello a Gibellina (1990 – 1994), Cappella di Sant'Antonio di Padova a Poggioreale (1984 – 1987), Progetto per la ricostruzione di un isolato a Castelvetrano (1980).
Posta un commento