ANTONIO CANOVA E BOLOGNA: NASCITA DI UNA PINACOTECA
Antonio Canova è stato l’artista internazionalmente più famoso a cavallo tra 1700 e1800, basti pensare alla richiesta di ritratti statuari di Napoleone e GeorgeWashington, alle lodi di Byron e Stendhal. Nel percorso artistico italiano non godedella considerazione dei grandi scultori dei secoli precedenti (Michelangelo, Bernini)perché il nostro maggior storico dell’arte, Roberto Longhi, non lo amava e lo harelegato in un ruolo minore, così come il Neoclassicismo, di cui il nostro è stato unodei massimi rappresentanti. A livello popolare, anche oggi, chi si rechi a visitare lasplendida Galleria Borghese a Roma va innanzitutto a vedere il ritratto di PaolinaBorghese, nuda, come Venere vincitrice; e tutti hanno negli occhi le statue delle “TreGrazie” e di “Amore e Psiche”. In realtà, Canova è molto importante, comerappresentante di un momento di crisi storica, sociale, culturale, e il passaggio,attraverso il successivo Romanticismo, alla modernità. Egli vide la fine sua patriad’elezione, Venezia, tradita e venduta all’Austria. Vide lo sconvolgimento dellarivoluzione francese, l’ascesa di Napoleone, con le speranze che suscitò e che delusetrasformandosi da liberatore in autocrate e depredando le ricchezze artisticheitaliane per portarle in Francia. Scelse come seconda patria Roma e, anche perragioni geografiche, allacciò importanti rapporti con la città di Bologna, secondocentro per importanza nel Regno Pontificio e punto di passaggio da Venezia alla cittàeterna. Una mostra interessante illustra le relazioni dello scultore con l’ambienteartistico e intellettuale bolognese e il ruolo molto importante che svolse per lanascita della Pinacoteca cittadina. Voluta da Maria Luisa Pacelli, da poco più di unanno direttrice della Pinacoteca, e curata da Alessio Costarelli, ci consente diallargare la considerazione di Canova, non solo artista ma importantissimopersonaggio del mondo civile e culturale, incaricato dal papa Pio VII di curare larestituzione delle opere razziate dai francesi, dopo la definitiva sconfitta diNapoleone nel 1815. L’artista svolse anche una importante attività di mediazioneper conto dell’Accademia delle Belle Arti bolognese perché le opere, dopo esserestate presentate in una grande esposizione nel 1816, nella chiesa sconsacrata delloSpirito Santo (che ebbe enorme successo e fu la prima grande mostra pubblicad’arte nella città), non rientrassero nelle sedi originarie (ad esempio, “L’Estasi diSanta Cecilia” di Raffaello alla chiesa di San Giovanni in Monte) ma rimanesseronella disponibilità dell’Accademia, a costituire il patrimonio iniziale della costituendaPinacoteca. La mostra si divide in tre sezioni. La prima documenta i soggiorni diCanova a Bologna, sulla base anche del taccuino dell’artista, a partire dal 1779,quando, ventiduenne, vi transitò sulla via per Roma, e la visitò come turista,ammirando in particolare l’opera di Annibale Carracci. Divenuto un famoso artista,ritornò spesso in città, frequentando artisti, intellettuali, salotti brillanti, omaggiato,tra gli altri, da Pietro Giordani, mentore di Leopardi. La seconda sezione riguarda irapporti di Canova con gli artisti locali, che, sulla base anche di alcuni gessi donatiall’Accademia delle Belle Arti, furono fortemente influenzati dal Neoclassicismocanoviano. Sono esposti alcuni dei gessi dell’artista, tra cui la splendida “MaddalenaPenitente”, lavorata in modo così accurato (si noti la lacrima sul volto) da sembraredi marmo. Tra le opere di bolognesi influenzati dal maestro di Possagno, un belbusto di Cincinnato Baruzzi, il più brillante seguace. La terza sezione riguarda lacorrispondenza di Canova con l’Accademia delle Belle Arti, a cui comunica ilrecupero delle opere requisite dai francesi e, su istanza dei vertici accademici, la suamediazione con le autorità papali perché esse non tornassero alle sedi originali marestassero nella disponibilità dell’Istituto e, attraverso la creazione della Pinacoteca,fossero offerte alla visione del popolo. Segue, negli spazi espositivi del sotterraneo,l’esposizione di parte delle opere rientrate, oggi stabilmente nella Pinacotecabolognese, più una serie di Guercino provenienti dalla Pinacoteca di Cento, doveoggi sono ospitate. La sequenza di opere nei sotterranei è spettacolare, con lavori diPerugino, Parmigianino, i Carracci, Guercino. Altre sono invece rimaste nellacollocazione attuale in Pinacoteca, contrassegnate da una stella, a partire dalla piùfamosa, “L’estasi di Santa Cecilia” di Raffaello. Un’occasione per riattraversare glispazi di questo bellissimo museo, che meriterebbe più considerazione, sia da partedei bolognesi che dei turisti. A conclusione della mostra si assiste a un filmato moltobello che ricostruisce virtualmente su scala ambientale la mostra, nel 1816, delleopere rientrate nella ex chiesa dello Spirito Santo, che si trova nell’attuale viaTestoni, in centro a Bologna. Lo stesso Canova ne curò la predisposizione e la grandepartecipazione popolare fu un momento di riconquista di uno spirito civico da partedei bolognesi, con la riconsiderazione del grande passato artistico della città. Iquadri rimasero poi alla disposizione dell’Accademia delle Belle Arti, e nel 1882, laPinacoteca acquistò la sua autonomia, diventando una delle più importanti d’Italia.Sauro SassiANTONIO CANOVA E BOLOGNA. ALLE ORIGINI DELLA PINACOTECAPINACOTECA NAZIONALE DI BOLOGNA, VIA DELLE BELLE ARTI 56FINO AL 20 FEBBRAIOORARI: MA/ME 9-14 GI/DO 10-19. CHIUSA LUNEDI’BIGLIETTO INTERO PER MOSTRA E PINACOTECA EUR 10. PER GIOVANIDA 18 A 25 ANNI EUR 2. POSSESSORI CARD CULTURA EUR 6. ILBIGLIETTO PERMETTE ANCHE LA VISITA DELLA SEZIONE STACCATA DIPALAZZO PEPOLI CAMPOGRANDE
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