OLAFUR ELIASSON A FIRENZE: PER UN NUOVO UMANESIMO
Anno 2003: a Londra, nella gigantesca Sala delle Turbine della Tate Modern, museo
ricavato da un’ex centrale elettrica, sorge il sole. Un sole grande, arancione, che
disegna un paesaggio quasi tropicale, velato da una leggera nebbia. I visitatori
vivono un’esperienza psicologica positiva, perché questa luce calda, inusuale (allora)
nel nord Europa, crea un senso di benessere, invita a stendersi, come in una spiaggia
del sud, a rilassarsi e anche a interagire, comunicare, giocare. Il gioco è dato anche
dal fatto che un enorme specchio sul soffitto riflette i visitatori, che così si vedono,
seppur distanti, e si dispongono sul pavimento a formare, col proprio corpo, disegni
come il simbolo della pace o la scritta “Bush go home”. L’intervento di un artista
diventa così un fenomeno sociale che coinvolge migliaia di persone che ogni giorno
affollano questo spazio, trasformandolo in un luogo di incontro e confronto, in una
specie di disintossicazione psichica. Chi ha progettato questa installazione si chiama
Olafur Eliasson, di origini islandesi, nazionalità danese e con studio a Berlino.
Intende il suo lavoro come un’attività collettiva, che coinvolge artisti, scienziati,
tecnici, artigiani, intellettuali, operatori sociali e che tende a realizzare opere che
pongano i visitatori in una disposizione di partecipazione attiva. In questo senso crea
situazioni che spiazzano la nostra normale percezione delle cose, come il sole nella
Sala delle Turbine; le quattro cascate a New York, di cui la più spettacolare sotto il
ponte di Brooklyn, nel 2008; l’enorme cascata che pareva sorgere dal nulla, nel
mezzo dei giardini di Versailles, del 2016; in anni recenti, i giganteschi blocchi di
ghiaccio artico disposti all’aperto, in diverse città , per sensibilizzare sul
cambiamento climatico e lo scioglimento dei ghiacciai (anche in questo caso
provocando la reazione emotiva delle persone, che addirittura abbracciavano
queste montagne che si dissolvevano). Per evidenziare la sensibilità sociale di
Eliasson ricordo anche la sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 2017 col
progetto “Green Light”, col quale coinvolse decine di richiedenti asilo, rifugiati,
migranti economici, abitanti di Venezia, studenti, visitatori a lavorare insieme per
produrre lampade modulari a luce verde, a basso impatto ambientale, che venivano
poste in vendita, col ricavato versato a Ong come Emergency. Grazie alla Fondazione
Palazzo Strozzi, che a Firenze sta conducendo una attività espositiva di grande
qualità , alternando l’attenzione all’arte antica a quella per il contemporaneo,
Eliasson è stato invitato a realizzare una mostra che ha interpretato non come
successione di opere esposte ma una grande messa in scena, con protagonisti i
visitatori e lo stesso Palazzo, concepito come una macchina che ha attraversato il
tempo e oggi si pone non come reperto del passato ma spazio del presente, che
rivela se stesso, le pareti, le finestre - intese come luogo della comunicazione con
l’esterno - ma anche segni, strutture i soffitti, gli angoli nascosti; e la luce, che
attraversa i vetri, disegna sulle pareti, si genera all’interno con sorgenti luminose e
filtri, si riflette su specchi o attraversa acqua vaporizzata, creando arcobaleni. Il
titolo, “Nel tuo tempo”, invita ogni visitatore a compiere un percorso in cui il
Palazzo, che ha attraversato i secoli, mutata la sua funzione, li ospita come soggetti
attivi, ciascuno portatore di una propria storia, traiettoria temporale, che si
incrociano in questo spazio e si distanziano nuovamente, mantenendo però il
ricordo di un’esperienza comune. Già nel cortile viene alterata la percezione del
palazzo rinascimentale con un grande telaio sospeso, ricoperto di un tessuto a
griglie sovrapposte che provoca un effetto di interferenza visiva, un falso
movimento che si rileva spostandosi sotto la struttura. La prima sala del piano nobile
rivela, su una parete, la forma delle griglie delle finestre, creata da faretti esterni
che, attraversando i vetri, le disegnano mostrandone anche le imperfezioni, la
polvere che si è depositata, le bolle sul vetro. Le finestre proiettate tornano su uno
schermo che divide in due la parete della sala successiva, dove filtri fanno assumere
colori dall’azzurro all’arancio, invitando le persone ad avvicinarsi a questa luce o,
portandosi dall’altra parte della parete, a mostrare la propria silhouette. E sono
soprattutto i bambini ad abbandonarsi a questo gioco di luci ed ombre. Il viaggio nel
tempo del palazzo e di chi lo visita prosegue, come scrive Eliasson, “attraverso opere
che si introducono negli spazi esistenti con luci artificiali, ombre sfuggenti, riflessi,
effetti moirè e colori intensi. Queste opere creano una coreografia di cui ciascuno è
parte attiva”. Quindi tutto il percorso diventa una esperienza, che ci invita a
riflettere sul nostro rapporto con il tempo e lo spazio, anche nella vita comune, nelle
relazioni, nello stare nella società . Mi limito a descrivere altri quattro interventi. In
“Solar compression” al centro della sala si trova un disco, composto da due specchi
convessi, che compie una lenta rotazione (nove minuti per un giro completo),
trasmettendo una luce monofrequenza gialla che satura l’ambiente. Nel corso della
rotazione muta per il visitatore la percezione della propria immagine e quella degli
altri, sia riflesse negli specchi che nella propria presenza fisica. Nella sala successiva
il colore dominante è il rosso: attraverso la proiezione su uno specchio semicircolare
e un filtro si crea l’effetto di un piccolo tramonto, parafrasando Gino Paoli, un
tramonto in una stanza. “Beauty” è un lavoro giovanile: un fascio di luce colorata
attraversa una cortina di acqua nebulizzata, creando qualcosa che sta tra la nebbia e
una cascata, attraversando la quale (ancora una volta con un un’azione attiva dei
visitatori) si può avere la percezione di un piccolo arcobaleno. Nella penultima sala è
installato un grande caleidoscopio che permette di avere una percezione
dell’ambiente e degli altri visitatori, in uno spazio di luci e colori, e uno dei lavori più
affascinanti, intitolato “Firefly double-polyhedron sphere experiment”: un oggetto
luminoso in sospensione costituito da due poliedri molto complessi, che ruotano
uno all’interno dell’altro; le varie facce sono realizzate in diverse tonalità di vetro
filtrante a effetto colorato iridescente che, illuminate da faretti a led, creano una
miriade di luci colorate in perpetuo cambiamento. La struttura dei poliedri richiama
quelle descritte da Luca Pacioli e disegnate da Leonardo da Vinci nel trattato “De
Divina Proportione”. L’opera è stata realizzata nello studio di Eliasson dalla
collaborazione con scienziati, tecnici, artigiani, proponendo quindi ancora una volta
il senso di un lavoro collettivo. L’effetto nei visitatori è di ammirazione stupita e,
ancora una volta, di stimolo a fermarsi per considerare questa realtà cangiante e poi
muoversi sotto di essa e osservare i movimenti e le soste degli altri, in un gioco col
tempo, lo spazio, la percezione. La mostra prosegue scendendo al pianterreno di
partenza e accedendo al piano interrato della cosiddetta Strozzina, con altre opere
di cui molte in realtà virtuale. Termina così il viaggio con gli altri visitatori e con il
Palazzo, con l’invito di Eliasson a interpretare lo spazio come esperienza condivisa
nei diversi ambiti della nostra vita: la famiglia, il luogo di lavoro, la comunità , la
società . Ricordo anche, in vendita alla libreria, la lampada solare “Little Sun”,
progettata da Eliasson nel 2012 per portare la luce a tutti quelli che non possono
disporre di una linea elettrica, a partire da tanti luoghi dell’Africa, ad esempio per
permettere ai bambini di studiare di sera. Una fondazione creata dall’artista ha poi
sviluppato altri progetti, sempre per fornire fonti energetiche pulite. L’acquisto di
queste lampade, gialle, allegre, consente di fornirne altrettante, a prezzi accessibili,
a quanti le potranno utilizzare per migliorare la propria vita.
SAURO SASSI
OLAFUR ELIASSON: NEL TUO TEMPO
FIRENZE PALAZZO STROZZI
FINO AL 22/01/2023
APERTO TUTTI I GIORNI DALLE 10 ALLE 20 GIOVEDI’ DALLE 10 ALLE 23
BIGLIETTO INTERO 15 EUR
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