VISITA ALLE MOSTRE A PALAZZO REALE A MILANO

 VISITA ALLE MOSTRE A PALAZZO REALE A MILANO




Il Palazzo Reale di Milano si trova a fianco del Duomo. Ha subito svariate

vicissitudini, culminate negli interventi, nel ‘700, dell’architetto Piermarini, e

successivi in epoca napoleonica, che gli diedero un impianto neoclassico. Subì gravi

bombardamenti nella seconda guerra mondiale. Dopo la guerra, fu oggetto di

ristrutturazione, che portò anche al parziale recupero della sala più importante,

quella delle Cariatidi, molto danneggiata, che nel 1953 ospitò l’opera più famosa e

rappresentativa del secolo, “Guernica” di Pablo Picasso, nell’ambito di una mostra

dedicata al maestro. I suoi spazi, che sono numerosi, hanno ospitato importanti

mostre d’arte, sia antica che moderna, e oggi è possibile visitarne

contemporaneamente numerose, di ottimo livello. Sono tutte a ingresso gratuito

tranne quella dell’argentino Leandro Erlich, che ha guadagnato grande fama con

installazioni spettacolari che tendono a mettere in discussione la nostra percezione

della realtà, invitandoci a esercitare un approccio dubitativo, non accettando una

visione convenzionale e scontata. Evidenzia anche il voyeurismo, il gusto di

osservare di nascosto le vite altrui, facendoci ad esempio illudere di trovarci

all’apertura della porta di un vero ascensore dentro il quale diverse persone

esercitano scene di vita quotidiana. O, ancora, porci nella condizione di James

Stewart ne “La finestra sul cortile” di Hitchcock, a spiare ciò che avviene negli

appartamenti di fronte. Oppure ci illude di essere su una vettura della

metropolitana, a osservare gli altri passeggeri. Altre volte è proprio la nostra

percezione a essere messa in discussione, illudendoci di osservare il cielo attraverso

i finestrini di un aereo, o una città illuminata in basso, o facendoci credere di essere

presso un porticciolo, di notte, con barche che “sembrano” muoversi in quello che

“sembra” il mare. Se le finte nuvole apparentemente conservate in scatole di vetro

introducono un momento poetico, la ragione principale del successo di Erlich deriva

dalle installazioni interattive, dove i visitatori sono invitati ad avere un ruolo attivo e

a giocare con le illusioni che egli crea. Usa gli specchi per modificare la percezione

degli spazi, creando labirinti, deformazioni ottiche e prospettiche. Si può illudersi di

tornare fantasmaticamente in una di quelle aule scolastiche di svariati anni fa,

perdersi in un labirinto inseguendo la propria o altrui immagini o di essere in bilico

sulla tromba di una scala o aggirarsi in un salone di parrucchiere, a volte osservando

la propria immagine riflessa e altre volte vedendo, all’altro lato dello specchio, una

diversa persona. La mostra culmina nella installazione più spettacolare, nel cortile:

con l’uso di un enorme specchio ci si può vedere (e fotografare) come appesi ai muri

e alle finestre di un alto edificio, in una situazione apparentemente assai instabile e

pericolosa. Una mostra insolita e sicuramente divertente. Salendo poi lo scalone

d’onore per vedere le altre mostre, ci si imbatte nella prima opera dell’artista

albanese Helidon XhiXha. Lui è famoso per le sculture specchianti che rimandano

immagini oblique, deformate, incerte, mutando la nostra percezione visiva. Si erano

già visti i suoi lavori in luoghi altamente suggestivi di Venezia e Firenze e ora si

confrontano con le Sale Storiche di Palazzo Reale, mescolando illusoriamente arredi,

pavimenti, soffitti, posizioni e proporzioni e inserendo anche lo spettatore in questo

gioco magico. Parallelamente alle sale con le sculture di Xhixha scorre una mostra

fotografica di Mario Dondero, intitolata “La libertà e l’impegno”. Dondero (1928-

2015), fa parte della storia della fotografia italiana e il titolo è quanto mai adeguato

perché illustra due aspetti fondamentali del suo lavoro, cioè l’impegno politico, che

lo ha portato a percorrere il mondo per documentare le condizioni sociali delle

popolazioni e degli individui, e la libertà di pensiero, che ha fatto sì che il suo

sguardo fosse sempre autonomo, curioso ed empatico coi suoi soggetti, non solo

poveri e oppressi ma anche artisti e intellettuali che hanno fatto la storia del secolo

scorso. La mostra ci accompagna in un percorso cronologico e tematico, in dieci sale,

partendo dagli anni ’50, con un reportage in Portogallo, per proseguire, nella

seconda sala, con una indagine sull’Italia del dopoguerra e il suo sviluppo, per

passare, nelle sale successive, a immagini irlandesi, e poi a ritratti di importanti

artisti ed intellettuali, con storici scatti di Pasolini; la Francia, sua terra d’elezione,

incentrata sulle immagini del maggio ’68, poi Africa, Brasile, Berlino alla vigilia della

caduta del muro, Cuba, la Russia, l’Aghanistan con Gino Strada ed Emergency. Nella

decima sala un video, con un audio piuttosto infelice, consente di vedere Dondero,

che era un affabulatore affascinante, parlare del suo lavoro e della sua vita,

narrando episodi come la famosa foto dei protagonisti del “Nouveau Roman” o di

come riuscì nell’impresa, considerata impossibile, di fotografare Samuel Beckett, di

cui seppe conquistare l’amicizia. Terminate le sale con Dondero e Xhixha, un forte

rumore di acqua scrosciante ci porta nella sala più importante, quella delle Cariatidi,

dove, nel ’53, fu esposta Guernica di Picasso. Fabrizio Plessi (1940), considerato tra i

pionieri della videoarte, ha installato dodici enormi imbarcazioni in metallo, con la

prua rivolta verso l’alto ma molto inclinate verso il visitatore che, entrando, le

percepisce come qualcosa di scuro e minaccioso. Attraversando questa foresta di

barche e volgendo lo sguardo si vede che dentro esse, tramite schermi televisivi,

scorre oro. Oro perché i mari e gli oceani sono la grande ricchezza per gli umani, e

vanno tutelati e amati. Anche, dice Plessi, non abbandonando chi li attraversa alla

ricerca di un futuro migliore. A seguire, si incontra la mostra intitolata “Mario Nigro.

Opere 1947-1992”. Nato nel 1917 a Pistoia, Nigro praticò studi musicali e scientifici.

Si laureò in Chimica e Farmacia, andando a lavorare

presso gli Spedali Riuniti di Livorno, continuando però la pratica e la meditazione su

quella che era la sua vera passione, la pittura, in un percorso che dal figurativo lo

portò all’astrazione, attraverso l’opera di un altro pittore musicista: Paul Klee. Nel

1959, a 42 anni, decise di abbandonare il lavoro di farmacista e trasferirsi a Milano

con il figlio e la moglie, che supportò questa scelta, per dedicarsi interamente alla

pittura. Si avvicinò al M.A.C., Movimento Arte Concreta di Gillo Dorfles, praticando

un tipo d’arte che non era la più popolare, soverchiata dall’Informale e avversata da

quella sinistra che politicamente era un fondamentale punto di riferimento per

questi artisti. L’astrazione di Nigro non ha mai significato uscita dal mondo reale,

ricerca di una razionalizzazione e ordinamento mentale delle cose. E’ sempre stata

altamente emotiva, come si evince anche dai titoli dei suoi lavori, riflettendo sia fatti

della sua vita e dei suoi sentimenti privati che altri della vita pubblica, come

l’invasione sovietica dell’Ungheria. A Palazzo Reale si possono seguire

cronologicamente le tappe del suo percorso, con una astrazione sempre più libera,

meno legata a schemi rigidi, che lo portò anche a lavori tridimensionali o comunque

a uscire dal quadro tradizionale, cercando nuovi rapporti con lo spazio, anche nel

confronto con l’opera del suo amico Lucio Fontana. Un altro evento tragico sancì il

termine della sua carriera quando, a un anno dalla morte, nel 1993, una bomba

devastò il Padiglione di Arte Contemporanea di via Palestro, dove era in allestimento

una sua mostra commemorativa, causando cinque morti e la distruzione o il

danneggiamento di alcune sue opere. Oggi, nel trentennale, questa mostra, che si

estende anche al museo del Novecento, con documenti e lavori su carta, sancisce

anche un dovuto risarcimento della città di Milano a questo artista, suo cittadino

acquisito. Infine Palazzo Reale ospita anche una vasta mostra dei lavori di Omar

Galliani (1954), intitolata “Omar Galliani. Diacronica. Il tempo sospeso”. Galliani, in

un mondo dell’arte sempre più orientato sull’impiego di dispositivi tecnologici,

sull’interazione con pratiche di tipo scientifico e architettonico, ritorna a proporre la

figura dell’artista solitario, che si confronta con gli strumenti e le pratiche

tradizionali, la pittura e soprattutto il disegno. Nel disegno raggiunge vertici

eccezionali, che lo pongono al livello dei maggiori artisti del passato. Diversi i temi

ma in tutti i lavori predomina l’eros, come attenzione alla figura femminile, alla

natura, luoghi sognati, sempre con contenuti simbolici. Opera guida della mostra,

“De rerum natura”, ispirata al libro di Lucrezio, rappresenta una giovane donna e un

colibrì, come simbolo del rapporto tra umano e natura e della loro congiunzione

spirituale nel nome della bellezza.

SAURO SASSI


OLTRE LA SOGLIA. LEANDRO ERLICH

FINO AL 4/10/2023. BIGLIETTO INTERO 15 EURO, RIDOTTO 13 EURO

XHIXHA. LA REGGIA ALLO SPECCHIO

FINO AL 3/9/2023. INGRESSO GRATUITO

MARIO DONDERO. LA LIBERTA’ E L’IMPEGNO

FINO AL 6/9/2023. INGRESSO GRATUITO


PLESSI. MARIVERTICALI

FINO AL 10/9/2023. INGRESSO GRATUITO

MARIO NIGRO. OPERE 1947-1992

FINO AL 17/9/2023. INGRESSO GRATUITO

OMAR GALLIANI. DIACRONICA. IL TEMPO SOSPESO

FINO AL 24/9/2023. INGRESSO GRATUITO

PALAZZO REALE MILANO

DA MARTEDI A DOMENICA 12-19.30. GIOVEDI 22.30. LUNEDI’ CHIUSO

LA MOSTRA DI LEANDRO ERLICH APRE ALLE 10 MENTRE GLI ALTRI ORARI

SONO INVARIATI

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