Delitto al ristorante cinese (1981)

di Corbucci e Amendola

Uno dei migliori film della serie di Nico Giraldi, con un Tomas Milian ispirato e un Bombolo in gran forma,  ma pure la trama gialla non è da disprezzare. Tomas Milian fa addirittura due parti, la solita di Nico e quella di Ciu Cin Ciao, il cuoco cinese che viene assunto dopo che il padrone del ristorante è partito per un viaggio misterioso. Torna nel cast Enzo Cannavale, che lavora al ristorante cinese insieme a Bombolo-Venticello ormai sulla retta via, pure se ogni tanto si lascia andare a qualche furtarello, persino di francobolli che colleziona con passione. Nico ha un figlio abbastanza grande e Olimpia Di Nardo come moglie ed è intento a costruirsi una casa abusiva. Ha una gamba ingessata per un incidente che lo tiene più fermo del solito e ha fatto voto di non dire più parolacce dopo che suo figlio si è sentito male. Al ristorante cinese si consuma uno strano delitto, un avventore muore, ma Venticello e Ciu Cin Ciao decidono di non dire niente e di trasportare il cadavere a casa per conservare il buon nome del ristorante. “Pubblicità di morto ammazzato, locale sputtanato” dice Milian nei panni del cuoco cinese. Nico indaga e scopre la verità, pure perché Bombolo non ha saputo resistere alla tentazione di rubare al morto il portafoglio e un raro francobollo per la sua collezione. Schiaffoni e pianti secondo copione e alla fine si viene a sapere che aveva organizzato tutto il padrone del ristorante e che si trattava di un regolamento di conti tra spie.  

A Morandini il film è piaciuto perché si ride parecchio, per Mereghetti invece le idee latitano e il film è pessimo (ma lo avrà visto?). Noi stiamo con Morandini e vi consigliamo di recuperare in qualche cineteca questo gioiello di comicità surreale, soprattutto per gustarvi i siparietti tra Bombolo e Tomas Milian nella parte di Ciu Cin Ciao. Merita citare le parti più trash e divertenti della pellicola. Si comincia con il padrone del ristorante che parte e i camerieri sfilano davanti a lui sventolando bandierine cinesi in segno di saluto. Cannavale e Bombolo sono in primo piano e il locale resta nelle loro mani. Quando arriva Tomas Milian nella parte di Ciu Cin Ciao le risate sono assicurate. L’attore cubano è truccato con caschetto a spazzola, ciuffo ritto, fiocchino e camicia bianca, completano il tutto una veste lunga di colore grigio. Si comincia con il cinese alla polizia che risponde alla domanda: “Lavoro nero?” con un emblematico: “No, lavolo giallo”.  Seguono una serie di ammiccamenti con una  bruttissima segretaria. Il cinese si sistema al ristorante e dorme in camera con Bombolo, parla con la tipica “erre” cinese che diventa “elle” e dice sempre “ah”. A tal proposito una battuta rivolta a Bombolo va citata: “Io ho ploblema dentale. Tu hai ploblema mentale”. Ma pure le battute di Milian nei panni di Nico mentre si costruisce la casa abusiva sono quelle dei tempi d’oro: “Tu lo sai che potresti fa’? Un bel cesso di ceramica, così diventi un cesso di lusso”. Subito dopo a proposito della musica dice che da ragazzo è stato al conservatorio. “Come no? Ho sonato, ho sonato… ma nun m’hanno aperto!”. Intanto il cuoco cinese prepara minuscole porzioni di riso, formiche e caviale, sarebbe il suo piatto speciale, il cosiddetto riso ripieno. Solo che ci vuole una giornata intera per fare una porzione  e alla fine Bombolo stremato si alza e fa: “Me chiamo Franco e me ne vado perché so’ stanco”. Bombolo e Cannavale sono di una comicità irresistibile e insieme formano un duo comico insuperabile che si completa con le battutacce di Tomas Milian. Quando trovano il morto al tavolo del ristorante le battute cinesi sotto forma di proverbio si sprecano e sono tutte rivolte a Bombolo. “Se a un molto tu lubale, tu sei un lulido maiale”, “Io mongoloide di Mongolia, tu mongoloide di malattia”. 

Risulta molto divertente pure tutta la parte dove Venticello e il cuoco cinese tentano di sbarazzarsi del morto. Si susseguono situazioni paradossali dove il cadavere viene prima fatto passare per ubriaco davanti alla polizia e alla fine messo nella bauliera dell’automobile e riportato a  casa sua. Ciu Cin Ciao mette sempre di mezzo Venticello con il gioco delle dita della mano e vince scommesse a ripetizione per far lavorare soltanto il compagno. In casa del morto Venticello ruba il francobollo che lo incastra e che mette Nico sulla strada giusta dopo averlo menato secondo copione. Di nuovo battute al ristorante cinese. “Qui condiamo tutto con soia”. “Li mortacci soia!”, ribatte Nico. Poi c’è un cameriere che si chiama Fangù, ed è tutto dire. Si sprecano gli accorgimenti per non far comparire insieme i due Tomas Milian, ma in questo film la parte del leone la fa il Milian cinese perché un Nico Giraldi che non dice parolacce perde metà della sua forza. A un certo punto del film c’è pure uno spettacolare inseguimento da poliziesco vero e Tomas Milian tiene dietro a un fotografo che ricatta le coppie. L’inseguimento però è farsesco e finisce in una fabbrica di esplosivi con il fotografo congelato nella cella frigorifera. Ma non è lui l’assassino. Divertente è anche la parte con il Tomas Milian cinese che fa l’agopuntura al giudice che soffre di un terribile mal di testa e alla fine lo riduce che sembra un puntaspilli. Bombolo fa in tempo a prendersi un’altra dose di ceffoni da Tomas Milian perché si è fregato il portapillole d’oro del morto che è la chiave del mistero, dato che l’uomo è stato avvelenato proprio con pillole di arsenico. C’è anche una scena di cinema nel cinema con Milian nei panni di Nico che va a vedere un vero poliziesco insieme a Bombolo per indagare. Alla fine si scopre che l’assassino è il padrone del locale che è partito il giorno dopo aver organizzato tutto. “’Sto fijo di sette mandarini andati a male”, dice Bombolo. Il film termina con il cinese messo fuori gioco in una sequenza decisiva che sta a metà strada tra la farsa e il vero poliziesco. “Era solo una lurida storia di spie”, dice il padrone cinese. La pellicola finisce alla grande con Nico che si costruisce la casetta abusiva e lo aiutano tutti i colleghi della polizia. C’è pure il giudice che lo difende dal vigile munito di mandato: ormai hanno ultimato il tetto e la casa non può essere demolita. “Col mandato sai che ce devi fa? Te ce pulisci er culo!” ride Nico. Poi cade, si rompe l’altra gamba e grida: “A padre eterno, ma non potevi fa’ finta de nun ave’ sentito?”. Nico è incorreggibile, non può fare a meno di essere volgare. Ma voto o non voto è così che il suo pubblico lo ama.

Nel 1981 Tomas Milian ottiene il Premio Antonio De Curtis, ambito riconoscimento per la commedia italiana, che lo consacra attore di culto nel nuovo quadro comico popolare. Il problema per Milian è che questo personaggio di Monnezza-Giraldi, questo borgataro trucido che parla in romanesco, ormai lo sta soffocando, gli si è appiccicato addosso come una seconda pelle.

Delitto al ristorante cinese (1981) - Regia: Corbucci e Amendola, fotografia di Giovanni Ciarlo, montaggio Daniele Alabiso, musiche di Detto Mariano e prodotto per la prima volta da Mario e Vittorio Cecchi Gori. Interpreti: Tomas Milian, Olimpia Di Nardo, Bombolo, Enzo Cannavale, Giacomo Furia, Alessio Mereo, Marcello Martana, Chen Chun Chu, John Chen, Massimo Vanni, Sergio Di Pinto, Chung Chu, Sacha Davidof, Sandra Mantegna, Sergio Tardioli, Aldo Ralli, Anna Cardini, Alfredo Rizzo, Franco Beltrame, Peter Boom, Ennio Antonelli e Mimmo Poli.

 

 


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