Aldo Saracino (Albamuh)
Il titolo del progetto prende spunto da una citazione di Ralph Waldo Emerson (1803-1882), scrittore, poeta e filosofo statunitense, per indagare come singoli percorsi si incrociano nella ricerca di collegamento tra dimensioni diverse, attraverso gli strumenti dell’arte e le sue proprie modalità espressive, ma travalicando i suoi confini per sovrapporre le forme del pensiero, invadendo gli ambiti della psicologia, della spiritualità, ma anche della politica. Il tentativo è di ricucire attraverso il diluirsi dei linguaggi, le fratture tra individuo e collettività, tra spazio interiore e contesto sociale, tra fisicità e facoltà immaginative, tra materialità e trascendenza.
La mostra intende essere un “work in progress”, con la possibilità di seguire un itinerario in luoghi e forme diverse, integrata con i materiali che si raccoglieranno lungo il percorso, aperta ai contributi che potranno aggiungersi.
Raccolti intorno alla denominazione informale “secondocerchio” partecipano:
Daniela Buongiorno
Georgian Apostolache
Marilena Buongiorno
Patrizia Fico
Flora Carannante
Irene Spedicato
Anna Grazia Miccoli (Anjaist)
Francesco Riccobelli
Aldo Saracino (Albamuth)
Giovanni Schinaia
Francesca Politi
“LEGA IL TUO CARRO AD UNA STELLA”
Collegare la dimensione individuale a quella planetaria, seguire il filo sottile di un contatto che ridefinisce continuamente il rapporto dell’uomo dentro uno spazio che si dilata in una visione a distanza, che si raccoglie ed estende quasi per cerchi concentrici, coinvolgendo ambiti abitualmente separati. E’ una visione in cui il singolo non è una entità slegata dal contesto, ma in continua comunicazione su molteplici livelli non solo con ciò con cui è immediatamente vicino e nelle forme codificate, ma in una trasmissione e scambio di “informazione” a distanza, quasi sotto una pioggia di impulsi che permea e scatena conflitti. Bisogna ogni volta attraversare il velo della dimenticanza per ritrovare solo la percezione di una forma di armonia in un universo scisso.
Il dolore nasce dalla separazione. Vincere il senso di separazione apre le porte agli stati di consapevolezza, alla percezione di poter sfiorare il punto di contatto, di unione, di aderenza, di rispecchiamento, di identità. Contatto, aderenza, riflesso. Si intrecciano i piani e i percorsi di una ricerca individuale che esce fuori dai confini dell’Arte Contemporanea spesso chiusa nella sua dinamica di genere, in un sistema dell’attuale/inattuale con i rituali a cui conformarsi, avulsa dalla funzione di modificazione/trasformazione attraverso la formulazione di nuove sintesi, quando non sia semplicemente intesa come complemento d’arredo.
Una ricerca quindi che invade territori che nelle strutture divise dei linguaggi appartengono alle sfere spirituale, filosofica, anche scientifica, ma nella difficoltà di interpretare la realtà in veloce mutamento con strumenti di lettura che appartengono al passato. Correndo in accelerazione esponenziale irreversibile oltre la soglia di non ritorno, inseguendo un modello distruttivo che continua a proporsi vincente, si consumano i miti del millennio trascorso. Nella deriva di un mondo frantumato, che ha bruciato le ideologie, e costruisce muri sui dogmi e gli integralismi religiosi, la soluzione non è costruire nuove divisioni e sistemi chiusi, o proporre visioni salvifiche che si trasformano in idee feticcio.
Nella disarmonia di una unità scissa, per rimettere in collegamento l’arte alla ricerca individuale, a come singoli percorsi si sviluppano, il punto di partenza non può che essere quella che Bataille chiama “esperienza interiore”, un punto di vista interno, junghiano, che in gioco di corrispondenze ricostruisce pezzi di una trama smagliata, ma senza creare un’ennesima forma in cui trovare protezione. Abbandonare le strutture protettive dei linguaggi, delle idee feticcio, gli alvei, le casematte della mente, azzerare, perdere i punti di riferimento, per lasciarsi andare come nell’immagine del taglio del cordone che lega l’astronauta all’astronave madre, e che poi rotola nell’iperspazio.
Il modo per sfuggire al vuoto iperrealista che velocemente invade la sfera quotidiana è il percorrerlo sino in fondo, l’entrare nella storia quando la storia è alla sua fine e non ha più bisogno di essere raccontata. Toccare il confine dentro e fuori la storia. Descrivere la natura di questo salto come l’immagine riflessa in uno specchio che, toccando la sua superficie, scompare. Questo passaggio spaventa, scatena resistenze, e’ il più difficile perché implica una perdita di sé e l’apertura alla possibilità di incontro con l’Altro. Siamo impreparati di fronte al crollo delle Forme di Rappresentazione, a lasciare che tutto si consumi, bruci, finisca in una grande discarica, in un mercato delle pulci, in un Oceano Inconscio.
Tra il resistere e l’arrendersi, non resta che la percezione di una voce che si solleva dal rumore di fondo; una voce che è dentro la ricerca stessa dell’esile filo di un contatto, la pulsione di un battito rallentato, vicino a spegnersi, che ritorna, tra le macerie sedimentate. Ed è quasi un “Imperativo Categorico” il porsi in una posizione di ascolto per inseguire quella lontana fonte di “Informazione”, che non evoca nessuna immagine melensa da chiaro di luna, ma la violenza di uno strappo, di un taglio subito da una parte e che obbliga a entrare dentro l’indifferenza, il cinismo, la crudeltà. Come se fosse necessario toccare il fondo dell’estraneazione, attraversarlo, per ricucire lo strappo e riscoprire una essenzialità che è anche il segreto dell’essere parte.
Mostra di Arte Contemporanea Itinerante
Apertura venerdì 27 luglio, sino al 31 luglio 2007
dalle ore 19,00 alle ore 22,30
AUDITORIUM COMUNALE, C.so Lenne – Palagiano (TA)
Dal 21 agosto al 25 agosto 2007
Castello MUSCETTOLA, Leporano (TA)
Info: secondocerchio@libero.it
Tel: 340.3344920 – 347.2160528
Il titolo del progetto prende spunto da una citazione di Ralph Waldo Emerson (1803-1882), scrittore, poeta e filosofo statunitense, per indagare come singoli percorsi si incrociano nella ricerca di collegamento tra dimensioni diverse, attraverso gli strumenti dell’arte e le sue proprie modalità espressive, ma travalicando i suoi confini per sovrapporre le forme del pensiero, invadendo gli ambiti della psicologia, della spiritualità, ma anche della politica. Il tentativo è di ricucire attraverso il diluirsi dei linguaggi, le fratture tra individuo e collettività, tra spazio interiore e contesto sociale, tra fisicità e facoltà immaginative, tra materialità e trascendenza.
La mostra intende essere un “work in progress”, con la possibilità di seguire un itinerario in luoghi e forme diverse, integrata con i materiali che si raccoglieranno lungo il percorso, aperta ai contributi che potranno aggiungersi.
Raccolti intorno alla denominazione informale “secondocerchio” partecipano:
Daniela Buongiorno
Georgian Apostolache
Marilena Buongiorno
Patrizia Fico
Flora Carannante
Irene Spedicato
Anna Grazia Miccoli (Anjaist)
Francesco Riccobelli
Aldo Saracino (Albamuth)
Giovanni Schinaia
Francesca Politi
“LEGA IL TUO CARRO AD UNA STELLA”
Collegare la dimensione individuale a quella planetaria, seguire il filo sottile di un contatto che ridefinisce continuamente il rapporto dell’uomo dentro uno spazio che si dilata in una visione a distanza, che si raccoglie ed estende quasi per cerchi concentrici, coinvolgendo ambiti abitualmente separati. E’ una visione in cui il singolo non è una entità slegata dal contesto, ma in continua comunicazione su molteplici livelli non solo con ciò con cui è immediatamente vicino e nelle forme codificate, ma in una trasmissione e scambio di “informazione” a distanza, quasi sotto una pioggia di impulsi che permea e scatena conflitti. Bisogna ogni volta attraversare il velo della dimenticanza per ritrovare solo la percezione di una forma di armonia in un universo scisso.
Il dolore nasce dalla separazione. Vincere il senso di separazione apre le porte agli stati di consapevolezza, alla percezione di poter sfiorare il punto di contatto, di unione, di aderenza, di rispecchiamento, di identità. Contatto, aderenza, riflesso. Si intrecciano i piani e i percorsi di una ricerca individuale che esce fuori dai confini dell’Arte Contemporanea spesso chiusa nella sua dinamica di genere, in un sistema dell’attuale/inattuale con i rituali a cui conformarsi, avulsa dalla funzione di modificazione/trasformazione attraverso la formulazione di nuove sintesi, quando non sia semplicemente intesa come complemento d’arredo.
Una ricerca quindi che invade territori che nelle strutture divise dei linguaggi appartengono alle sfere spirituale, filosofica, anche scientifica, ma nella difficoltà di interpretare la realtà in veloce mutamento con strumenti di lettura che appartengono al passato. Correndo in accelerazione esponenziale irreversibile oltre la soglia di non ritorno, inseguendo un modello distruttivo che continua a proporsi vincente, si consumano i miti del millennio trascorso. Nella deriva di un mondo frantumato, che ha bruciato le ideologie, e costruisce muri sui dogmi e gli integralismi religiosi, la soluzione non è costruire nuove divisioni e sistemi chiusi, o proporre visioni salvifiche che si trasformano in idee feticcio.
Nella disarmonia di una unità scissa, per rimettere in collegamento l’arte alla ricerca individuale, a come singoli percorsi si sviluppano, il punto di partenza non può che essere quella che Bataille chiama “esperienza interiore”, un punto di vista interno, junghiano, che in gioco di corrispondenze ricostruisce pezzi di una trama smagliata, ma senza creare un’ennesima forma in cui trovare protezione. Abbandonare le strutture protettive dei linguaggi, delle idee feticcio, gli alvei, le casematte della mente, azzerare, perdere i punti di riferimento, per lasciarsi andare come nell’immagine del taglio del cordone che lega l’astronauta all’astronave madre, e che poi rotola nell’iperspazio.
Il modo per sfuggire al vuoto iperrealista che velocemente invade la sfera quotidiana è il percorrerlo sino in fondo, l’entrare nella storia quando la storia è alla sua fine e non ha più bisogno di essere raccontata. Toccare il confine dentro e fuori la storia. Descrivere la natura di questo salto come l’immagine riflessa in uno specchio che, toccando la sua superficie, scompare. Questo passaggio spaventa, scatena resistenze, e’ il più difficile perché implica una perdita di sé e l’apertura alla possibilità di incontro con l’Altro. Siamo impreparati di fronte al crollo delle Forme di Rappresentazione, a lasciare che tutto si consumi, bruci, finisca in una grande discarica, in un mercato delle pulci, in un Oceano Inconscio.
Tra il resistere e l’arrendersi, non resta che la percezione di una voce che si solleva dal rumore di fondo; una voce che è dentro la ricerca stessa dell’esile filo di un contatto, la pulsione di un battito rallentato, vicino a spegnersi, che ritorna, tra le macerie sedimentate. Ed è quasi un “Imperativo Categorico” il porsi in una posizione di ascolto per inseguire quella lontana fonte di “Informazione”, che non evoca nessuna immagine melensa da chiaro di luna, ma la violenza di uno strappo, di un taglio subito da una parte e che obbliga a entrare dentro l’indifferenza, il cinismo, la crudeltà. Come se fosse necessario toccare il fondo dell’estraneazione, attraversarlo, per ricucire lo strappo e riscoprire una essenzialità che è anche il segreto dell’essere parte.
Mostra di Arte Contemporanea Itinerante
Apertura venerdì 27 luglio, sino al 31 luglio 2007
dalle ore 19,00 alle ore 22,30
AUDITORIUM COMUNALE, C.so Lenne – Palagiano (TA)
Dal 21 agosto al 25 agosto 2007
Castello MUSCETTOLA, Leporano (TA)
Info: secondocerchio@libero.it
Tel: 340.3344920 – 347.2160528
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