Libera informazione in libero regime?

F.S.
Un amico ci aggiorna su quanto potrebbe ancora un volta penalizzare la già fragile libertà di espressione in questo paese, e subito mi viene da pensare: E' possibile che si possa vedere nei blog, nella libera informazione e nella voglia di esprimere il proprio pensiero una minaccia incontrollabile?
In un paese in cui l'informazione è controllata da pochi, la rete che contribuisce a formare un pensiero sulle cose fa davvero paura? I blog che hanno riavvicinato anche i piu' giovani alla scrittura, articolando pensieri di senso compiuto in veri e propri diari di emozioni, riflessioni e interrogativi sulla vita, di dibattito e confronto da condividere con il mondo fanno davvero paura? A questo governo fa paura chi pensa?

Il governo, lo scorso agosto ha varato un disegno di legge sull'editoria. Nel silenzio generale, esso è stato approvato formalmente dal Consiglio dei Ministri n. 69 del 12 ottobre 2007. Si chiama Legge Levi-Prodi, per me cancella l'articolo 21 della Costituzione! La norma prevede l'iscrizione al Registro degli Operatori della Comunicazione a tutti coloro che operano nel campo dell'informazione, sia editoriale e non, sia profit e non, sia professionale e non. Questo significa che chiunque apra anche un semplice blog deve sottoporsi ad una trafila di carte e bolli, la legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.

Come scrive Beppe Grillo sul suo blog:
"La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile.
Il 99% chiuderebbe.
Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura."

Vi invito ad approfondire alla seguente pagina
http://www.aprileonline.info/4651/il-bavaglio-a-internet?zem_contact_send_article=yes#zcr4f653635390df86063c91daf36029aa8

Come scrive Oliviero Beha sul suo blog:
Spiega Sabrina Peron, avvocato e autrice del libro "La diffamazione tramite mass-media" (Cedam Editore): "La vecchia legge sulle provvidenze all'editoria, quella del 2001, non estendeva ai siti Internet l'articolo 13 della Legge sulla Stampa. Detto in parole elementari, la diffamazione realizzata attraverso il sito era considerata semplice. Dunque le norme penali la punivano in modo più lieve. Questo nuovo disegno di legge, invece, classifica la diffamazione in Internet come aggravata. Diventa a pieno una forma di diffamazione, diciamo così, a mezzo stampa".

Anche Internet, quindi, entrerebbe a pieno titolo nell'orbita delle norme penali sulla stampa. Ne può conseguire che ogni sito, se tenuto all'iscrizione al ROC, debba anche dotarsi di una società editrice e di un giornalista nel ruolo di direttore responsabile. Ed entrambi, editore e direttore del sito, risponderebbero del reato di omesso controllo su contenuti diffamatori. Questo, ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale.

Aggiungiamo noi:
E se volete fare di più, scrivete una mail a Riccardo Levi,
levi_r@camera.it
Autore della legge, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'editoria sicuramente avrete modo di ringraziare come si deve il vostro rappresentante in Parlamento.

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