Il baratto nell’era digitale

di Sara Mostaccio

La velocizzazione dei processi economici a seguito dell’enorme diffusione di Internet è un fatto rivoluzionario che, volendo atteggiarsi a storici, potrebbe accodarsi alle due rivoluzioni industriali quanto a portata innovativa. Ciò che più sorprende è il processo secondo il quale la società, sotto certi aspetti, non si è piegata all’accettazione di un nuovo ordine delle cose ma ha cercato di riadattarlo ad una dimensione più umana.
È il caso del ritorno del baratto. Il metodo tanto antico quanto semplice di scambio economico, il primo che la storia dell’umanità ha conosciuto e usato, potrebbe considerarsi, in quest’ottica, un tentativo di recuperare la dimensione di rapporti sociali che l’intermediazione del denaro ha spesso cancellato o ridotto a pura occasionalità.
Si assiste negli ultimi anni ad una tendenza che ricorre allo scambio puro e semplice di beni materiali ma anche di servizi professionali che si serve in gran parte dello strumento digitale per estrinsecarsi. Internet, inoltre, offre una vetrina ben più ampia di quella che in passato poteva essere rappresentata dai mercatini dell’usato rionali. Che non avranno perduto il loro fascino, ma non possono certo vantare un raggio d’azione tanto vasto quanto quello offerto dall’opportunità di proporre scambi in Rete.
Ecco quindi il proliferare di siti che si propongono come intermediari, vetrine e, non ultimo, luoghi di incontro. Sì, digitali, ma con una grande rinnovata attenzione alle dinamiche sociali che si instaurano tra persone e non più tra soggetti economici.
Lo scopo del baratto, dunque, appare non solo quello di svuotare cantine e disfarsi di ciò che più non serve quanto quello di ritrovare il piacere di incontrarsi, confrontarsi e dedicarsi al sano passatempo di spulciare dall’antiquario. Con la sola differenza della piazza: virtuale e non più fisica.
Il fenomeno sorge apparentemente per caso, come variante delle vecchie permute che tuttavia prevedevano anche una controparte in denaro. Ma è curioso osservare come spesso sui siti dedicati sia la sezione dedicata ai forum quella più frequentata piuttosto che la sezione degli annunci.
L’evoluzione del trend ha incontrato poi anche una forte settorializzazione, con varianti che sono piaciute ai giovani tanto da diventare fenomeni di costume e imprescindibili canali da tenere in considerazione nel valutare le opportunità d’acquisto.
Non sarà un caso se la massiccia diffusione di una tendenza simile avviene proprio in periodo di precariato, contratti a progetto e prospettive future, professionali ed economiche, piuttosto fragili. Pur coscienti di incorrere nel rischio di generalizzare, appare chiaro come il baratto rappresenti una forma di compra-vendita che non comporta un dispendio economico impattante ma aggiunge al vantaggio di vendere qualcosa di cui non si ha bisogno anche quello di recuperare qualcosa in cambio. Che sia nella forma semplice one-to-one o che si verifichi il caso di scambi multi-laterali (secondo cui io acquisisco qualcosa da te per scambiarla ulteriormente con qualcun altro), il baratto digitale sta ottenendo un enorme successo.
A supportare la tesi secondo cui è il recupero della dimensione sociale dello scambio il punto focale della questione, il sorgere delle pratiche di swap party. Nato dall’idea di una studentessa australiana stufa di poter solo guardare senza potersi permettere grandi acquisti, la pratica dello swapping si è diffusa in America e Australia per giungere fino in Europa e infine sbarcare sulla Rete. Le riunioni tra amiche che scambiano abiti e accessori che non usano più (regali sbagliati, taglie errate, colori poco adatti al proprio stile, acquisti impulsivi) intorno ad una torta e un tè sono diventate virtuali e gli incontri in salotto sono stati sostituiti dai forum di discussione tematici.
Come spesso accade, poi, la Rete ha offerto innumerevoli possibilità di variazione sul tema. È così che sono nati anche in Italia numerosi siti basati esclusivamente sul baratto senza uso di denaro.
Non stupirà sapere che i teenagers, spesso pionieri della Rete, hanno adottato la pratica dello swapping per scambiarsi regali di compleanno. Si chiama birthday swap e consiste nell’iscriversi a siti specializzati che poi, accoppiando tra loro gli iscritti sulla base delle preferenze indicate, si scambieranno, da una parte all’altra del mondo, piccoli regalini di compleanno.
La tendenza è netta e sembra abbastanza chiaro anche ciò che si muove dietro: il bisogno di stabilire contatti, recuperare vecchie tradizioni servendosi di nuovi mezzi, piegare alle proprie esigenze e desideri uno strumento in sé anonimo come Internet, che nell’enormità di stimoli che offre disorienta, annulla le identità e disperde. Il baratto sembra assolvere alla funzione di gettare ponti, costruire reti sociali, sovrapporre all’assenza di identità che offre (o impone?) la Rete nuovi meccanismi di riconoscimento sociale.

Sitografia:
o http://www.iswap.co.uk
o http://www.swapstyle.com
o http://www.zerorelativo.it
o http://www.barattopoli.com
o http://www.ilbarattonline.it
o http://www.la-braderie.com
o http://www.fieradelbarattoedellusato.it
o http://www.swap-bot.com/faq.php
o http://www.bswap.splinder.com

Foto allegate:
1- Il baratto nel medioevo
2- Catena del baratto

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