Archeologia cibernetica

di Chiara Di Salvo

Il 9 gennaio 2008 l’innovazione tecnologica è entrata a pieno titolo nel mondo dei musei italiani aiutandoli a valorizzare il loro cospicuo patrimonio. Sto parlando dell’ambiente simulato dove il virtuale permette di osservare l’opera e di interagire con essa senza arrecarle danno.

Il Museo Virtuale della via Flaminia Antica a Roma, primo in Europa come museo archeologico multi-utente, è stato inaugurato con sede permanente in una sala del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano. Per la via Flaminia, da Ponte Milvio fino a Malborghetto passando per l’area archeologica di Grottarossa, sono stati sviluppati modelli digitali di 1.800.000 ettari di terreno nei quali sono stati ricostruiti in 3D i siti archeologici presenti nell’area e realizzato un universo virtuale dove lo spettatore si può muovere e “visitare” il sito.

Nel museo sono state collocate quattro postazioni interattive, da cui altrettanti visitatori possono muovere i rispettivi avatar (personaggi virtuali) all’interno della ricostruzione virtuale della magnifica Villa di Livia. Per la prima volta è permesso camminare sul besolato romano o tra i vestiboli e i giardini della Villa accompagnati nel pittoresco tour dalla stessa padrona di casa. Ma non solo! Oltre a conversare con Livia si può scegliere di vivere, a fianco dell’Imperatore Costantino, la famosa battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio…per avere una testimonianza diretta del passato.

Oltre alle quattro postazioni virtuali, sono presenti delle piccole gradinate che possono accogliere ed ospitare per un viaggio in 3D, un piccolo pubblico di visitatori precedentemente munti di particolari occhiali stereoscopici.
Il progetto è a cura del Virtual Heritage Lab del CNR e della Sovrintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e prende vita, dopo due anni di lavoro, al fine di promuovere nuovi strumenti per un tipo di apprendimento basato sulla condivisione di esperienze multisensoriali. Due anni di ricerca quindi, in cui sono stati coinvolti una trentina di esperti del settore tra archeologi, esperti in paleoambiente, storici dell’arte ed informatici. È possibile che in un futuro prossimo sia possibile applicare queste tecnologie per un’alternativa agli scavi, in quanto i rivelamenti satellitari d’avanguardia permettono di esplorare il territorio in modo approfondito e molto preciso.

Il progetto ha pure uno scopo didattico: i ragazzi invitati a visitare il museo multimediale possono avere un approccio alla storia a 360° e, ovviamente, molto più personalizzato che letto in un libro. L’apprendimento e il coinvolgimento sono facilitati dall’immagine grafica molto curata: i colori degli affreschi della Villa Livia incantano per la fedeltà all’originale e la loro ricostruzione. I rossi pompeiani delle finte murature in trompe-l’oeil e l’azzurrite dei cieli delle raffigurazioni campestre incantano e commuovono. Ad accompagnare le riproduzioni, voci narranti e suoni.

La via Flaminia Virtuale ovvero una “Second Life Flaminia antica” tra poco compirà un anno. Dopo lo scalpore iniziale, pare che a Roma non se ne parli più. Oltretutto sembra che la cosa peggiore non sia tanto il fatto che la fama del museo sia scemata, quanto piuttosto che del Museo Virtuale di Villa Livia non se ne sia mai parlato veramente.
Personalmente, all’inaugurazione ero presente con un collega. Preciso che non c’è stata la corretta sponsorizzazione dell’evento. La simulazione nella sala virtuale è stata preceduta dalla conferenza di rito dove i responsabili del progetto del CNR hanno esposto le caratteristiche della sala virtuale. A seguire, la simulazione è stata coordinata molto bene e tutti hanno potuto fare un viaggio temporale con il proprio avatar e parlare con Livia.

Ma…chi era il pubblico? Chi erano le persone che stavano parlando con Livia? Addetti ai lavori, persone che avevano seguito il progetto e che avevano aiutato a finanziarlo. Età media: molto alta. In sala di simulazione li vedevo contenti ed impacciati, camminavano con il loro avatar come con un soldatino si stagno. Non voglio che questa risulti una critica nei confronti delle persone “grandi” ma appare evidente che, sebbene vi sia passione, il nostro sistema museale e culturale risulti come incastrato in pericolose sabbie mobili. Abbiamo bisogno di corde, di mani tese e di molta forza per farlo respirare.

A cosa muovo la critica? Al fatto che, sebbene questo Museo risulti il primo gioiello virtuale d’Europa, gli italiani, i turisti e i romani stessi ne siano all’oscuro. Cosa blocca l’informazione? Alla conferenza i giovani hanno avuto questo ruolo: spiegare il progetto in modo semplice e chiaro per la stampa e, in sala simulazione, aiutare il pubblico a gestire l’avatar. Poi tutto si è concluso con un rinfresco ed un bicchiere di vino.
A distanza di un anno cerco informazioni sul Museo Virtuale. Come detto in precedenza, questo è inserito in pianta stabile all’interno del Museo delle Terme di Diocleziano a Roma. Quest’ultimo Museo è una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano, insieme con Palazzo Massimo, Palazzo Altemps e Crypta Balbi e sotto la direzione della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.
Il sito della Soprintendenza non mi da informazioni aggiuntive riguardo questo museo e internet non è da meno. Si parla del museo virtuale sono in siti specializzati in cibernetica. Assurdo!

Mi chiedo ancora una volta cosa blocchi l’informazione e quali interessi ci siano nel farlo. Mi arrendo e rifletto sul fatto che forse non c’è proprio nulla di premeditato sotto ma solo pigrizia e un disinteresse tutto italiano. Non so cosa sia peggio.

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