di Chiara Di Salvo
Alla luce della modifica al titolo V della Costituzione nel 2001 che definisce la ripartizione delle competenze sul territorio, l’analisi delle tipologie di collaborazione attivate tra i musei italiani rivela uno scenario complesso e multiforme del quale sembra difficile definirne i contorni.
Il primo strumento utilizzato negli anni Ottanta del secolo scorso per la gestione museale consortile è definito rete museale. Infatti nacque in seguito a riflessioni sulle caratteristiche del nostro patrimonio artistico e sullo stato di abbandono in cui versavano molti dei piccoli musei locali a causa delle scarse risorse di cui potevano disporre.
Creare una collaborazione “tra musei” consentiva, quindi, di mettere in relazione tra loro i singoli patrimoni museali, consentendo di valorizzarli meglio in forma “consortile”, ovvero ripartendo i costi fissi ed il raggiungimento di economie di scala.
Oggi, procedendo ad una verifica sulle forme di collaborazione si scopre come esistano varie possibilità di collaborazione ed una difficoltà interpretativa del concetto di “rete museale”, a cui spesso si affiancano il “distretto culturale” e il “sistema culturale integrato”.
La problematica “concettuale” si estende anche al campo d’applicazione pratica delle collaborazioni tra musei sul territorio poiché in molte regioni si assiste alla proliferazione di reti, sistemi, parchi culturali, percorsi culturali, ecomusei e distretti. Purtroppo, come sottolinea Carsillo [Cf. Carsillo L., Musei in rete, art. del 7 dicembre 2007, in www.tafter.it.], spesso queste collaborazioni si limitano alla scelta di condividere strumenti promozionali come, ad esempio, quello di una card museale o di individuare itinerari alternativi a quelli tradizionali.
Per sfruttare a pieno regime l’enorme potenziale che potrebbe sviluppare un sistema museale, ritengo che si dovrebbero proporre progetti diversi, focalizzando i piani delle attività culturali da svolgere in comune e perseguendo linee guida condivise, individuando forme di collaborazione che interessino totalmente le attività di conservazione e valorizzazione. Sarebbe opportuno, infatti, che queste attività avessero un “carattere gestionale comune”, con lo scopo di consentire ai musei di raggiungere quegli obiettivi che rappresenterebbero traguardi troppo difficili, soprattutto finanziariamente, se perseguiti dalle singole organizzazioni.
In questo contesto apparentemente disordinato, i “sistemi museali territoriali” costituiscono lo strumento dell’organizzazione della Regione, mentre i “musei” le sue unità di servizio. Utilizzo l’avverbio “apparentemente” perché la struttura gerarchica del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali devolve in maniera articolata ma precisa i compiti a Sovrintendenze regionali, Archivi di Stato e musei.
Un esempio: per la regione Lazio, ai sensi della l.r. 24 novembre 1997, n. 42 “Norme in materia di beni e servizi culturali del Lazio. Ecologia.”, l’organizzazione museale è costituita dai “musei di enti locali” e dai “musei di interesse locale”. Per accedervi, essi devono possedere le seguenti prerogative: essere disciplinati da un regolamento concernente l’organizzazione interna e le modalità di conservazione e di gestione del patrimonio e dei servizi; disporre di una sede dotata di spazi e di locali idonei; avvalersi di personale professionalmente qualificato; disporre di un consistente patrimonio da destinare alla pubblica fruizione. [L.r. 24 novembre 1997, n. 42, art. 21, comma 4.]
Nello specifico, per quanto concerne il sistema museale regionale, esso può essere suddiviso in “musei territoriali” e in “musei tematici”.
I sistemi museali territoriali sono organismi attraverso i quali i musei di un’area geografica omogenea si associano per documentare le differenti caratteristiche culturali del comprensorio e per realizzare una più efficiente gestione dei servizi. Essi sono lo strumento mediante il quale gli enti locali attuano la cooperazione, la qualificazione, lo sviluppo dei servizi, promuovono la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale ed ambientale del proprio territorio. All’interno del sistema museale territoriale, è presente il “sistema museale urbano”, il quale coordina i musei di una stessa città al fine di favorire un’offerta culturale coordinata attraverso la promozione di attività scientifiche e didattiche comuni e l’individuazione di itinerari e percorsi di visita integrati.
All’interno del sistema museale territoriale, è presente il “sistema museale urbano” o “civico”, il quale coordina i musei di una stessa città al fine di favorire un’offerta culturale coordinata attraverso la promozione di attività scientifiche e didattiche comuni e l’individuazione di itinerari e percorsi di visita integrati. Prendendo come esempio una città particolarmente ricca di opere d’arte come Roma, si scopre come il Comune abbia attivato una collaborazione particolarmente riuscita anche in rapporto all’affluenza di visitatori, quella cioè del sistema museale “Musei in Comune”. Due, apparentemente, i motivi del successo: il considerevole numero di spazi espositivi e museali che ne fanno parte e il rilevante complesso di attività istituzionali di studio, conservazione e ricerca, in un progetto di comune elaborazione, produzione e valorizzazione culturale.
“Musei in Comune” ha infatti sedi estremamente diversificate tra loro tra cui è importante menzionare: i Musei Capitolini; il Museo dell’Ara Pacis; il MACRO e MACRO FUTUR; il Palazzo delle Esposizioni.
I sistemi museali tematici, invece, hanno per ambito territoriale l’intera area regionale e sono lo strumento mediante il quale singole strutture museali ed espositive organizzano, di concerto con la Regione, forme di cooperazione per la valorizzazione, la divulgazione, lo studio e la ricerca sul tema di propria pertinenza.
Un esempio: sempre la regione Lazio propone diversi sistemi museali tematici tra cui Sistema museale storico artistico – MUSART, dedicato ai musei storico-artistici del Lazio con particolare riferimento a quelli diocesani che costituiscono parte rilevante del patrimonio d’arte della regione. Spesso si tratta di piccoli musei che raccontano, insieme alla storia del singolo manufatto, la storia del luogo. L’attivazione di MUSART consentirà l’avvio di un approccio sistemico alle fondamentali problematiche inerenti la conservazione e la catalogazione del patrimonio museale, il coordinamento degli aspetti riguardanti la ricerca scientifica, la cura degli allestimenti museali, il rapporto con altri nuclei espositivi della stessa tipologia. Lo scopo infatti, è quello di porre in relazione - sotto il profilo progettuale, organizzativo e promozionale - i musei appartenenti al medesimo ambito disciplinare, evidenziandone contiguità e differenze.
Il primo strumento utilizzato negli anni Ottanta del secolo scorso per la gestione museale consortile è definito rete museale. Infatti nacque in seguito a riflessioni sulle caratteristiche del nostro patrimonio artistico e sullo stato di abbandono in cui versavano molti dei piccoli musei locali a causa delle scarse risorse di cui potevano disporre.
Creare una collaborazione “tra musei” consentiva, quindi, di mettere in relazione tra loro i singoli patrimoni museali, consentendo di valorizzarli meglio in forma “consortile”, ovvero ripartendo i costi fissi ed il raggiungimento di economie di scala.
Oggi, procedendo ad una verifica sulle forme di collaborazione si scopre come esistano varie possibilità di collaborazione ed una difficoltà interpretativa del concetto di “rete museale”, a cui spesso si affiancano il “distretto culturale” e il “sistema culturale integrato”.
La problematica “concettuale” si estende anche al campo d’applicazione pratica delle collaborazioni tra musei sul territorio poiché in molte regioni si assiste alla proliferazione di reti, sistemi, parchi culturali, percorsi culturali, ecomusei e distretti. Purtroppo, come sottolinea Carsillo [Cf. Carsillo L., Musei in rete, art. del 7 dicembre 2007, in www.tafter.it.], spesso queste collaborazioni si limitano alla scelta di condividere strumenti promozionali come, ad esempio, quello di una card museale o di individuare itinerari alternativi a quelli tradizionali.
Per sfruttare a pieno regime l’enorme potenziale che potrebbe sviluppare un sistema museale, ritengo che si dovrebbero proporre progetti diversi, focalizzando i piani delle attività culturali da svolgere in comune e perseguendo linee guida condivise, individuando forme di collaborazione che interessino totalmente le attività di conservazione e valorizzazione. Sarebbe opportuno, infatti, che queste attività avessero un “carattere gestionale comune”, con lo scopo di consentire ai musei di raggiungere quegli obiettivi che rappresenterebbero traguardi troppo difficili, soprattutto finanziariamente, se perseguiti dalle singole organizzazioni.
In questo contesto apparentemente disordinato, i “sistemi museali territoriali” costituiscono lo strumento dell’organizzazione della Regione, mentre i “musei” le sue unità di servizio. Utilizzo l’avverbio “apparentemente” perché la struttura gerarchica del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali devolve in maniera articolata ma precisa i compiti a Sovrintendenze regionali, Archivi di Stato e musei.
Un esempio: per la regione Lazio, ai sensi della l.r. 24 novembre 1997, n. 42 “Norme in materia di beni e servizi culturali del Lazio. Ecologia.”, l’organizzazione museale è costituita dai “musei di enti locali” e dai “musei di interesse locale”. Per accedervi, essi devono possedere le seguenti prerogative: essere disciplinati da un regolamento concernente l’organizzazione interna e le modalità di conservazione e di gestione del patrimonio e dei servizi; disporre di una sede dotata di spazi e di locali idonei; avvalersi di personale professionalmente qualificato; disporre di un consistente patrimonio da destinare alla pubblica fruizione. [L.r. 24 novembre 1997, n. 42, art. 21, comma 4.]
Nello specifico, per quanto concerne il sistema museale regionale, esso può essere suddiviso in “musei territoriali” e in “musei tematici”.
I sistemi museali territoriali sono organismi attraverso i quali i musei di un’area geografica omogenea si associano per documentare le differenti caratteristiche culturali del comprensorio e per realizzare una più efficiente gestione dei servizi. Essi sono lo strumento mediante il quale gli enti locali attuano la cooperazione, la qualificazione, lo sviluppo dei servizi, promuovono la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale ed ambientale del proprio territorio. All’interno del sistema museale territoriale, è presente il “sistema museale urbano”, il quale coordina i musei di una stessa città al fine di favorire un’offerta culturale coordinata attraverso la promozione di attività scientifiche e didattiche comuni e l’individuazione di itinerari e percorsi di visita integrati.
All’interno del sistema museale territoriale, è presente il “sistema museale urbano” o “civico”, il quale coordina i musei di una stessa città al fine di favorire un’offerta culturale coordinata attraverso la promozione di attività scientifiche e didattiche comuni e l’individuazione di itinerari e percorsi di visita integrati. Prendendo come esempio una città particolarmente ricca di opere d’arte come Roma, si scopre come il Comune abbia attivato una collaborazione particolarmente riuscita anche in rapporto all’affluenza di visitatori, quella cioè del sistema museale “Musei in Comune”. Due, apparentemente, i motivi del successo: il considerevole numero di spazi espositivi e museali che ne fanno parte e il rilevante complesso di attività istituzionali di studio, conservazione e ricerca, in un progetto di comune elaborazione, produzione e valorizzazione culturale.
“Musei in Comune” ha infatti sedi estremamente diversificate tra loro tra cui è importante menzionare: i Musei Capitolini; il Museo dell’Ara Pacis; il MACRO e MACRO FUTUR; il Palazzo delle Esposizioni.
I sistemi museali tematici, invece, hanno per ambito territoriale l’intera area regionale e sono lo strumento mediante il quale singole strutture museali ed espositive organizzano, di concerto con la Regione, forme di cooperazione per la valorizzazione, la divulgazione, lo studio e la ricerca sul tema di propria pertinenza.
Un esempio: sempre la regione Lazio propone diversi sistemi museali tematici tra cui Sistema museale storico artistico – MUSART, dedicato ai musei storico-artistici del Lazio con particolare riferimento a quelli diocesani che costituiscono parte rilevante del patrimonio d’arte della regione. Spesso si tratta di piccoli musei che raccontano, insieme alla storia del singolo manufatto, la storia del luogo. L’attivazione di MUSART consentirà l’avvio di un approccio sistemico alle fondamentali problematiche inerenti la conservazione e la catalogazione del patrimonio museale, il coordinamento degli aspetti riguardanti la ricerca scientifica, la cura degli allestimenti museali, il rapporto con altri nuclei espositivi della stessa tipologia. Lo scopo infatti, è quello di porre in relazione - sotto il profilo progettuale, organizzativo e promozionale - i musei appartenenti al medesimo ambito disciplinare, evidenziandone contiguità e differenze.
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