di Vincenzo Jacovino
La nonna, negli ultimi tempi, chiedeva a noi ragazzi, specie a chi proveniva dalla città: “ma si può parlare male di Garibaldi?” e l’interrogativo restava inizialmente senza risposta. In effetti, non era una richiesta dissacratoria ma voleva essere un sollecitante invito a discutere su vari argomenti o su progetti e proposte che avrebbero interessato l’intera comunità. E in ricordo della nonna, oggi ci si chiede: “ si può parlare male di Garibaldi?” a proposito delle notti bianche che, ormai, impazzano per il nostro bel Paese?
Si può e si deve soprattutto per sfatare la mitica leggenda che avvolge queste mastodontiche manifestazioni in merito alle prospettive future che esse apportano o possono apportare. L’identità: notti bianche = turismo e quindi consumo, ossia incremento delle attività commerciali, ricettive e culturali, contiene solo una mezza verità perché senz’altro c’è e potrebbe esserci la quantità: la marea di partecipanti ma, escludendo al momento la qualità, manca comunque la continuità.
E’ una tantum. Se poi si considera la situazione socio-economica del momento, il turismo prodotto è esclusivamente provinciale, strettamente localistico.
La politica del turismo si programma e si irradia solo se ha alle spalle una serie di attività produttive reali in grado di originare potenziali fruitori dei beni artistici, paesaggistici e, perché no, folcloristici. La politica del turismo è, purtroppo, intrinsecamente legata al tempo libero e, quindi, al soddisfacimento dei bisogni dello spirito dopo giorni, settimane e mesi di lavoro.
Oggi, quante attività produttive reali sono in essere? Quanti potenziali fruitori sono nelle condizioni di poter soddisfare non solo i bisogni dello spirito ma, essenzialmente, quelli materiali del giorno per giorno? Se ci sono difficoltà a coniugare il pranzo con la cena quale tipo di turismo possono originare le fatidiche notti bianche? Certo, di notti bianche all’interno della comunità ce ne sono, eccome ma di sofferenze, di disperazione e, senz’altro, forse di fame.
E’ vero, anche, che i sofferenti necessitano di essere distratti e allontanati, almeno per qualche ora, dal personale stato di disgrazia e, quindi, ben vengano le notti bianche perché anche se manca il pane e il lavoro non vengano, invece, meno i circensens.
E con le notti bianche non mancano, purtroppo, di imperversare anche le morti bianche.
Allora “ si può parlare male di Garibaldi?”, e perché no; comunque la provocatoria domanda della nonna è, forse, molto più attinente oggi constatato che sono in forte aumento i cassintegrati, molte attività produttive reali chiudono, il commercio langue e i più, ossia una discreta massa di gente che vorrebbe essere impegnata, è immersa nel tempo libero per mancanza di lavoro.
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