Paola Iacopetti
L'articolo 19, comma 18, del “Decreto anticrisi” in via di approvazione al Senato, prevede “il rimborso delle spese occorrenti per l’acquisto di latte artificiale e pannolini per i neonati di età fino a tre mesi”. Vediamo cosa si nasconde dietro a questo apparente aiuto offerto alle famiglie.
Latte artificiale: il Codice Internazionale per la Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno elaborato dall’OMS e dall’UNICEF e ratificato dall’Assemblea Mondiale della Sanità impegna i governi a fornire a tutte le madri un “sostegno qualificato per iniziare e mantenere l’allattamento esclusivo (al seno, NdA) per 6 mesi e per una introduzione opportuna di cibi complementari adeguati e sicuri con un allattamento che continua fino a due anni o oltre” e proibisce ogni tipo di pubblicità e promozione al pubblico e la distribuzione di campioni gratuiti di latte artificiale, biberon e tettarelle.
La norma in discussione al senato contravviene quindi palesemente le indicazioni del Codice Internazionale. Non entro qui nel merito dei complessi risvolti sanitari e psicologici della scelta tra allattamento naturale e artificiale, vorrei limitarmi a qualche piccola considerazione sugli aspetti economico ed ecologico.
L’allattamento al seno è gratuito per sempre, perché scoraggiarlo con un rimborso delle spese per il latte artificiale per i primi tre mesi? Dal quarto mese in poi le famiglie dovrebbero sostenere una spesa di centinaia di euro per proseguire una forma di allattamento che, come è ormai ampiamente dimostrato dagli studi scientifici, predispone a numerose malattie – provocando quindi ulteriori spese per le famiglie e per il sistema sanitario nazionale.
Aggiungo che l’allattamento naturale ha un impatto ambientale nullo: il latte della mamma viene prodotto dove e quando serve utilizzando energia pulita e rinnovabile (il cibo), senza scarti di produzione né emissione di anidride carbonica e gas nocivi per il trasporto.
Pannolini: con una spesa iniziale di un centinaio di euro si acquista un numero sufficiente di pannolini lavabili, ormai in vendita anche presso alcuni supermercati, con un evidente risparmio economico e una riduzione notevole dell’impatto ambientale rispetto all’uso di pannolini usa e getta.
Viene da chiedersi se il vero obiettivo di questa norma sia di procurare un aiuto economico alle famiglie oppure salvaguardare gli interessi delle aziende produttrici di latte artificiale e di pannolini. Il dilagare del precariato e la riduzione del potere d’acquisto dei salari, che colpiscono in maniera particolarmente dura le famiglie giovani, potrebbero infatti indurre un maggior numero di genitori a scegliere (saggiamente) di evitare l’uso dei loro prodotti preferendo le alternative più economiche (e non solo!) del latte materno e dei pannolini lavabili.
IBFAN Italia, il gruppo italiano della International Baby Food Action Network (Rete Internazionale per l’Alimentazione Infantile www.ibfan.org ), ha organizzato una petizione per modificare l’articolo di legge in questione. Vi invito caldamente a leggere, firmare e diffondere la petizione collegandovi a: http://nolattegratis.altervista.org/
Vorrei infine esprimere l’auspicio che questa petizione porti ad un ripensamento sull’articolo in questione e promuova l’elaborazione, da parte del governo italiano, di strategie più responsabili e lungimiranti di fronte alle due gravi crisi globali in atto, quella economica e quella ecologica.
L'articolo 19, comma 18, del “Decreto anticrisi” in via di approvazione al Senato, prevede “il rimborso delle spese occorrenti per l’acquisto di latte artificiale e pannolini per i neonati di età fino a tre mesi”. Vediamo cosa si nasconde dietro a questo apparente aiuto offerto alle famiglie.
Latte artificiale: il Codice Internazionale per la Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno elaborato dall’OMS e dall’UNICEF e ratificato dall’Assemblea Mondiale della Sanità impegna i governi a fornire a tutte le madri un “sostegno qualificato per iniziare e mantenere l’allattamento esclusivo (al seno, NdA) per 6 mesi e per una introduzione opportuna di cibi complementari adeguati e sicuri con un allattamento che continua fino a due anni o oltre” e proibisce ogni tipo di pubblicità e promozione al pubblico e la distribuzione di campioni gratuiti di latte artificiale, biberon e tettarelle.
La norma in discussione al senato contravviene quindi palesemente le indicazioni del Codice Internazionale. Non entro qui nel merito dei complessi risvolti sanitari e psicologici della scelta tra allattamento naturale e artificiale, vorrei limitarmi a qualche piccola considerazione sugli aspetti economico ed ecologico.
L’allattamento al seno è gratuito per sempre, perché scoraggiarlo con un rimborso delle spese per il latte artificiale per i primi tre mesi? Dal quarto mese in poi le famiglie dovrebbero sostenere una spesa di centinaia di euro per proseguire una forma di allattamento che, come è ormai ampiamente dimostrato dagli studi scientifici, predispone a numerose malattie – provocando quindi ulteriori spese per le famiglie e per il sistema sanitario nazionale.
Aggiungo che l’allattamento naturale ha un impatto ambientale nullo: il latte della mamma viene prodotto dove e quando serve utilizzando energia pulita e rinnovabile (il cibo), senza scarti di produzione né emissione di anidride carbonica e gas nocivi per il trasporto.
Pannolini: con una spesa iniziale di un centinaio di euro si acquista un numero sufficiente di pannolini lavabili, ormai in vendita anche presso alcuni supermercati, con un evidente risparmio economico e una riduzione notevole dell’impatto ambientale rispetto all’uso di pannolini usa e getta.
Viene da chiedersi se il vero obiettivo di questa norma sia di procurare un aiuto economico alle famiglie oppure salvaguardare gli interessi delle aziende produttrici di latte artificiale e di pannolini. Il dilagare del precariato e la riduzione del potere d’acquisto dei salari, che colpiscono in maniera particolarmente dura le famiglie giovani, potrebbero infatti indurre un maggior numero di genitori a scegliere (saggiamente) di evitare l’uso dei loro prodotti preferendo le alternative più economiche (e non solo!) del latte materno e dei pannolini lavabili.
IBFAN Italia, il gruppo italiano della International Baby Food Action Network (Rete Internazionale per l’Alimentazione Infantile www.ibfan.org ), ha organizzato una petizione per modificare l’articolo di legge in questione. Vi invito caldamente a leggere, firmare e diffondere la petizione collegandovi a: http://nolattegratis.altervista.org/
Vorrei infine esprimere l’auspicio che questa petizione porti ad un ripensamento sull’articolo in questione e promuova l’elaborazione, da parte del governo italiano, di strategie più responsabili e lungimiranti di fronte alle due gravi crisi globali in atto, quella economica e quella ecologica.
il mio commento è questo....
ردحذفchia ha scritto questo articolo non è a conoscenza di cosa vuol dire avere un figlio, non sempre è facile l'allattamento naturale per vari motivi (febbre del latte, intolleranza o addirittura mancanza assoluta di latte)
il fatto dei pannolini può essere anche una giusta cosa da pensare e soprattutto da fare, ma si tratterebbe per molti un inutile spreco di tempo...e per altri invece sarebbe veramente un problema trovare il tempo di lavarli poichè troppo impegnati con lavoro e altro..e dire che un tempo lo facevano non serve perchè ora abbiamo vite volutamente caotiche che preferiscono la "comodità" se cos' la si può chiamare
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