AGLI ARRESTI ALIMENTARI Intervista - inchiesta

di Maria Stefania Cimino





Bellezza, bellezza sempiterna, bellezza a tutti i costi. Storica ambizione femminile, attualmente trasformata in dovere pubblico senza limiti di sesso ed età. La bellezza oggi, rappresenta una delle condizioni fondamentali per acquisire sicurezza e garantire a sè stessi una personalita' a prova di vetriolo. L' inserimento sociale, attraverso l'omologazione di sè allo sterotipo fisico mediamente accettato, costituisce il primo esperimento sociale con cui cimentarsi.
Tuttavia, allarmanti dati statistici rivelano un accrescimento spropositato del tasso di diffusione di patologie derivate dalla cura spasmodica di sè stessi. Disturbi alimentari, depressione e senso di inadeguatezza sono solo alcune delle forme manifeste del disperato tentativo di raggiungere la perfezione ideale.

Le regole per modellare correttamente la propria fisicità vengono insinuate subdolamente in tenera eta', quando cioe', la visione del mondo è in netto divenire e gli interrogativi sono troppo spesso soddisfatti da spicciole risposte aliene su riviste Under-Sixteen.
Per le donne, la resa dei conti giunge generalmente prima della licenza media. I punti nodali delle chiaccherate, durante le ore di ricreazione, restano gli stessi sino a dopo il ginnasio: la regolarita' del ciclo mestruale, le dimensioni o non dimensioni del senso, l' inspiegabile rigetto per le Barbie, l'invadenza della propria madre e la nutella. Per gli uomini, invece, il campo spartano inizia in tempi relativamente più ragionevoli, un' alluvione ormonale suggerisce loro di accantonare drasticamente la PlayStation, per tuffarsi nell'oceano telematico di YouPorn, alla ricerca di piratesche coordinate per scovare il punto G. E, come se non bastasse, a complicar la matassa, si aggiunge l'inaspettata metamorfosi fisica e l'assestamento caratteriale.
Nulla di particolarmente sconvolgente, pero', se si pensa ai trascorsi della stragrande maggioranze di noi. Uomini e donne alle prese con i primi dubbi amletici sul colore d 'intimo da usare e sulla vita interna di un brufolo, che compare inspiegabilmente prima di ogni grande evento. "Non c'è matrimonio in cui non si pianga o funerale in non cui non si rida", direbbero alcuni. Difatti ogni adolescente, in proporzioni diverse, ha dovuto affrontare piccoli o grandi smottamenti a prescindere dalla discutibile oggettivà del motivo scatenante.
Tuttavia, per alcuni, gli anni di liceo sembrano potersi seriamente trasformare in un blob di instabilita' e ricerca d'identita', che travolge e ingoia l'universo circostante, obbligando a sopravvivere a sé stessi.
Sul volto dei giovani, si legge sempre più spesso e sempre più chiaramente, l'irrequietezza di chi non riesce a liberarsi di un tarlo e, in molti casi, i tarli in questione sono più d'uno. Le aule di scuola e le stanze di casa appaiono infestate da voci e consigli d'ogni genere: "mangia meno, mangia meglio, fai attivita' sportiva, studia, sii cruioso e via dicendo". L'eco rincorre dovunque, dando vita a veri blocchi pubblicitari quotidiani, indetti dai vari psicoministeri: salute,pubblica istruzione, pari opportunita'.ecc ecc. Ma fra tutte le ossessioni giovanili le più ricorrenti e gettonate, sono certamente di natura estetica.
Da Adamo ed Eva a Barak e Michelle Obama, pare impossibile identificare una generazione immune da tentazioni ed ambizioni, siano pure di natura profondamente diversa. Tutti i nati dopo Paul Newman e Anita Ekberg sembrano vestirsi dell'eroica tutina da Ghostbusters e urlare vendetta al mostro minaccioso dell' imperfezione fisica.
I fantasmi della cellulite e dell' assenza di massa muscolare spingono orde di ragazzi a correre ai ripari, nelle palestre piu' vicine. Tutto sembra il rimedio per tutto: '' Ho sentito che mangiare due finocchi al giorno, aiuta a smaltire i grassi in eccesso'' , '' la Coca Cola aiuta a riempire il reggiseno'' e '' sei litri di latte al giorno garantiscono una resa muscolare pari a quella di Costantino Galeazzo'' .Perchè non provare la birra al doppio malto per il timbro vocale di Chuck Norris, mi chiedo !
Ad ogni modo, il quadro finquì tratteggiato sembra dei piu' popolari, eppure è proprio nella rete di questa normalita' che si incagliano le sorti di alcuni ragazzi. "Ipersensibili, introversi e repressi". Questi i primi tre aggettivi affibbiati. Ma qual'è il tassello che non combacia nel loro puzzle?Perchè alcuni di loro, lasciano un più comune, sebbene unico e sempre personale, percorso di crescita, per vivere nell'ombra di schiaccianti interrigativi? Quali sono i fattori che determinano percorsi di vita diversi e per alcune ragioni, piu' oscuri e devastanti?
Per analizzare gli argomenti, ho chiesto il sostegno e la collaborazione di una donna, senza il cui supporto, mi sarebbe stato impossibile accedere a molte chiavi di lettura. Anna, la chiameremo cosi', ha raccontato la sua esperienza di vita, conducendomi al pari di Virgilio, nell' Inferno del suo vissuto. Durante il tragitto le ho chiesto di raccontarsi a Terpress, garantendole come unica ricompensa, il rispetto dell'anonimato.

Buongiorno Anna, vorrei inzialmente ringraziarla a nome della Redazione Terpress poichè, lasciandosi intervistare , compie un grande gesto di generosità nei nostri confronti e soprattutto nei confronti dei nostri lettori.
Iniziamo col dire che le domande che le rivolgerò , le lasceranno l' assoluta libertà di fornire risposte più o meno dettagliate, a seconda del suo stato d'animo e delle dimensioni dell' accaduto,che sceglie di mostrarci. Mi auguro ovviamente di non sfiorare l'indelicatezza , per via della curiosità che quest'attività richiede.
Mi ha raccontato di soffrire da qualche tempo di disturbi alimentari, mi dica, di cosa soffre esattamente?
Buongiorno a voi, in qualche modo sento di dovervi ringraziare a mia volta, per offrirmi una dimensione in cui ripercorrere il mio passato senza il peso di doverlo fare ad "alta voce", dovendolo per giunta, firmare pubblicamente.
Da diversi anni soffro di buliressia, un' alternanza cioe', di bulimia e anoressia. E' una forma sommariamente insolita, non sono mai stata una donna decisa nella vita, figurarsi nella scelta della patologia.

Quanto tempo fa ha iniziato ad avvertire i primi disturbi?
Purtroppo non posso definire un punto di inizio, sono sempre stata una bimba oversize e come tale ho sempre fatto i conti con le mie dimensioni. Alle elementari, i compagni di classe mi deridevano per strada. Alle medie, i ragazzi delle classi accanto, sputavano sui miei capelli e alle superiori, quando credevo che l'ncubo fosse finito, si aggiunse il terrore di salire sul pulman che mi portava a scuola. Ero costretta a scegliere un posto fra le prime file, per evitare fischi e grasse risate da parte degli altri passeggeri, miei coetanei. Avevo imparato a cambiar poltrona qual'ora il ragazzo o la ragazza di fianco, avesse manifestato il suo fastidio nell' avermi accanto. Mi stavano insegnando a riufiutar mè stessa e gli altri. Porsi grandi interrogativi qualche tempo dopo, fu inevitabile.

In seguito a questi spiacevoli episodi, ha tentato di rivolgersi ad uno specialista - nutrizionista, affiancando al regime dietetico, un attivita' sportiva che le consentisse di vivere con meno disagio e ripercussioni pratiche, il suo stato fisico?
Sì, più volte, ma ogni tentativo tranne il primo, si rivelò fallimentare. Il problema piu' grande da affrontare, prima del sovrappeso, è l'assenza di forza di volonta' e di lucidita' per riappropriarsene.

Ha detto: ''Tutti tranne il primo'' , Perchè? Cosa ha caratterizzato il primo tentativo di riequilibrare il suo stile di vita?
Il primo tentativo di rinascita, di fioritura è dettato dall' istinto di sopravvivenza. O il cibo o la vita. Spesso, rinunciare al cibo, significa sotterrare anni di pessime abitudini alimentari, che, in qualche modo, fanno parte della propria intimità, della propria infanzia. In una fase così poco stabile, come quella adolescenziale poi, ha l'effetto di un tornado in un campo di cotone. La confusione è tale, da impedire ogni contatto col cielo. Ci si sente obbligati a crescere, a rinunciare alla propria fanciullezza in virtu' del bene superiore della fisicità ideale. Nonostante tutto, la prima dieta funzionò, persi i primi 20 kg , dimezzando il lavoro. Rimasi in compagnia dei restanti 20 e di un cumulo di informazioni e direttive da seguire. Di li in poi, pensai di potercela fare anche da sola! Il percorso era già tracciato, ma la lentezza con cui ricominciai ad ottenere ulteriori risultati fu letale e ripiombai nell'inerzia più nera, che inevitabilmente, ricominciò ad ingoiare le giornate e la mia vita sociale.

''Farcela da soli'', ha certamente rappresentato una legge categorica nel suo percorso, ma cosa ha scatento la necessità di sperimentare su sé stessa, le correzioni alimentari a cui si è sottoposta, scavalcando quel ''cumulo di informazioni e direttive da seguire" di cui mi parlava?
Vivere quotidianamente l'angoscia di un problema irrisolto, spinge a cercare disperatamente una soluzione drastica e immediata. La rosa di risposte è davvero ampia, ma mai nessuna sembra essere cosi' pronta a soddisfarti. Cercare un altro medico o andare in palestra, diventarono opzini secondarie.Pensai che se avessi fallito coi miei rimedi, avrei riadottato quelli altrui. Perdere per perdere, avrei perso seguendo quel che pensavo. Inizia col diminuire le porzioni,sempre più e sempre con maggiore attenzione. Falciato il problema delle dosi, si presentò quello della tipologia di cibo. Niente grassi, nessun carboidrato, aboliti gli zuccheri. La perdita di peso fu talmente soddisfacente, da invogliarmi a proseguire la tortura. Lo stomaco è un organo estremamente versatile e la riduzione di immissione di cibo, lo porta ad adeguarsi alle nuove abitudini. La fame, si strasformo' in sensazione di appettito e in seguito, in lieve languore. Tutto sembrava procedere secondo i programmi, ma le difficoltà non tardarono ad arrivare. Nevrosismo, insoddisfazione e silenzio iniziavo a rendere le giornate invivibili. Quando l'unica cosa che ingurgiti nell' arco di 72 h è un succo di frutta Ace, diventa invitabile scattare per ogni piccolezza. Cosi' abbandonai la fame forzata, per non parlare della scuola e di ogni forma di amicizia, e mi tuffai a capo fitto nel cibo, ma la rabbia e il rigetto per la mia fragilita' si trasformaro in rifiuto effettivo, e iniziai a rimettere ogni pasto abbondante. Avevo trovato il modo di imbrogliare lo spirito,lo stomaco e me stessa.

Quanti anni sono trascorsi dalla quell' infelice scoperta?
Più di sei ormai, non c'è capodanno che brindi senza poi correre in bagno. E' un' orribile abitudine, ma ormai fa parte di me. Mi è familiare come rientrare in casa dopo una lunga passeggiata. Pero' non è piu' frequente come prima, nel frattempo sono persino riuscita a diplomarmi. La bulimia è più silenziosa rispetto all' anoressia. I risultati sono meno evidenti, in molti casi assolutamente assenti. Una persona puo' soffrirne per anni e avere lo stesso aspetto fisico. E' una patologia subdola, a stento la riconosce lo stesso malcapitato, figurarsi gli altri.

E i suoi genitori? Suppongo che per via della giovane eta', 23 anni, viva ancora con i suoi genitori. Non hanno mai notato nulla?
Certamente, ma ogni tentativo di ripescarmi dal vortice e riportarmi a riva è stato inutile. Si sono impegnati molto, e con grande sofferenza, li ho visti fallire. Meno di quanto non abbia fallito a mia volta, nel non collaborare ovviamente. Ho mentito, so mentire molto bene. Per natura, per necessità, per omertà nei confronti della vigliaccheria. In seguito agli ultimi cicli di supporto e analisi di natura psicologica, ho lasciato intendere e ho dovuto far credere che ogni cosa fosse tornata al proprio posto. Di fatto non è mai stato cosi'. Sospettano ancora, ma è meglio che non sappiano. Nel frattempo ho sviluppato abilità e grande resistenza.

Cosa intende per '' abilità e grande resistenza "? Potrebbe accennare allo svolgimento di una giornata - media?
Devo confessare che rimettere misere o grandi quantita' di cibo, non è mai una passeggiata, nonostante sia una routine. Uscire dal bagno e rispondere in tutta serenita' al telefono in vista di un caffè fra amici, non è mai facile. Anche ora che ho raggiunto il peso forma, il cibo e l'ossessione per il mio fisico restano pensieri predominanti. Non c'è sera o mattino che non faccia un bilancio, rimproverandomi o lodandomi per quel che è stato fatto. Il 90 % delle volte che esco di casa è preceduto da un' impari lotta con lo specchio e con l' armadio. Tutto deve combaciare con l'immagine che avevo idealmente prefissato per l'occasione, dal giro vita alle dimensioni della cintura. Mai nulla è lasciato al caso: come sorridere per evitare il doppio mento, come incrociare le dita delle mani per evitare che si noti che sono tozze o come accavallare le gambe per nascondere parte della coscia. Per ironia della sorte, tutto ha un "peso"!
Certi giorni, le ore scorrono piu' velocemente di quanto si possa credere. Le persone che frequento vedono in me una donna dinamica,brillante e sempre in azione, io non direi lo stesso di me'. Ma la base dell' iceberg la conosco io sola e ai pochi veri affetti che ho e che hanno imparato a legger fra le righe, resta l'interpretazione dei miei stati d'animo. Non è mai stato semplice starmi accanto, io, se potessi scegliere, non lo farei.

Ho notato che nel rispondere alle mie domande, non fa mai rifermento all'immagine ideale a cui ambisce o ha ambito in passato. Non un riferimento cocreto ad una donna di spettacolo o a una figura nota. Cosa ne pensa della propaganda del prototipo femminile proposto dai mass-media? Non ha mai influito sulle sue scelte?
Negherei l'evidenza se le rispondessi che non sono una donna facilmente influenzabile. Tutti lo siamo, chi più, chi meno, siamo tutti sensibili agli imput esterni, a seconda della propria condizione e della natura di questi. La televisione e i giornali giocano un ruolo fondamentale in campo formativo, purtroppo. Le nostre generazioni sono precocemente bombardate dal "preconfezionato,precotto,prepensato". Ai ragazzi piu' fragili e pigri non resta che ingurgitare materiale reperito da qualcunaltro. Il costume e la moda poi, collaborano finemente alla determinazione dell'immagine femminile o maschile, in voga. Pensare che i disturbi alimentari o l'attenzione maniacale per la propria fisicità siano una prerogativa femminile è profondamente riduttivo. Le problemtiche relative all'estetica, infatti si infiltrato in diversi strati sociali, senza limiti d' età o di genere.
Inoltre, assistere ad una sfilata o vedere un qualsiasi programma televisivo diventa devastante se lo spettatore vive in compagnia della precarieta' dell' proprio equilibrio.
Ogni riferimento e paragone diventano motivo di rabbia e di vendetta nei confronti di madre natura. Oggettivamente pero', devo commentare negativamente la scelta di strardizzare cosi' nettamente la categoria di bello e non bello, operata dai mass-media.
I mezzi di comunicazione con simile risonanza dovrebbero evitare di promuovere una tale omologazione. Il senso critico va perdendosi nel dogma del socialmente accettato. Moro, scultoreo e misterioso sul trono di velluto, da zero a cento in un secondo. Bruttina, smilza e sagace sulle spine. Anni di lavoro per dimostrare e ricordare costantemente al pubblico, quanto vale la comicità e la satira. Non sapranno far bene di conto, ma i ragazzini qualche somma la tirano, pur sbagliando.
Il punto è che è impossibile sfuggire alla massificazione quando si è piccoli, non si hanno i mezzi sufficienti per far voce fuori dal coro. La famiglia, i genitori non hanno braccia cosi' grandi per proteggere i propri figli dal mondo esterno, in attesa che sviluppino un personale metro di giudizio. Ed è proprio in questa fenditura che il veleno meditico si inietta e si propaga. In alcuni soggetti trova una risposta immunitaria piu' decisa, in altri, sensibilizzati da altre piccole aggressioni, si diffonde piu' facilmente.
Ma il perno di tutta la questione resta la necessita' dell'uomo di raggiungere un punto di equilibrio personale per riappacificare sè stesso con l'universo, e proseguire il proprio cammino in possesso di tutte le proprie straordinarie facolta'. Un uomo senza equilibrio,in balia del proprio malessere, non ascolta, non parla, non tocca e non respira il mondo, nonostante ogni tentativo divino.

Come pensa di proseguire il suo persorso? Nelle sue frasi riecheggia molto spesso un desiderio di riscatto. Tenterà di riappropriarsi della sua indipendenza?
Potra' sembrarle paradossale, ma tutto quello a cui ho realmente tenuto in questi anni è proprio l'indipendeza. E nel tentativo di acquisire fiducia ed evadere da una fisicità che m' improgionava , ho stretto catene ben più pesanti di quelle che avrei mai voluto trascinare. Ora, che ultimamente ho ripreso 5 kg a causa di abboffate finite in malomodo, scivolo periodicamente nello stesso vortice e l'unico momento in cui mi sento davvero libera è quando sento e vedo lo scarico del bagno ingoiare tutto il mio dramma.
Non so dirle pero', quando saro' relamente Libera. L'unica cosa che sento di dover dire, in conclusione dell' Odissea, è di avere sempre il coraggio di chiedere aiuto.
Il silenzio non è sintomo di forza, ma una grave condanna alla solitudine. Questa inaridisce l'animo e lo spinge a cercare meschine soddisfazioni, come il cibo.
A tutti i genitori, invece rivolgo una preghiera: " Interrogatevi sempre sullo stato d'animo dei vostri figli. E anche se silenziosamente, indagate sulla loro serenità. Siate dei pilastri, degli oracoli a cui chiedere la Via . Mai generali spartani, mai troppo saldi sul piedistallo del "genitore a cui dover chiedere", siate rispettosi e amorevoli confidenti. Alcune persone, come mia madre, lo sono state, eppure hanno dovuto assaltare torri d'avorio, armate del solo amore per la propria figlia. Siate attenti osservatori e di tanto in tanto, spegnate la vostra tv e soprattutto quella dei vostri ragazzi'' .

La testimonianza di Anna, puo' e deve soprattutto catturare l'attenzione di qulla fetta di lettori, che leggendo la presentazione dell'articolo, davanti alle parole "ipersensibili, introversi e repressi ", hanno annuito saccentemente, liquidando l'intera schiera di persone malate di anoressia e bulimia, con tre commiserevoli aggettivi.
Anna crede nella forza della comucazione e ha donato parte della suo vissuto alle pagine di Terpress. Molti dei contributi e delle testimonianze edite, danno voce ai moltissimi fortunati finalmente in grado di raccontare la propria storia, con la consapevolezza di aver chiuso un orribile capitolo della propria vita, lasciando, così un messaggio di grande speranza ed un piacevole sapore di vittoria. Noi di Terpress, abbiamo voluto prestare la penna ad una donna che vive il suo malessere con grande dignità ed infinita forza d'animo. Il coraggio di raccontarsi e di schiudere le porte dell'intimamente privato, è la prima grande premessa per gustare quel famoso '' sapore di vittoria'' che premia gli audaci e i piu' caparbi.
Ai lettori che, invece, hanno saputo calibrare il peso d'ogni parola riportata nell'intervista, porgo lo stesso accorato invito che mi ha rivolto Anna durante la chiusura dell'intervista, di riflettere, cioè, sul diritto di ricerca della propria felicità, che troppo spesso scavalchiamo, a causa del caotico mondo in cui viviamo.
Il mio articolo è dedicato a tutti coloro che hanno sentito, in qualche modo o momento, la forte necessità di aprire le braccia ed il cuore a qualcuno che ascoltasse la loro storia. Agli stessi che tentano ogni giorno di vincere la propria jihad, cercando di salvare la propria vita e quella di coloro che amano. A ''Marinella''direbbe De André.Idealmente, a tutte coloro che avrebbero potuto e dovuto raccontarsi prima che il vento potesse "trovarle troppo belle" per trascinarle lontano da qui.

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