IO NON TI DENUNCIO!


In tutte le lingue del mondo
di Paola Iacopetti

“Giuro (...) di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica; (...) di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell' esercizio della mia professione o in ragione del mio stato” (dal Giuramento di Ippocrate).
Fedeli al giuramento prestato, i medici italiani, attraverso i rappresentanti delle principali associazioni nazionali, hanno levato un no deciso all'emendamento, proposto dalla Lega e approvato dal Senato, che depenna la norma secondo la quale un medico non deve denunciare un immigrato straniero non regolare che richiede assistenza medica a una struttura pubblica.
A commento di questa notizia pubblico qui su TerPress il comunicato stampa di Gino Strada, fondatore di Emergency, associazione che dal 1994, anche in zone di guerra, anche sotto le bombe, assicura un'assistenza medica di qualità europea gratuitamente a tutti, senza alcuna distinzione. Dal sito di Peacereporter (http://it.peacereporter.net/) si può scaricare un cartello che i medici possono appendere nei loro ambulatori che dice “Io non ti denuncio!” nelle lingue più comuni tra i migranti in Italia.

«L’emendamento anti immigrati: una norma stolta prima ancora che perversa»
di Gino Strada www.emergency.it

A oggi, in Italia, una legge vieta al personale sanitario di denunciare gli immigrati conosciuti per ragioni di cura, anche se la loro presenza in Italia non fosse regolare.
Un emendamento approvato al Senato intende sopprimere questa norma.
Si metterebbero così gli individui nella condizione di scegliere fra l’accesso alle cure e il rischio di una denuncia; si spingerebbe parte della popolazione presente in Italia nella clandestinità sanitaria, con grandi rischi per sé e per la collettività.
Si vuole affidare ai singoli medici la scelta se garantire lo stesso diritto alla cura a tutti gli individui, nel
miglior interesse del paziente e nel rispetto del segreto professionale, oppure se esercitare la facoltà di denunciare i loro pazienti irregolari.
Secondo tutti i medici che ho conosciuto e apprezzato, l’unico modo giusto e civile per fare medicina è garantire a tutti la miglior assistenza possibile, senza distinzione alcuna riguardo a colore della pelle, sesso, convinzioni politiche, religiose o culturali, nazionalità o status giuridico.
Questo è il modo in cui Emergency ha lavorato, per quindici anni in tredici diversi paesi, curando tre milioni di persone senza distinzioni.
Questo è il modo con cui continuiamo a lavorare, anche in Italia, nel Poliambulatorio per migranti e persone indigenti di Palermo.
Anche di fronte all’inciviltà sollecitata da una norma stolta prima ancora che perversa, sono certo che i medici italiani agiranno nel rispetto del giuramento di Ippocrate, nel rispetto della Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Nel rispetto, soprattutto, di chiunque si rivolga a loro avendo bisogno di un medico.

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