Tutta una vita da vivere


di Patrizia Lùperi

Ema aveva da poco compiuto cinquanta anni, serenamente, pacatamente, senza rabbia o disperazione, sentimenti che aveva affrontato e con cui aveva lottato angosciosamente alla soglia dei suoi quarantasette, quarantotto, quarantanove anni...
Ora che aveva ormai cinquanta anni poteva guardarsi indietro senza rimpianti e senza malinconia per vedere ciò che la vita le aveva dato: gli affetti, le amicizie, i viaggi, l' affermazione professionale...
C'erano però alcune sere, ora che viveva nei suoi cinquanta anni, che non riusciva a prendere sonno e scendeva allora silenziosamente le scale, entrava nella terza stanza, cercava quel libro, le parole di uno dei suoi modelli di vita e di scrittura (La forza delle cose di Simone de Beauvoir) e iniziava a leggere dove il segnalibro fedelmente indicava:
"... Rivedo la siepe di noccioli che il vento cullava e le promesse di cui ardeva il mio cuore quando contemplavo ai miei piedi questa miniera d'oro: tutta una vita da vivere. Eppure volgendo uno sguardo incredulo su quella credula adolescente posso rendermi conto, stupita, fino a che punto sono stata defraudata".
Solo allora Ema poteva addormentarsi, con la precisa consapevolezza che a qualsiasi età , la vera ricchezza, il vero tesoro, sia il presente.

Il sonno che arrivò non fu tranquillo. Tutto successe quella notte: sogni pesanti e oscuri, messaggi di paure, di dolore e di morte. La visione più spaventosa fu quella di un gigantesco albero che gettava una luce spettrale su tutte le case che lo circondavano. Le sue foglie, le sue fronde somigliavano a tentacoli lunghissimi che spaventosamente avvinghiavano cose e persone che gli si avvicinavano.
Ema cercò di combattere con tutta l’energia dei suoi cinquanta anni ma solo dopo numerosi sforzi riuscì a sfuggire alle feroci strette; la paura però l’accompagnò fino all’alba.


Anche il risveglio non fu sereno. Ema si destò con un balzo e per sfuggire ai turbamenti notturni pensò persino di preparare l’adorata valigia e di concedersi un breve viaggio.
Era però pervasa da numerosi ricordi che non trovavano via d’uscita dal labirinto della sua anima e la tenevano imprigionata alla sua scrivania, nella sua casa. Eppure altre urgenze sarebbero state presenti in quella giornata ma tutto doveva essere rimandato per dedicarsi all’onda del passato che, man mano che il giorno scorreva, si faceva sempre più insistente, svuotandogli il corpo e il cuore.

Allora Ema ricordò nitidamente quell’albero e quel giardino, dove quelle amiche inseparabili avevano trascorso indimenticabili momenti insieme (perché allora se li era così facilmente dimenticati?), chiacchierando e condividendo ogni momento di vita sotto le grandi foglie. Rammentò improvvisamente con altrettanta lucidità il preciso giorno d’inverno in cui il tronco fu tagliato e le enormi radici, con smisurati sforzi, furono estirpate.
Proprio nei giorni successivi anche i loro quotidiani incontri finirono: Rossella ritornò a Ragusa e non si ebbero più sue notizie, Lisa non si laureò più, senza sapere il perché, Marilù si ricongiunse per l’ennesima volta all’eterno fidanzato e non ci furono più passeggiate insieme alle compagne.
Pensieri tristi e lieti abitarono i cinquanta anni di Ema, ricordando giorni tristi e giorni lieti, nel corso dei quali ci volle più coraggio per dimenticare che per ricordare.

Quasi senza accorgersene ritornò la sera e si ripresentò a Ema la necessità di leggere le pagine amate e lesse:
"... Rivedo la siepe di noccioli che il vento cullava e le promesse di cui ardeva il mio cuore quando contemplavo ai miei piedi questa miniera d'oro: tutta una vita da vivere. Eppure volgendo uno sguardo incredulo su quella credula adolescente posso rendermi conto, stupita, fino a che punto sono stata defraudata".

Il sonno arrivò improvvisamente, un sonno inquieto popolato da visioni familiari di quel periodo della sua esistenza, quando c’era l’albero. Rivide di colpo tutta la sua vita da vivere e sentì un misterioso impulso a viverla intensamente, grazie all’aiuto di una nuova forza: quella dei suoi cinquanta anni appena compiuti.

11 Commenti

  1. spero che prima o poi in queste stanze gli attori possano cambiare, spero di assistere a nuovi ruoli, oltre i quali andremo con tutte le nostre forze, ricordando che non solo le parole cambiano con la vita ma anche le identità...

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  2. Si può continuare a scrivere questo racconto? Racconto a più mani Patrizia?
    Ariel

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  3. Come il tempo, così il nostro sguardo... scorre.
    Bellissima la panoramica in questo racconto, sembra uno zoom che si avvicina e si allontana sulla protagonista.
    Brava, molto fotografico e molto coraggioso questo ...inizio di racconto.
    Raffaella

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  4. Ema aprì la portafinestra: l'aria pungente del mattino le pizzicò le guance e il naso: un bagno in sensazioni già vissute e rivissute, tanto che il corpo e la mente le hanno quasi inglobate:
    Aria che punge il naso:
    Ema in quarta ginnasio:
    corre e corre perchè è già in ritardo a scuola, e non le va proprio, timida com'è, di entrare per ultima nel silenzio tombale dell'aula, col professore (il più temibile, quello di greco e latino) che la guarda come una statua di marmo dall'alto della cattedra e fissandola col terribile occhio di ghiaccio.
    Corre e corre, inciampa e si rialza in fretta, raccogliendo i libri e i dizionari piombati sull'erba con lei.
    Mentre varca il portone del liceo si rende conto di quanto sia sudata, di quanto le sue gote siano in fiamme, e i suoi riccioli come i tentacoli di Medusa letteralmente attorcigliati intorno alla sciarpa.
    Vorrei avere vent'anni, essere alta e snella, una donna sicura di sè, coi capelli lisci, che faccia girar la testa a tutti i giovanotti... Uno scalino, trenta scalini... ecco l'aula: ti prego fa' che la porta non sia chiusa fa' che nessuno ridendo bisbigli di me...
    La porta è socchiusa, Ema inspira l'inconfondibile odore di libri, polvere, gesso e numerosi fiati che affollano la grande stanza.
    Ce l'ho fatta. Il professor Baldini la guarda appena, senza il minimo interesse come si guarda un moscerino che svolazza minuscolo e inutile, e, come sempre, risponde al saluto con un grugnito.
    Ti prego, fa' che non mi interroghi...
    Il dito nodoso scorre sui nomi del nero registro, con una lentezza esasperante. Non si sente un solo respiro, a parte quello pesante e affannato del vecchio.
    La malcapitata si alza scattando, rossa come un pomodoro, si avvia al patibolo lentamente, racimolando libro, quaderni e un briciolo di coraggio.
    Ema respira, e così le altre compagne.
    Ci si vede oggi? Venite a studiare da me? No sono in punizione non posso uscire. Io sì vengo. Io sì ma si deve studiare davvero. Volano bigliettini, che il pover'uomo, col suo unico occhio sano, non vede: eppure Madre Natura ha compensato la carenza di un senso con un udito infallibile.
    SILENZIO!!! Tuona così forte che l'aula sobbalza all'unisono, e il silenzio preteso scende in un attimo.
    Ema sogna. La mente va via, oltre la campagna circostante, oltre le piccole città vicine. Vola e prende velocità, i pensieri si accavallano e si confondono.
    Ema sogna ad occhi aperti: un amore tormentato e segreto, il cui principe cambia volto ogni notte:
    è l'uomo dei sogni, infatti l'ha amato solo dormendo, e svegliandosi ha pianto tutte le sue lacrime, perchè si innamorava davvero di colui che è nato, vissuto e volato via solo nel suo inconscio.

    Ariel

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  5. E noi uomini? Abbiamo anche noi la forza dei cinquanta anni. E siamo capaci di usarla come voi.
    André

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  6. Con un nuovo giorno venne improvvisa una nuova coscienza di sé. Che cosa è accaduto alla tua anima, Ema? E’ forse per quella striscia dorata che accarezza la costola del libro sul comodino? Fascino e potenza dei libri, o miracolo di una giornata di sole? Domande. Tentativi di risposte, con una consapevolezza nuova, quasi una maturazione improvvisa. Ema prende ad analizzare i simboli attraverso i sogni, i ricordi, le parole della sua amata Simone B…
    Scende dal letto, si guarda i piedi scalzi posati sul pavimento, le gambe… Piedi magri, gambe snelle, come ieri, come l’anno scorso, come sempre. Infila le dita delle mani nel consueto gesto di districare la lunga capigliatura e improvvisamente si scopre a sorridere. Poi tornano i pensieri, richiamati questa volta da letture diverse. Ora è S. Agostino e la sua visione del tempo. Secondo Agostino passato e futuro sono solo dilatazioni dell’anima… Dunque anche per lui solo il presente è il vero protagonista della vita? Il Presente? Anche a cinquant’anni? Ma certo Ema, svegliati, e gustalo tutto senza indugio, ma anche senza dimenticare che la vera saggezza sta nella completa valutazione di tutte le dimensioni temporali. Infatti se il passato si ricorda, se il presente si vive, il futuro si sogna. Già, si sogna,e perché no, Ema? Non c’è niente di finito nella tua vita, anzi c’è tutta una ricchezza in atto, un fieri meraviglioso che affonda le radici nella forza dei misteri. E può esserci una sensazione più esilarante del mistero? Nell’ignoto è compreso tutto: la sorpresa di un dono, un incontro improvviso, una conoscenza nuova, il nascere di un’amicizia, lo sbocciare di un amore… Basta che tu apra la porta alla nuova giornata e poi, vestita di fiducia, guarda avanti, forte delle nuove consapevolezze che ti danno i tuoi cinquant’anni. In fondo non sei stata defraudata di niente, anzi, hai oggi ali più leggere per andare incontro al futuro. Hai ancora tutta una vita da vivere…

    Edda

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  7. Donne, piangetevi un po' meno addosso!!!
    Gianluca

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  8. Non si tratta di piangersi addosso, ma di ascoltare il proprio io più profondo, cosa che spesse volte a voi, uomini, risulta troppo faticoso.
    Paola

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  9. All'improvviso Ema pensò di iscriversi a un corso di pittura per dare una forma a quelle sensazioni che le davano, da un parte la forza di vivere quella vita, dall'altra restavano indicibili e le procuravano dolore. Lei si chiese se quelle sensazioni e quelle idee che dal cervello nascevano e nel cervello tornavano come in un percorso tortuoso e inspiegabile, ma sopratutto impossibile da fermare, avrebbero potuto essere disegnate con i contorni che le avrebbero imprigionate per sempre, rendendole sensibili anche pee chi le stava accanto. Così i sogni e i ricordi avrebbero avuto consistenza.


    Alex

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  10. Ema si iscrisse a quel corso di pittura....fu la sua salvezza! Finalmente riuscì a dare vita a tutte le sensazioni che la tormentavano

    Valentina risponde a Gianluca

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