Staminali embrionali: sono davvero necessarie?

di Valeria Del Forno


Speranza e gioia da una parte, sfiducia e contrarietà dall’altra. E’ in questi termini che viene accolta in Italia la decisione del presidente americano Barack Obama di revocare i limiti sui finanziamenti federali per la ricerca di cellule staminali embrionali.


Le cellule staminali embrionali tornano al centro di un ampio dibattito. Fu il genetista James Thomson, nel 1988, il primo a isolarle e a dar vita ad una serie di brevetti per la loro riprogrammazione in chiave terapeutica. Brevetti quasi tutti americani e australiani, dato che in Europa è in vigore un divieto in questo senso. E’ da anni che studiosi, medici, esperti di diritto e bioetica di tutto il mondo dibattono su quali siano i confini di utilizzo. Da un lato c'è chi sostiene le esigenze della ricerca scientifica; dall'altro c'è chi sottolinea i vincoli di natura etico-morale a cui la ricerca è tenuta. Ora, con il cambio della guardia alla Casa Bianca, le polemiche si riaccendono. Gli studi per i quali gli Stati Uniti aprono i finanziamenti federali si basano su embrioni crio-conservati in centinaia di centri per la fertilità diffusi negli Usa: embrioni abbandonati dalle coppie, molto spesso in sovrannumero rispetto a quelli impiantati nell`utero della donna.
Gli scienziati sostengono che la capacità delle cellule embrionali di trasformarsi in qualsiasi altro tessuto, dalle ossa alla pelle, dagli organi alle cellule nervose, sia superiore a qualsiasi altro materiale biologico, ad esempio prelevato da donatori adulti. Nel caso di malattie che producono lesioni in gruppi determinati di cellule cerebrali (come il morbo di Parkinson e l'Alzheimer), con la realizzazione di un trapianto di cellule staminali derivate da un embrione alla parte del cervello colpita, gli scienziati sperano di sostituire la parte di tessuto cerebrale danneggiata. In un futuro prossimo, la ricerca sulle cellule staminali potrebbe rivoluzionare il modo di curare tante altre "malattie mortali" come l'ictus, il diabete, le malattie cardiache e, addirittura, le paralisi.

COSA SONO. Per capire cosa siano le cellule staminali, possiamo iniziare col riflettere sull’aggettivo “staminale”, derivante da “stame” che significa “ceppo”, “stipite”, "origine” . Basta questa elementare considerazione per capirne la funzione. In estrema sintesi, si tratta di “cellule primitive, non ancora specializzate in una determinata funzione, in grado di originare tutti i tipi di cellule dell’organismo attraverso un processo denominato di 'differenziamento'”.

I "luoghi" di reperimento delle cellule staminali sono fondamentalmente due:
1. l’embrione allo stadio di blastocisti, che fornisce le cellule staminali embrionali (ESC);
2. vari tessuti dell’organismo già compiutamente formato, da cui provengono le cosiddette cellule staminali adulte (ASC), come il sangue (dei feti e dei neonati, rintracciabile nel cordone ombelicale e nella placenta, del midollo spinale degli adulti e anche del loro sistema circolatorio periferico), il cervello, il mesenchima di vari organi.
I tipi di cellule staminali che vengono ottenute dalle due "fonti" hanno caratteristiche differenti quanto al loro grado di differenziazione: le cellule totipotenti, proprie unicamente degli embrioni nei primi stadi hanno la possibilità di riprodursi e differenziarsi in modo da formare un altro organismo umano completo. È quanto avviene con i gemelli monozigoti, per una sorta di "riproduzione asessuata naturale". Le cellule pluripotenti e multipotenti, presenti nell’organismo già formato, nel primo caso possono dar origine a qualsiasi cellula organica (ma non a tutto l’individuo) e nel secondo ai diversi tipi di cellule della "categoria" – cellule ematiche, epiteliali, ossee, ecc. – a cui appartengono.

PROBLEMI ETICI. I problemi etici legati all’uso delle cellule staminali embrionali derivano dal fatto che l’asportazione della massa cellulare interna della blastocisti, da cui ricavare appunto le cellule, causa la morte dell’embrione, il quale è "un soggetto umano con una ben definita identità" e come tale "ha diritto alla sua propria vita" (Pontificia Accademia per la Vita, Dichiarazione sulla produzione e sull'uso scientifico e terapeutico delle cellule staminali embrionali umane, 24 agosto 2000). "Un fine buono", precisa la Dichiarazione, "non rende buona un’azione in sé cattiva", ovvero il fatto che da tale operazione possa scaturire un bene per altri, non giustifica la grave violazione dei diritti umani insita nella pratica.

L’USO IN ITALIA. Gli atteggiamenti verso l'uso di cellule staminali a fini di ricerca o di cure mediche variano da un paese all'altro. In Germania, ad esempio, l'estrazione di cellule staminali da un embrione umano è considerata illegale. In Gran Bretagna, invece, è perfettamente legale, ma le leggi in materia sono rigorose: gli scienziati britannici possono utilizzare embrioni umani a fini di ricerca fino a quattordici giorni dopo la fecondazione dell'ovulo. In quel momento, l'embrione è un insieme di cellule, grande più o meno come un quarto della testa di uno spillo (0,2 mm). In Italia vige un quadro normativo contraddittorio: la legge n. 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita vieta sì la distruzione in Italia di embrioni a fini di ricerca, ma non parla dell'importazione dall’estero. La ricerca su linee cellulari embrionali già estratte all’estero è quindi possibile anche nel nostro Paese. Rimane il problema degli scarsi finanziamenti per la ricerca.

COMMENTI IN ITALIA SULLA DECISIONE DI OBAMA.
"Una decisione di importanza prioritaria per il futuro dell'umanità". Con questa dichiarazione il premio Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini ha commentato la decisione del presidente Usa. Nel nostro Paese, però, restano numerosi i dissensi. Tra favorevoli e contrari, ecco le reazioni della Chiesa, dei ricercatori e della politica.
LE REAZIONI DELLA CHIESA. E’ importante chiarire che la Chiesa non è contraria alle staminali, ma alla distruzione degli embrioni. Il punto è quindi come si ottengono le cellule staminali. “Se avviene attraverso la distruzione di embrioni, c'è un problema". Lo ha detto all'ADNKRONOS monsignor Ignacio Carrasco, cancelliere della Pontificia Accademia per la vita. L'alto prelato ha aggiunto: “Oggi ci sono delle alternative importanti. Esistono metodologie che ci permettono di raggiungere lo stesso risultato. E' stata già sperimentata la possibilità di far regredire cellule della pelle fino allo stato embrionale; in tal modo si ottengono delle cellule totipotenti che sono le mie, e dunque possono essere utilizzate per gli stessi scopi terapeutici". Secondo monsignor Carrasco, ciò che spingeva a insistere sulla ricerca con le cellule staminali embrionali erano "le prospettive terapeutiche che questa offriva, perché non ci sono risultati immediati e su questo c'è accordo fra i ricercatori. Si diceva, però, non possiamo precluderci questa strada della ricerca perché potrebbe dare dei risultati. E' un ragionamento che ha una sua razionalità, ma non a costo di distruggere gli embrioni". Progressi improntati sulla regressione delle cellule della pelle sono stati raggiunti, ha ricordato monsignor Carrasco, in Giappone e negli Stati Uniti.
LE REAZIONI DEI RICERCATORI. In Italia, la diatriba sulle staminali embrionali divide anche gli scienziati: mentre secondo alcuni la sperimentazione sulle staminali “adulte” potrebbe dare risultati simili a quelli ottenuti con le embrionali, altri sono convinti che, per essere sicuri di questa ipotesi, è necessario fare la sperimentazione anche su queste ultime in modo da avere un termine di paragone.
Secondo i primi le ASC, opportunamente trattate, possono raggiungere un livello di differenziazione tale da rendere completamente inutile il ricorso alle ESC. E’ quanto indicato, fra l’altro, nel dicembre 2000 dalla Relazione di minoranza Osservazioni in Merito ad Alcuni Aspetti della Ricerca sulle Cellule Staminali Umane di alcuni membri della "Commissione ministeriale per lo studio della utilizzazione delle cellule staminali", istituita a suo tempo dall’allora Ministro della Sanità Umberto Veronesi.
Vi è poi una vasta letteratura scientifica a mostrare i maggiori vantaggi delle cellule staminali ricavate da organismi formati rispetto a quelle ricavate dall’embrione precoce. Le prime, infatti, sono più "governabili" proprio per il loro minore grado di indifferenziazione, mentre le seconde, maggiormente flessibili, presentano rischi superiori di evolvere verso formazioni tumorali. Inoltre, e soprattutto, la modalità di recupero delle cellule staminali "adulte" è più semplice, perché non richiede l’elaborato processo della creazione di embrioni in vitro, ed eticamente valida, perché non implica la distruzione dell’embrione "donatore".
La seconda corrente di pensiero sostiene, invece, che finché il campo delle staminali embrionali non verrà studiato, sarà difficile conoscerne le potenzialità reali. Fabrizio Tagliavini, direttore del Dipartimento di malattie neurodegenerative della Fondazione Istituto neurologico Carlo Besta di Milano, confida soprattutto in un "effetto trascinamento", e cioè che dagli Stati Uniti dell'era Obama possa arrivare una 'spinta' alla ricerca scientifica anche su questa sponda dell'Oceano Atlantico
Nell'approfondire questo filone di ricerca, l’esperto afferma: "non vedo alcun problema di natura etica", perché "gli scienziati sono laici per definizione". E "mentre in settori della medicina come le patologie cardiovascolari o l'ematologia sono possibili applicazioni, alcune già esistenti, utilizzando staminali adulte, ritengo che nelle neuroscienze eventuali nuove terapie legate alle staminali non potranno prescindere dalla ricerca sulle embrionali. Non tanto contro l'Alzheimer, le cui lesioni cerebrali sono troppo estese per sperare di rimpiazzare il tessuto malato con uno nuovo 'di ricambio', quanto piuttosto contro il Parkinson in cui i danni neuronali sono più limitati e 'riparabili”, puntualizza l’esperto.
Altro sostenitore della ricerca è Luigi Naldini, direttore dell'Istituto Telethon di terapia genica (Tiget) presso il San Raffaele di Milano. "Quella di Obama - ha dichiarato preoccupato che l'Italia resti ancora indietro - è una decisione importante, soprattutto ora che si stanno profilando alternative". Riferendosi alle cellule staminali pluripotenti indotte (Ips), cellule adulte fatte regredire con un cocktail di geni, dichiara: "se le Ips hanno potenzialità simili alle embrionali, è giusto confrontarle.”
LE REAZIONI DELLA POLITICA. Citiamo qui di seguito alcuni dei commenti provenienti dallo scenario politico italiano.
Secondo Felice Belisario, presidente dei senatori dell'Italia dei Valori, la decisione di Barack Obama di dare il via libera alla ricerca sulle staminali embrionali “è importante e andrebbe presa come esempio dal nostro Paese”. Aggiunge: “L'Italia deve scegliere se restare al Medioevo o allinearsi ai Paesi più all'avanguardia dal punto di vista scientifico. Non è un mistero che alcune gravi malattie del sangue si possono curare grazie alle cellule staminali e alle nuove biotecnologie, per cui come IdV riteniamo che la conservazione del cordone ombelicale in apposite bio-banche pubbliche sia essenziale”.
Anche Massimo D'Alema plaude la scelta di Obama. “Gli Stati Uniti- spiega il presidente della Fondazione Italianieuropei- si stanno contemporaneamente impegnando per la pace, stanno rilanciando la ricerca scientifica e investendo sulle tecnologie verdi. Sono messaggi positivi di profondo cambiamento e di speranza”.
Tra i sostenitori anche Fabio Mussi, ex ministro della Ricerca, che ha dichiarato: "Obama investe sulla ricerca per affrontare con successo tutte le malattie che affliggono l'umanità. E' un messaggio molto importante al mondo intero".
Emma Bonino ha commentato a Radio Radicale la notizia della contrarietà del Vaticano alla decisione del presidente degli Stati Uniti: “Siccome non siamo in Italia ma negli Usa il presidente Obama prenderà atto che il Vaticano è contrario e andrà avanti per la sua strada”. "Avendo ben presente la differenza di responsabilità tra chi governa un Paese e chi dovrebbe occuparsi di coscienze - aggiunge - Obama andrà avanti per la sua strada, cosa che non provocherà neanche quello che ha provocato in Italia negli ultimi anni". Bonino sottolinea che "gli Usa sono un altro Paese con un senso delle istituzioni, questo fa la differenza nella classe politica. Le gerarchie ecclesiastiche sono uguali a quelle italiane, la differenza è la tenuta di senso delle istituzioni che il presidente Obama dimostra”.
Benedetto Della Vedova, presidente dei Riformatori Liberali e deputato del Pdl, sostiene che "La notizia dell'abolizione, da parte del presidente Obama, del bando ai finanziamenti federali per i programmi di ricerca sulle cellule staminali embrionali non segna uno 'spostamento a sinistra' della piattaforma bio-etica del governo americano. Una posizione analoga sarebbe stata adottata, con ogni probabilità, anche da McCain, che da senatore si era dichiarato contrario ai veti imposti dal Presidente Bush". "Con questa scelta il governo americano non intende penalizzare i progetti relativi alle cellule staminali adulte, ma, al contrario, rinunciare alla pretesa di orientare politicamente gli ambiti e i programmi di ricerca, sulla base di preclusioni ideologiche e pregiudizi anti-scientifici. Per altro verso - continua Della Vedova -, occorre notare come in Italia, dopo l'approvazione della legge 40, i limiti rispetto all'utilizzo degli embrioni a fini di ricerca siano molto più stretti e rigidi di quelli stabiliti da Bush. Mentre negli Usa, la ricerca privata (e finanziata da fondi privati) ha comunque potuto prosperare, in Italia la legge impedisce a chiunque di utilizzare a fini di ricerca anche le migliaia di embrioni sovrannumerari congelati e destinati alla distruzione. Questi limiti segnano un freno per uno dei settori più promettenti della ricerca avanzata, e condanneranno il nostro paese alla dipendenza dall'estero nel campo delle forniture bio-mediche e farmacologiche. È una ragione in più - conclude Della Vedova - per guardare con interesse, anche dal nostro Paese, alla 'svolta americana' ".
Ecco, invece, alcuni pareri contrari a questo tipo di ricerca.
Eugenia Roccella, sottosegretario con delega alla Bioetica, ha commentato la scelta di Obama dicendo che "é un discorso superato e propagandistico che premia probabilmente le lobby che lo hanno eletto".
E ancora, secondo Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc, "la scelta italiana di non ammettere la ricerca sulle embrionali è eticamente giusta e scientificamente vincente, visto che i progressi degli ultimi anni sono avvenuti grazie alle staminali 'adulte', ambito in cui l'Italia è all'avanguardia anche grazie alla scelta politica di concentrare i finanziamenti in questo settore.".
Infine, il senatore del Pdl, Stefano De Lillo afferma che “Le accuse che alcuni esponenti dell'opposizione rivolgono alla ricerca italiana, e cioè di voler restare al Medioevo o di subire condizionamenti, vanno respinte con forza: e' vero il contrario”. Egli sottolinea come la ricerca “va là dove le finalità umanitarie sono salvaguardate ed i risultati si prefigurano più promettenti, nel caso specifico verso la ricerca sulle staminali adulte e cordonali”. “Non è vero - continua il senatore del Pdl - che non si vuole la ricerca sulle staminali, su questo tema la confusione a fini polemici è intollerabile ed è necessario fare chiarezza: ci sono due tipi di sperimentazione sulle staminali, quella sulle cellule adulte e cordonali che non comporta distruzione di vite ed è quindi accettabile e quella sulle cellule embrionali, che al contrario comporta la distruzione di vite umane e che quindi risulta inaccettabile”

DUBBI SULLA SICUREZZA DELLA TERAPIA. A sollevare dubbi circa la sicurezza della terapia è stato il caso di un ragazzo che, dopo aver ricevuto una cura con cellule staminali fetali presso un ospedale di Mosca nel 2001, aveva sviluppato, quattro anni dopo, tumori benigni nel cervello e sulla colonna vertebrale. Il ragazzo è stato sottoposto a intervento da parte di medici israeliani. Le prove acquisite hanno suggerito un collegamento con la cura a base di cellule staminali, dando così luogo a nuove polemiche su queste forma terapeutica.
Oggi i rischi di formazione dei tumori in associazione alle cellule staminali embrionali sono ampiamente riconosciuti: esse, infatti, possono trasformarsi non solo in cellule normali di ogni tessuto ma anche in cellule tumorali. Questo fatto non deve sorprendere, dato che le cellule tumorali e quelle staminali hanno molti punti in comune. I geni attivi nei due tipi cellulari sono molto simili. Perché allora le staminali possono trovarsi sia nei tessuti sani sia in quelli malati? La differenza sta in un gruppo di geni, chiamati Polycomb, che nelle cellule staminali estratte da tessuti malati sono disattivati da un processo chimico chiamato metilazione. Ciò comporta una continua divisione incontrollata. Quando una cellula si divide troppo velocemente può accumulare mutazioni, che possono eventualmente portare al tumore. Così come esse possono divenire tumorali, ammettono gli scienziati, è possibile, inoltre, che queste possano inavvertitamente trasportare nell’organismo ricevente virus o altri agenti patogeni in grado di scatenare la malattia. Gli esperti, nonostante questo caso li induca ad essere prudenti, si dicono tuttavia fiduciosi : la conoscenza del ruolo dei geni Polycomb può essere uno strumento sia per eliminare le staminali "a rischio" prima di trapiantarle nel paziente sia come screening per scovare i tumori a uno stadio molto precoce, e quindi più facilmente trattabile. Potrà quindi offrire questo tipo di terapia validi trattamenti per le malattie più difficili da curare?
I dati relativi ai successi ottenuti con cellule staminali embrionali sono ancora esigui per azzardare delle risposte. E’ inoltre difficile cogliere il limite della scienza senza che essa vada ad interferire con i principi di natura etico-morale. Il problema deve pertanto essere esaminato e valutato da molteplici aspetti. Ma non bisogna avere paura delle domande e avere la giusta prudenza nel trovare le risposte, senza lasciarsi mai trascinare da facili entusiasmi.

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