Gianfranco Nerozzi, Il cerchio muto




di Gordinao Lupi



Gianfranco Nerozzi è uno degli autori italiani contemporanei più interessanti, perché fa narrativa di genere senza rinunciare alla letteratura e soprattutto perché è capace di scrivere romanzi corposi all’americana, seguendo l’insegnamento di Stephen King.
Il suo ultimo romanzo esce per i tipi della storica Editrice Nord, un punto di riferimento per il fantastico italiano. Il cerchio muto racconta la storia di Clorinda, teenager oppressa da un padre possessivo che l’ha cresciuta in una gabbia dorata, sottoponendola a rituali di rievocazione per celebrare il ricordo della madre, morta mentre la partoriva dopo un incidente stradale. Nel sabato sera del suo diciottesimo compleanno, la giovane scappa da casa per andare in discoteca, ma qui incontra Vasco Terrano, un delinquente figlio di un boss mafioso, che la convince a seguirlo in un luogo appartato, dove viene drogata, violentata e gettata in strada.

La ragazza è investita da un’auto, guidata da Franco Negronero, uno studente di medicina, figlio di un commissario morto in servizio che si paga gli studi universitari partecipando a corse clandestine. In seguito al trauma riportato nell’incidente, Franco entra in coma, ma dopo una settimana si risveglia in modo inspiegabile. Oppresso dai sensi di colpa per la morte che pensa di aver provocato, insidiato da una misteriosa presenza, comincia a raccogliere in modo ossessivo i dati medici sulle stragi del sabato sera, le statistiche delle morti, i referti medici… Si rende conto che alcuni incidenti sono legati come gli anelli di una catena. Aiutato da una collega di suo padre: Chiara Monti, comandante dell’NSPIA, una squadra della Polizia per combattere un’organizzazione denominata Triplice, la mafia delle discoteche, per prevenire la mattanza di giovani sulle strade, Franco giunge sulle tracce di un assassino che sta ricreando lo stesso tipo d’incidente in cui ha trovato la morte Clorinda…

Gianfranco Nerozzi costruisce una storia ricca di suggestioni narrative che si rifanno a Victor Hugo, Stephen King e scenari angoscianti alla James Ballard, Il cerchio muto è una moderna novella gotica, un poliziesco anomalo e persino un thriller soprannaturale. L’autore bolognese segue la lezione di Mario Bava e costruisce una storia con due possibilità, una razionale, l’altra surreale. Al giorno d’oggi l’horror gotico è questo, le discoteche e le stragi del sabato sera si sostituiscono ai castelli diroccati sul mare e ai sadici baroni che tornano per vendicare il loro passato.
Abbiamo avvicinato Nerozzi per rivolgere qualche domanda.

Non è una scelta controcorrente essere scrittori horror in Italia?

Oh ma io non sono mica un autore horror. Io scrivo romanzi d’amore. Sembrerebbe una battuta, detta da me… Invece non del tutto. Perché penso che alla base di una qualsiasi ispirazione artistica, in fondo ci debba sempre essere una forma passionale, un mix d’affetto e carnalità. Sangue che pulsa, odori e sapori. Forse la risposta alla tua domanda è: che la scelta di essere scrittori, scrittori veri, di per sé implica l’andare controcorrente. Che se no cosa serve? Risalire un corso d’acqua, spingere contro flutti contrari, anche a rischio di essere divorati da qualche fottuto orso che ti scambia per un salmone. Dirigersi verso qualcosa di determinante, spaccandosi i muscoli. È proprio quel viaggio lì, quella fatica, quel pericolo, che rende tutto quanto degno di essere vissuto. Rivoluzione e redenzione. Controcorrente dentro e fuori dal cerchio, la fuga dalla gabbia della normalità che cerca di tenerci stretti, nel flusso facile dell’acqua che scorre senza rumore.

Sei un narratore di genere che vuol far arrivare dei messaggi al lettore oppure le tue storie sono narrazione pura?

Le mie storie sono di certo pure, e proprio per quello lanciano messaggi. Per forza di cose. La scrittura, così come tutte le forme d’arte, ha ragione di esistere nella condivisione delle cose che ci ossessionano. Oltre all’amore, di cui dicevo prima, c’è sempre la paura: che si può considerare, lo dico spesso: la madre di tutte le emozioni. Quando siamo molto spaventati, i sensi sono più attivi, tutti quanti… soprattutto il sesto. Per arrivare a un compromesso accettabile fra il nostro batticuore e il desiderio di essere felici, occorre trovare delle risposte. Così il messaggio diventa inevitabile. Dopodiché gli scrittori (veri e puri) lo mettono in una bottiglia e lo affidiamo al torrente che scorre, perché risalga faticosamente e dolorosamente verso gli orsi cattivi. La speranza è che giunga in cima alla montagna alla faccia di tutte le controcorrenti del mondo.

Il tuo ultimo libro è anche uno spettacolo. Parlacene

Io ho sempre eseguito dei reading musicali per presentare i miei romanzi. Concerti di parole, li definisco: performance legate alle colonne sonore che metto sempre in ogni libro, retaggio del mio passato di musicista… In occasione della pubblicazione del Cerchio muto, ho voluto spingermi oltre. Un reading live vero e proprio (Redivivo mi piacerebbe chiamarlo…) dove diverse forme artistiche tradurranno e celebreranno parti del romanzo. L’idea è quella di destrutturalizzare la storia e interpretarla di nuovo. Così ci sarà un gruppo di musicisti: I Propexy, che interpreteranno i Mastema (il gruppo musicale fantasma che vive sempre nei miei libri). Poi ci sarà una cantante lirica: Katia Natalini. Le coreografie della scuola di ballo di Annadora Scalone. Gli attori del Teatro presenza con la direzione di Graziano Ferrari. Le immagini della regista Valentina Bertani. E dulcis in fundo: le scenografie della scuola Perlarte di Roberta Denti. Dati i temi trattati nel romanzo e conseguentemente anche nello spettacolo, mi piacerebbe coinvolgere Licei e Università, per arrivare ai giovani, e di conseguenza anche ai non giovani… A tutti. Insomma, ci sarà da divertirsi.

L’Editrice Nord è un bel punto di arrivo. Mi pare che raramente pubblica autori italiani. Buon segno?

Potrebbe essere un buon segno. Soprattutto se Il Cerchio muto avrà il successo che sperano (che speriamo, eh!). Dato il momento, però… Con tutti questi segni di catastrofi incombenti e disastri finanziari e non, con la fottuta e celebratissima crisi economica e il crollo del valori. L’unico segno che ci rimane da fare… è quello della croce. Ma sempre comunque protesi nella corrente, dentro e fuori dal cerchio. In fuga dal silenzio.

Ringraziamo Gianfranco Nerozzi e auguriamo al suo nuovo romanzo il successo che merita.

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