di Paola Iacopetti
Di ritorno dal Perù l'amico e ricercatore indipendente Flaviano Bianchini ci racconta come si muore nella città squarciata dalla miniera, della decisione di traslare l'intera città - 78.000 abitanti - al di là dello spartiacque, dove si possa bere, camminare per strada, giocare senza avvelenarsi. Tanto che gli abitanti di Cerro de Pasco hanno festeggiato questa decisione, invece di aggrapparsi alle case in cui sono nati e cresciuti. Decisione maturata anche grazie ai dati raccolti da Flaviano sull'inquinamento provocato dalla miniera, nonostante i tentativi della DIGESA di "insabbiare" anche quei numeri per continuare a sostenere che l'attività della miniera non nuoce alla salute degli abitanti di Cerro. Cos'è la DIGESA? La Direzione Generale di Salute!
Così come era abituata al tajo, Naida era anche abituata ad avere l’acqua un’ora e mezza alla settimana e a vivere al lato de los desmontes, le grandi montagne di rocce triturate ammassate un po’ ovunque nella città. Ce n’era una anche dietro casa sua, una grossa montagna alta più di cento metri con una base di un paio di ettari. Per tutti i bambini di Columna Pasco era un invito al gioco. Ma nessuno andava mai a giocarci. “Quelle rocce sono velenose! Non dovete neanche avvicinarvi!” dicevano loro le mamme preoccupate.
Ma la gente continuava a morire. Un mese dopo Naida, il 18 febbraio, fu la volta di Marcos2. Aveva undici anni. Anche lui morto per atrofia cerebrale. Nel suo organismo c’erano 94 µg/dl di piombo. “È colpa della miniera” insorse quasi tutta la città. Ma la compagnia non ebbe bisogno di dire nulla. Anche questa volta fu DIGESA a dichiarare che la morte di Marcos non poteva essere in alcun modo relazionata all’attività mineraria.
Tutto regolare. Tutto normale. Tutto deve continuare ad andare come sempre è andato.
Per la Direzione Generale di Salute di Cerro de Pasco la morte di una decina di bambini all’anno per atrofia cerebrale è tutto nella normalità. L’importante è che non si scomodi il grande colosso minerario, loro padre-padrone.
Di ritorno dal Perù l'amico e ricercatore indipendente Flaviano Bianchini ci racconta come si muore nella città squarciata dalla miniera, della decisione di traslare l'intera città - 78.000 abitanti - al di là dello spartiacque, dove si possa bere, camminare per strada, giocare senza avvelenarsi. Tanto che gli abitanti di Cerro de Pasco hanno festeggiato questa decisione, invece di aggrapparsi alle case in cui sono nati e cresciuti. Decisione maturata anche grazie ai dati raccolti da Flaviano sull'inquinamento provocato dalla miniera, nonostante i tentativi della DIGESA di "insabbiare" anche quei numeri per continuare a sostenere che l'attività della miniera non nuoce alla salute degli abitanti di Cerro. Cos'è la DIGESA? La Direzione Generale di Salute!
Una storia vera
di Flaviano Bianchini
di Flaviano Bianchini
Naida(*) era nata nel 2000, un anno importante, “porterà fortuna” si diceva. Era una ragazzina come tante, allegra, vivace e che odiava andare a scuola.
Era nata a Columna Pasco, uno dei tanti quartieri della città più alta del mondo: Cerro de Pasco. Come tutti gli abitanti di Cerro de Pasco era abituata a convivere con la grossa voragine nel centro della città che tutti chiamavano semplicemente el tajo, il taglio. Il taglio è una grande miniera a cielo aperto per l’estrazione di piombo, zinco e argento.
Così come era abituata al tajo, Naida era anche abituata ad avere l’acqua un’ora e mezza alla settimana e a vivere al lato de los desmontes, le grandi montagne di rocce triturate ammassate un po’ ovunque nella città. Ce n’era una anche dietro casa sua, una grossa montagna alta più di cento metri con una base di un paio di ettari. Per tutti i bambini di Columna Pasco era un invito al gioco. Ma nessuno andava mai a giocarci. “Quelle rocce sono velenose! Non dovete neanche avvicinarvi!” dicevano loro le mamme preoccupate.
Ma per quanto uno non andasse a giocarci i mucchi di rocce erano lì. Non si muovevano. Nella stagione delle piogge dai desmontes venivano giù dei piccoli ruscelli di acqua arancione. “Quei piccoli ruscelli sono acque acide! Non bisogna toccarle!” si diceva in città. La miniera invece diceva che era acqua normalissima. “Pura acqua piovana” si leggeva nei comunicati. Nella stagione secca invece, dalle montagne di rocce si alzavano vere e proprie nubi di polvere. “Quella polvere è dannosa, c’è del piombo dentro. Fa male!” dicevano gli ambientalisti. “Quella polvere è normalissima polvere, come quella che si leva dalle strade” diceva l’impresa mineraria.
Naida era cresciuta con quelle diatribe e non ci faceva caso. Lei credeva a sua mamma e ai desmontes non si avvicinava nemmeno. Ma loro erano lì. A meno di cento metri da casa sua.
La sua vita proseguì così regolare come quella di tutti i bambini della città mineraria. Giocava, andava a scuola e si teneva lontano dai desmontes.
Naida era cresciuta con quelle diatribe e non ci faceva caso. Lei credeva a sua mamma e ai desmontes non si avvicinava nemmeno. Ma loro erano lì. A meno di cento metri da casa sua.
La sua vita proseguì così regolare come quella di tutti i bambini della città mineraria. Giocava, andava a scuola e si teneva lontano dai desmontes.
Verso la fine del 2008 però qualcosa iniziò ad andare storto. Naida non giocava più tanto e aveva sempre dei tremendi mal di testa. Passò il natale e così anche il capodanno e i mal di testa continuavano ad aumentare. All’inizio i genitori di Naida non si preoccuparono, poi, visto che i dolori continuavano, la portarono al centro di salute più vicino. Nel centro di salute notarono subito che qualcosa non andava ma non avevano i mezzi per fare delle analisi più approfondite. Così la mandarono in un ospedale a Lima. Ma lì, due giorni dopo il ricovero, Naida morì.
“Atrofia celebrale” si leggeva nel referto. Le analisi dimostrarono che nel sangue di Naida c’erano 111 µg/dl di piombo. Il limite consentito dalla Organizzazione Mondiale della Salute è di 10 µg/dl. Sopra i 70 µg/dl è previsto il ricovero immediato. Il rischio è proprio quello di incorrere in un’atrofia celebrale.
“Atrofia celebrale” si leggeva nel referto. Le analisi dimostrarono che nel sangue di Naida c’erano 111 µg/dl di piombo. Il limite consentito dalla Organizzazione Mondiale della Salute è di 10 µg/dl. Sopra i 70 µg/dl è previsto il ricovero immediato. Il rischio è proprio quello di incorrere in un’atrofia celebrale.
Nel solo 2008 erano stati 9 i casi di atrofia celebrale a Cerro de Pasco, ma l’impresa continuava a negare la propria responsabilità. Dicevano che il tutto non era in alcun modo relazionato con i desmontes né con le operazioni minerarie. Ad appoggiare questa idea poi c’era anche DIGESA (la Direzione Generale di Salute, l’organo che dovrebbe tutelare la salute dei cittadini) che, invece di eseguire analisi più approfondite si limitava solo a “dar voce” alle idee della multinazionale mineraria.
“Ma allora da dove arriva il piombo se non dalla miniera? Nelle altre città non ci sono casi simili.” Sosteneva la gente. Ed è vero. In tutta la regione di Pasco ci sono stati solo 9 casi di atrofia celebrale nel 2008. E tutti e 9 nella città di Cerro de Pasco, proprio sotto i desmontes e ai bordi del tajo.
“Ma allora da dove arriva il piombo se non dalla miniera? Nelle altre città non ci sono casi simili.” Sosteneva la gente. Ed è vero. In tutta la regione di Pasco ci sono stati solo 9 casi di atrofia celebrale nel 2008. E tutti e 9 nella città di Cerro de Pasco, proprio sotto i desmontes e ai bordi del tajo.
La popolazione ne voleva sapere di più. Così arrivarono dei ricercatori per indagare sulla presenza di piombo o di altri metalli nel sangue della popolazione.
Ma ancora una volta si mise in mezzo DIGESA che ormai, agli occhi di tutti, era solo un portavoce dell’impresa mineraria e non un difensore della salute della popolazione.
I ricercatori avevano tutte le carte in regola ma DIGESA sosteneva che uno studio del genere non era necessario e che solo poteva aumentare i conflitti interni alla città e tentò di impedirlo con tutti i mezzi possibili.
Ma ancora una volta si mise in mezzo DIGESA che ormai, agli occhi di tutti, era solo un portavoce dell’impresa mineraria e non un difensore della salute della popolazione.
I ricercatori avevano tutte le carte in regola ma DIGESA sosteneva che uno studio del genere non era necessario e che solo poteva aumentare i conflitti interni alla città e tentò di impedirlo con tutti i mezzi possibili.
Ma la gente continuava a morire. Un mese dopo Naida, il 18 febbraio, fu la volta di Marcos2. Aveva undici anni. Anche lui morto per atrofia cerebrale. Nel suo organismo c’erano 94 µg/dl di piombo. “È colpa della miniera” insorse quasi tutta la città. Ma la compagnia non ebbe bisogno di dire nulla. Anche questa volta fu DIGESA a dichiarare che la morte di Marcos non poteva essere in alcun modo relazionata all’attività mineraria.
Tutto regolare. Tutto normale. Tutto deve continuare ad andare come sempre è andato.
Per la Direzione Generale di Salute di Cerro de Pasco la morte di una decina di bambini all’anno per atrofia cerebrale è tutto nella normalità. L’importante è che non si scomodi il grande colosso minerario, loro padre-padrone.
Ma c’era un’altra ipotesi che iniziava a farsi strada nella città più alta del mondo. Un’ipotesi assurda ma che forse era l’unica speranza per i suoi 80.000 abitanti. Spostare l’intera città. Distruggere una città che era lì da prima che Colombo solo immaginasse di navigare verso Ovest e ricostruirla qualche chilometro più in là, lontano dagli scarichi della miniera e dalle polveri dei desmontes.
Così, qualche giorno fa, mentre i bambini continuavano ad ammalarsi di atrofia celebrale e DIGESA continuava a far finta di nulla la commissione ha deciso: Cerro de Pasco, la città più alta del mondo, verrà traslata. A maggioranza risicata la commissione ha deciso così. La vita qui non è più possibile. Tanto vale spostarsi.
Così, qualche giorno fa, mentre i bambini continuavano ad ammalarsi di atrofia celebrale e DIGESA continuava a far finta di nulla la commissione ha deciso: Cerro de Pasco, la città più alta del mondo, verrà traslata. A maggioranza risicata la commissione ha deciso così. La vita qui non è più possibile. Tanto vale spostarsi.
Cerro de Pasco era in festa l’altra sera. Le strade piene di gente nonostante la neve e il vento freddo. Celebrazioni ovunque, festa, musica e balli. E vedere qualcuno in festa perché lo sfrattano dalla casa dove hanno vissuto i suoi nonni e prima i nonni dei suoi nonni è una cosa davvero rara. Sono marchigiano, e ricordo, quando dopo il terremoto del 1997 la gente non voleva andarsene dalle case che gli cadevano in testa. Chi può essere contento di dover abbandonare il posto dove è nato e cresciuto? Solo i paschegni, per loro la decisione della commissione è stata una vittoria.
Ma la vittoria porta in sé una sconfitta. È una vittoria perché finalmente gli abitanti di Cerro de Pasco potranno tornare ad avere una vita normale, con aria pura, acqua potabile e senza montagne di detriti a riempire ogni angolo vuoto. È una sconfitta perché il capitale ha vinto sulla vita. Perché tra le motivazioni che hanno portato a tale decisione c’è il fatto che VOLCAN vuole ampliare la sua miniera e per farlo deve distruggere altri pezzi di città. E se spostano la città questo è un problema in meno. È una sconfitta perché non sono stati posti dei vincoli all’inquinamento. Anche se la zona resterà deserta questo non è un buon motivo per continuare ad inquinare il fiume San Juan, il fiume Tingo e il fiume Huallaga.
Ma la vittoria porta in sé una sconfitta. È una vittoria perché finalmente gli abitanti di Cerro de Pasco potranno tornare ad avere una vita normale, con aria pura, acqua potabile e senza montagne di detriti a riempire ogni angolo vuoto. È una sconfitta perché il capitale ha vinto sulla vita. Perché tra le motivazioni che hanno portato a tale decisione c’è il fatto che VOLCAN vuole ampliare la sua miniera e per farlo deve distruggere altri pezzi di città. E se spostano la città questo è un problema in meno. È una sconfitta perché non sono stati posti dei vincoli all’inquinamento. Anche se la zona resterà deserta questo non è un buon motivo per continuare ad inquinare il fiume San Juan, il fiume Tingo e il fiume Huallaga.
E una vittoria perché, oggettivamente, nessuno poteva aspettarsi di più. Ma è una sconfitta perché la decisione è arrivata tardi. Già nel 1975 il governo rivoluzionario del Generale Juan Velasco Alvarado aveva deciso di spostare la città. Ma poi non è mai stato fatto fino ad oggi. E nessuno sa quante vite si sono perse per aver aspettato oltre trenta anni. Nel solo 2008 nove bambini sono morti per atrofia celebrale, nel 2009 sono già due. Per non parlare delle malformazioni che a Paragsha (il quartiere più vicino alla miniera) rappresentano la prima causa di mortalità infantile con il 15,79% delle morti. O i suicidi che nei ragazzi tra i 10 e i 19 anni rappresentano la prima causa di mortalità con il 18%.
È una vittoria perché finalmente i bambini giocheranno nei prati e non tra le rocce di scarto. Una sconfitta perché la gente viveva qui prima ancora che Colombo imparasse a navigare, e ora viene sfrattata dalla propria casa per un pugno di metalli preziosi.
È una vittoria perché finalmente i bambini giocheranno nei prati e non tra le rocce di scarto. Una sconfitta perché la gente viveva qui prima ancora che Colombo imparasse a navigare, e ora viene sfrattata dalla propria casa per un pugno di metalli preziosi.
Ed è una sconfitta perché ancora non è stato deciso chi pagherà lo spostamento. Spostare 80.000 persone non costa due lire e bisogna chiarire chi pagherà il tutto. La cosa più ovvia è che paghi l’impresa. Poi in fondo sono loro che ne trarranno il vantaggio di poter crescere a dismisura senza “l’impiccio” della città. E poi sono loro quelli che hanno causato una condizione talmente invivibile da rendere necessario il traslato della città. Ma VOLCAN dice di non essere responsabile (ma allora chi lo sarebbe? Chi è che ha fatto un buco nel mezzo della città e ha ammucchiato scarti ovunque?) e non ne vuole sapere di pagare. Dice che la cosa spetta allo Stato. Ma i cittadini non hanno la minima voglia di pagare con le proprie tasse i profitti di una multinazionale mineraria. La cosa è a un punto morto. La commissione deciderà da qui a qualche mese chi dovrà farsi carico dello spostamento.
Intanto in città continua la festa. Anche se dovranno abbandonare le case dove sono nati e cresciuti i paschegni sono in festa, finalmente potranno avere una vita normale.
(*) nome fittizio
(*) nome fittizio
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