Scuola, la sicurezza dopo il terremoto.

di Roberto Tortora

Il terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo ha riaperto, tra le tante ferite, l’annosa questione della sicurezza nelle scuole.
Quanto è accaduto sembra dar ragione a chi sostiene che la nostra società non è educativa, ma solamente terapeutica: invece di mettere in campo azioni che prevengano gli eventi drammatici, interviene quando il danno è già fatto.
Ma chi è responsabile della sicurezza nelle scuole? Chi ha il compito e il dovere istituzionale di provvedere alla salute di quanti ogni giorno vivono e lavorano negli Istituti scolastici?
Da un lato c’è il Preside, che deve formare una squadra di addetti ai lavori (un medico di riferimento, docenti e collaboratori scolastici, qualche alunno) ai quali affidare il Servizio di Prevenzione e Protezione; deve anche dotare l’edificio della necessaria segnaletica per la sicurezza, di un registro degli infortuni, di un piano di evacuazione in casi di emergenza. Poi ci sono gli Enti Locali (Il Comune, per la scuola primaria; l’amministrazione provinciale, per la secondaria) che provvedono soprattutto alla sicurezza degli edifici: manutenzione ordinaria e straordinaria, adeguamento degli impianti, abbattimento delle barriere architettoniche, rimozione di amianto, fornitura di dotazioni antincendio. Infine il Governo e le Regioni sono gli organi responsabili dello stanziamento delle risorse necessarie a rendere sicuri – come luoghi di studio e di lavoro – gli Istituti scolastici.
Ora, se i Dirigenti Scolastici in genere riescono ad ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa vigente (T.U. 81/2008, la legge 14/2009 e il Dlgs 626/1994), gli Enti Locali risentono, invece, della cronica carenza di risorse economiche.
Recenti inchieste condotte da Legambiente e dalla UIL denunciano che soltanto la metà degli edifici in cui studiano i nostri allievi sono provvisti di scale di sicurezza e certificazione per la prevenzione antincendio. Troppi edifici sono situati in prossimità di zone a rischio di inquinamento e il 55% degli edifici risulta costruito prima del 1974. Nell’11% delle scuole italiane è stata rilevata la presenza di amianto.
In verità, un primo, consistente flusso di denaro si sta muovendo nella giusta direzione. Il Cipe ha deliberato, tra dicembre e marzo scorsi, un miliardo e 150 milioni di euro da destinare alla sicurezza delle scuole. Oltre all’obiettivo primario di rendere sicuri gli edifici che risultano, ad oggi, maggiormente a rischio, si tenta di mettere a punto una mappatura completa ed aggiornata dello stato di rischio, una vera e propria anagrafe nazionale degli edifici entro l’estate.
La spesa prevista, comunque, è ingente, di gran lunga superiore alle risorse disponibili, tanto che di fronte alle situazioni di emergenza le procedure burocratiche si arrestano per insufficienza di fondi.
A questo proposito, nel corso di una trasmissione televisiva Matteo Colaninno – dalle file dell’opposizione - ha lanciato al Governo la proposta di rinunciare alla costruzione del ponte sullo stretto per dirottare i finanziamenti previsti proprio nel cantiere sicurezza. La maggioranza, colta di sorpresa – anche in relazione al clamore suscitato dalla vicenda abruzzese – dovrà dare una risposta in tempi ragionevoli.
Infine, è il caso di ricordare che il tema della sicurezza non riguarda solo opere edilizie e stanziamento di fondi, ma anche una precisa e continua opera di sensibilizzazione culturale che coinvolga tutto il personale scolastico e – più in generale – chiunque viva in contesti lavorativi particolarmente a rischio.
Una prima campagna di sensibilizzazione è già partita e prevede ulteriori sviluppi nei prossimi mesi, quando saranno assegnati premi e borse di studio (da mille euro) agli studenti delle scuole secondarie superiori per progetti e lavori relativi alla sicurezza. Si tratta, in questo caso, di un investimento strategico, che mira a sostenere la formazione e l’informazione come strade privilegiate per attuare una cultura diffusa della prevenzione.

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