With the Spring in the heart



di Antonella Musiello

Anche se spesso il profumo della primavera viene spezzato via in un momento a causa di eventi che lasciano inermi come è accaduto ultimamente nel nostro paese, la voglia di rinascere non deve appartenere solo a terre lontane dalla nostra.
Ad esempio l’oriente non è solito vivere le negatività pur esistenti, ma affrontano qualsiasi tipo di vuoto come un punto di riferimento dal quale nasce qualcosa.
Per questo vorrei augurare di rivivere una nuova primavera a tutte le famiglie che hanno vissuto un brutto incubo e a tutti coloro che affrontano piccole difficoltà nel corso della propria esistenza.

Immagino tutta questa gente e anche me, seduti ad ammirare il lento fiorire degli alberi come accade da tempo in Giappone con la nota festa dei ciliegi (Hanami), che si celebra i primi giorni di aprile.
In Giappone questa è una festa nazionale, con l’arrivo della primavera un’ondata rosa di fiori di ciliegio sale verso nord partendo da Kyushu, attraversando Honshu in aprile e concludendosi a Hokkaido all’inizio di maggio.

Sotto gli alberi in fiore, riuniti con la famiglia o con gli amici, i giapponesi, ballano, mangiano e soprattutto bevono, la festa dura per tutti i giorni in cui la fioritura è al suo massimo fiorire.
Il fiore del ciligio è rappresentativo del Giappone, ne rispecchia il colore pallido, la delicatezza, la fragilità data la breve vita di tale fiore, ma anche la bellezza. Il fiore del ciliegio riflette anche il modo di vivere orientale, legato a cogliere il massimo piacere anche da un piccolo bocciolo.

La teoria del “cogliere l’attimo” è evidente soprattutto in questo evento quando appunto lo spettacolo appena cominciato sta già per finire, i fiori cadranno nello spazio di una settimana.
I giapponesi assumono anche un tono fanatico accanto a questa festa, sono capaci di sgomitare per arrivare sotto gli alberi fioriti e si ubriacano di sakè in maniera imbarazzante. Un atteggiamento probabilmente poco condivisibile, ma sicuramente bizzarro e stravagante.

Un giovane kamikaze nel 1945 prima di salire sul suo aereo aveva detto “Se solo potessimo cadere, come fiori di ciliegio di primavera, così puri, così luminosi!”. Non è un esempio di vita che i giapponesi ammirano, ma si manifesta in queste parole il significato di assurgere ad una forma più alta di una semplice azione, che guarda alla poesia anche in momenti poco poetici. Il fin dei conti il tocco indelebile di un artista è molto simile in quanto lascia istantaneamente un segno prima di precipitare nell’oblio e poi essere ricordato per questo.
Queste sono le forme rappresentative di gesti e parole di un popolo che anche se contraddittorio e discutibile riesce a guardare ammirato il rapido nascere di un fiore e la sua caduta come un semplice percorso, breve ed intenso come un saluto o una carezza.

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