Dal caso Peppe Drago alla bomba Raffaele Lombardo. Ecco perché nessuno crede più nella politica




di Bartolo Lorefice

La sentenza di condanna del deputato dell’Udc Peppe Drago per peculato a tre anni e alla interdizione dai pubblici uffici ci permette di capire lo stato della politica in Sicilia. Nessuno (o quasi) ha manifestato pubblicamente la propria indignazione, nessuno ne ha chiesto le dimissioni. Anzi. E' accaduto l'esatto contrario. La candidata alle europee Concetta Vindigni ha espresso addirittura solidarietà, prendendo una posizione contro la magistratura e a favore del compagno di partito di cui è, tra l’altro, fedelessima.

Dal Partito Democratico silenzio di tomba. Sembra quasi che ci sia una sorta di paura, che si tema di rompere la calma paludosa della assopita politica siciliana.

Ma il degrado della politica e delle istituzioni non finisce qui. A Palermo il presidente della regione Raffaele Lombardo, candidato alle Europee per il Movimento per l'Autonomia, manda a casa tutti gli assessori e rompe definitivamente con il Pdl. Una lotta intestina tra gli stessi esponenti del medesimo gruppo di potere che da anni governa la Sicilia, per qualche voto in più alle europee.

Questo il degrado delle istituzioni politiche, da Roma alla punta sud della penisola. Degrado generalizzato e dal quale solo pochi si salvano. Gli elettori sono schifati. Non stupiamoci se l'astensionismo per le prossime elezioni europee toccherà picchi record.

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