Europee, rush finale. L’importanza del voto

di Valeria Del Forno


Mancano appena tre giorni alle elezioni per il Parlamento europeo e una buona fetta di elettori ignora l’importanza del voto. In pochi sanno, infatti, che quasi tre leggi su quattro dello Stato italiano dipendono dalle decisioni europee. Ai circa mille deputati italiani resta l'altro quarto di leggi, e un margine di manovra ristretto.


Sabato 6 e domenica 7 giugno si vota per il rinnovo del Parlamento europeo. Per la prima volta si esprimono democraticamente insieme i cittadini di 27 Paesi. I 375 milioni di cittadini europei con diritto di voto eleggeranno 736 deputati, dei quali 72 saranno italiani. Questo è quello che apprendiamo da tempo da giornali e TV nazionali. Non conosciamo, con altrettanta precisione, le ragioni, per le quali è importante, per tutti noi, partecipare a questo appuntamento democratico, il secondo al mondo per numeri dopo l'elezione del Parlamento indiano.

L’Europa è spesso reputata da molti un’istituzione lontana che limita i poteri locali. In pochi sanno, infatti, che le leggi dello Stato italiano sono prettamente emanate a Strasburgo e a Bruxelles e non a Roma o nei capoluoghi di Regione. Per l’esattezza, quasi tre leggi su quattro dello Stato italiano dipendono dalle decisioni europee e applicano direttive e regolamenti emanati in concerto dalle tre grandi istituzioni di Bruxelles e Strasburgo: la Commissione europea, che vigila sull'applicazione del Trattato dell'UE; il Consiglio dei Ministri, dove i singoli governi dei 27 Paesi membri contribuiscono all'integrazione europea e tutelano il proprio interesse, e, appunto, il Parlamento europeo che si rinnova a giugno. Ad oggi, circa l’80% delle norme che regolano ambiente, energia, trasporti, politiche monetarie, salute nel nostro Paese sono pura applicazione delle direttive dell’Unione Europea.

Vediamo alcuni esempi. L'insieme di norme che garantiscono la sicurezza alimentare e la qualità del cibo che mangiamo sono definite dall'Europa, e lo stesso si può dire per la protezione dell'ambiente in cui viviamo, dalla terra all'acqua agli habitat da tutelare come i mari o le montagne. Gli standard industriali, cioè le norme che garantiscono la sicurezza dei prodotti, sono anch’esse quelle del mercato interno europeo e del marchio CE.
In tema di concorrenza dei produttori extraeuropei, ad esempio quelli asiatici, è l’Europa a negoziare con loro le norme del commercio e tutela i nostri prodotti a fronte di comportamenti non sempre leciti, come nel caso della contraffazione. Questo perché la competenza commerciale è dell'Unione, in quanto nei confronti di un mercato di un miliardo e trecento milioni di persone come quello cinese, è opportuno presentarsi compatti con la forza economica dell'Europa per tutelare gli interessi anche della singola impresa e del settore specifico. I singoli Stati ormai sono troppo piccoli per riuscire a giocare il gioco della concorrenza internazionale, e il protezionismo è dannoso per tutti. Chi può garantire il giusto equilibrio, è ormai solo l'Europa.

COME SI VIENE A FORMARE UNA LEGGE EUROPEA.
Il Parlamento europeo è l’unica assemblea legislativa sovranazionale (che rappresenta i popoli di una pluralità di nazioni) democraticamente eletta: nel mondo non ce ne sono altre; nella Storia non ce sono mai state altre.
Il suo compito è adottare leggi europee sulla base delle proposte presentate dalla Commissione. In teoria le proposte partono dai cittadini, da gruppi di interesse e da esperti. In pratica è la Commissione che avanza una proposta formale (dopo aver consultato le suddette categorie) al Parlamento e/o al Consiglio. Questi due istituti decidono congiuntamente. Il Parlamento condivide il proprio operato e la responsabilità con il Consiglio: insieme hanno anche l’autorità di approvare il bilancio annuale (circa 115 miliardi di euro). Una volta emanata, la legge deve essere accolta dalle autorità nazionali e locali che hanno anche il potere di implementarla, di applicarla cioè a specifiche esigenze territoriali. A monitorare l’applicazione delle leggi UE vigilano la Commissione e la Corte di Giustizia.

I PUNTI FORTI. IL RUOLO CRESCENTE DELL' UE.

Le decisioni sia economiche che legislative adottate a Strasburgo incidono sulla vita dei 375 milioni di cittadini dei 27 Paesi membri della UE. L’Europa, insomma, non è affatto così lontana come ad alcuni può ancora apparire.
L'intervento a livello statale è, nella maggior parte dei casi, pertanto insufficiente. Pensando, ad esempio, alla gestione dei flussi demografici e all'immigrazione, qualsiasi intervento preso al livello nazionale non può risolvere la questione se si considerano le dimensioni del fenomeno, le relazioni tra il mondo sviluppato e chi vive ai margini dello sviluppo, e un'Europa che ormai è senza confini al suo interno. Si riesce al limite a spostare il problema per qualche tempo, ma non a risolverlo, se non si lavora insieme, tra i diversi Governi europei, sulle regole di accesso, sull'accoglienza, sull'integrazione, sullo sviluppo, sulle necessità dei diversi sistemi economici, in Europa e fuori.
A tal proposito, il Trattato di Lisbona, già ratificato da 25 Paesi su 27 (mancano Irlanda e Repubblica Ceca), e all'unanimità dal Parlamento italiano, trasferisce competenze importanti al livello europeo in materia di giustizia, sicurezza e immigrazione, e accresce i poteri del Parlamento europeo. Anche sulla tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, la Carta dei diritti fondamentali diventerà vincolante e giudici e avvocati potranno applicarne i principi insieme (e non al posto) di quelli della nostra Costituzione italiana.

Le norme che si applicano in tutta Europa e anche oltre, danno la possibilità ai nostri produttori di vendere i loro prodotti su un mercato di 500 milioni di persone, senza le ristrettezze di mercati nazionali ormai troppo piccoli. Questo ovviamente garantisce crescita economica e lavoro nelle nostre imprese: sono milioni i posti di lavoro creati dalla creazione del mercato unico europeo.

Tra le decisioni più recenti e forse più ”avvertite” tra i punti di forza dell'UE, quella dello scorso aprile sulle tariffe roaming: impone un tetto massimo (11 centesimi di euro Iva esclusa) per ogni SMS inviato all’estero. Poi anche quella relativa alla libera circolazione dei servizi: impone che un fornitore di servizi sia sottoposto alla legge del Paese in cui ha sede l’impresa e non a quella del Paese in cui fornisce il servizio con la conseguenza dell’obbligo di salario minimo e del rispetto delle leggi sociali del paese in cui presta il servizio.
Lo stesso si può dire in altri ambiti come quello dell'energia, un tema capitale per le imprese e le famiglie di un Paese come l'Italia, che importa quasi tutto il suo fabbisogno e ha i costi più elevati d'Europa, della lotta ai cambiamenti climatici e il ricorso a fonti alternative, e in molti altri ambiti della vita sociale ed economica.
Da ricordare il pacchetto clima-energia con cui gli Stati si impegnano a ridurre il 20% delle emissioni di gas ad effetto serra, di portare al 20% il risparmio energetico e ad aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili.

Addirittura un episodio come il recente terremoto in Abruzzo ha evidenziato il ruolo crescente dell'Europa. In meno di 24 ore forze di protezione civile di altri Paesi sono intervenute, grazie al sistema coordinato a livello UE, e le autorità italiane si sono rivolte immediatamente all'Europa per mobilitare le risorse a disposizione del Fondo di solidarietà per la ricostruzione.

In un contesto che vede quindi l'Europa sempre più protagonista delle scelte essenziali per ogni singolo cittadino, la risposta alla crisi economica scatenata nel 2008 potrà e dovrà essere europea. Ma l'Europa è un ordinamento istituzionale la cui forma è ancora tutta da definire, che potrà progredire ma anche regredire. La partecipazione dei cittadini di tutta Europa alle elezioni della loro assemblea legislativa è dunque un momento fondamentale affinché l’Unione Europea, e con essa l’Europa tutta come realtà di popoli e di tradizionali culturali, possa scegliere la strada del progresso.

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