Mafia e Politica in Sicilia: indagini sul tesoro di Ciancimino. Intanto Vizzini si dimette dall'Antimafia





di Paolo Cirica

Il senatore Pdl, Ciancimino, è indagato per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra con altri tre parlamentari siciliani, i senatori dell'Udc Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintola e il deputato dell'Udc Saverio Romano.

Questi ultimi, infatti, dovranno riferire ai pubblici ministeri della Dda di Palermo come hanno intascato quei soldi provenienti dal conto "Mignon", nel quale Vito Ciancimino nascondeva le sue provviste. Tali soldi erano stati prelevati dal figlio di don Vito, Massimo, per conto dell’avvocato Gianni Lapis, il tributarista accusato di aver gestito il tesoro dell’ex sindaco di Palermo. Insieme all’avviso di garanzia per concorso in corruzione con l’aggravante dell’articolo 7, cioè di aver favorito Cosa nostra, Carlo Vizzini, del Pdl, Saverio Romano, Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintola, dell’Udc, i quattro parlamentari finiti nel gran calderone dell’ultima inchiesta eccellente della Procura di Palermo, hanno ricevuto un avviso a comparire in tribunale il prossimo 17 giugno.

Poche mesi fa, dopo le dichiarazioni rese da Massimo Ciancimino nella sua nuova veste di collaboratore di giustizia, si erano aperte le indagini. Alcuni degli indagati, tuttavia, tra cui su tutti il senatore Vizzini, aveva respinto le accuse, precipitandosi in Procura per annunciare subito dopo di aver denunciato Ciancimino e di aver ricevuto assicurazioni di non essere indagato.

Oggi, invece, dopo aver ricevuto ieri a tarda sera l’informazione di garanzia, Vizzini ha rassegnato le sue dimissioni dalla Commissione antimafia di cui era vicepresidente. "Ho la serenità di chi sa di essere estraneo ad ipotesi di reato e di potere compiutamente rispondere ai magistrati. Adesso si potrà fare luce sulle verità, mettendo fine al lungo e spesso velenoso chiacchiericcio che negli ultimi mesi mi ha accompagnato". Saverio Romano, segretario dell’Udc siciliana, neoeletto al Parlamento europeo, commenta così il provvedimento giudiziario: "L'avviso di garanzia che oggi ho formalmente ricevuto dalla Procura di Palermo mi lascia del tutto sereno perché so di non avere mai intrattenuto rapporti di alcun genere con Ciancimino".

Le accuse di Massimo Ciancimino sono precise e dettagliate: stando a quanto da lui affermato, infatti, il denaro proveniente dal conto veniva distribuito ai capi partito o ai capi corrente, che poi avevano il compito di agevolare l'aggiudicazione degli appalti e la concessione dei lavori per la metanizzazione nei vari paesi dell'isola. A riscontro delle dichiarazioni del figlio di Don Vito, ci sono anche parziali ammissioni del tributarista Lapis, già raggiunto da avviso di garanzia due mesi fa, ma anche documenti, intercettazioni ambientali e telefoniche che sono state rilette dagli investigatori dei carabinieri di Monreale e che ora saranno trasmesse al Parlamento insieme alla richiesta di utilizzazione.

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