di Chiara Di Salvo
La Legge 30 dicembre 2008, n. 210 ha introdotto nei programmi ministeriali della scuola dell’obbligo l’Educazione ambientale quale materia di studio, col fine di “[...] formare i giovani relativamente all'importanza della conservazione di un ambiente sano e al rispetto del territorio” (art. 7-bis).
Ma, esattamente, cos'è l'Educazione ambientale?
Nel 1992, alla Conferenza delle Nazioni Unite di Rio De Janeiro, si sottolineava che “l’educazione ambientale riveste una notevole importanza per la promozione di uno sviluppo sostenibile e per migliorare la capacità degli individui ad interessarsi dei problemi dell’ambiente e dello sviluppo, a livello scolastico ed extrascolastico è indispensabile per modificare gli atteggiamenti in modo che le persone siano in grado di valutare i problemi di uno sviluppo sostenibile e interessarsi ad esso. Essa è essenziale per formare una coscienza informata nell’ecologia e nell’etica come anche nei valori, negli atteggiamenti e nelle competenze necessarie per uno sviluppo sostenibile anche al fine di promuovere una partecipazione affettiva della gente alle decisioni riguardanti l’ambiente”.
Qualche anno dopo, nel 1997, la Carta dei Principi di Fiuggi, elaborata dal Comitato Interministeriale di indirizzo e coordinamento, sottolineava che “l’educazione ambientale contribuisce a ricostruire il senso di identità e le radici di appartenenza dei singoli e dei gruppi, a sviluppare il senso critico e di responsabilità verso la res publica, a diffondere la cultura della partecipazione e della cura per la qualità del proprio ambiente creando anche un rapporto affettivo tra le persone, la comunità e il territorio”.
Risulta chiaro, quindi, che fare educazione ambientale significa promuovere un “pensiero ecologico” ovvero far apprendere, in questo caso ai bambini, le relazioni tra i fenomeni di scala globale e quelli di scala locale che avvengono tra persone, istituzioni e associazioni.
Il “Quadro programmatico Stato-Regioni per l'Educazione all'Ambiente e alla Sostenibilità” (2007), a partire dallo scenario istituzionale aperto dalla riforma del titolo V della Costituzione (2001) e dagli obiettivi fissati a livello internazionale dal “Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile” (2005-2014) ha fissato alcuni obiettivi tra cui il coordinamento delle azioni di Educazione Ambientale a livello nazionale, regionale e provinciale.
L’auspicio è che gli Amministratori locali sappiano recepire lo spirito della normativa, promuovendo progetti di valorizzazione delle bellezze storico-artistiche ed ambientali ancora sconosciute o, purtroppo, mal gestite poiché minate costantemente dalla non conoscenza del paesaggio da parte di molti che lo abitano e da progetti imposti da istituzioni superiori non sempre condivisi o ritenuti necessari.
Nel 1992, alla Conferenza delle Nazioni Unite di Rio De Janeiro, si sottolineava che “l’educazione ambientale riveste una notevole importanza per la promozione di uno sviluppo sostenibile e per migliorare la capacità degli individui ad interessarsi dei problemi dell’ambiente e dello sviluppo, a livello scolastico ed extrascolastico è indispensabile per modificare gli atteggiamenti in modo che le persone siano in grado di valutare i problemi di uno sviluppo sostenibile e interessarsi ad esso. Essa è essenziale per formare una coscienza informata nell’ecologia e nell’etica come anche nei valori, negli atteggiamenti e nelle competenze necessarie per uno sviluppo sostenibile anche al fine di promuovere una partecipazione affettiva della gente alle decisioni riguardanti l’ambiente”.
Qualche anno dopo, nel 1997, la Carta dei Principi di Fiuggi, elaborata dal Comitato Interministeriale di indirizzo e coordinamento, sottolineava che “l’educazione ambientale contribuisce a ricostruire il senso di identità e le radici di appartenenza dei singoli e dei gruppi, a sviluppare il senso critico e di responsabilità verso la res publica, a diffondere la cultura della partecipazione e della cura per la qualità del proprio ambiente creando anche un rapporto affettivo tra le persone, la comunità e il territorio”.
Risulta chiaro, quindi, che fare educazione ambientale significa promuovere un “pensiero ecologico” ovvero far apprendere, in questo caso ai bambini, le relazioni tra i fenomeni di scala globale e quelli di scala locale che avvengono tra persone, istituzioni e associazioni.
Il “Quadro programmatico Stato-Regioni per l'Educazione all'Ambiente e alla Sostenibilità” (2007), a partire dallo scenario istituzionale aperto dalla riforma del titolo V della Costituzione (2001) e dagli obiettivi fissati a livello internazionale dal “Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile” (2005-2014) ha fissato alcuni obiettivi tra cui il coordinamento delle azioni di Educazione Ambientale a livello nazionale, regionale e provinciale.
L’auspicio è che gli Amministratori locali sappiano recepire lo spirito della normativa, promuovendo progetti di valorizzazione delle bellezze storico-artistiche ed ambientali ancora sconosciute o, purtroppo, mal gestite poiché minate costantemente dalla non conoscenza del paesaggio da parte di molti che lo abitano e da progetti imposti da istituzioni superiori non sempre condivisi o ritenuti necessari.
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