La notte minima

Natty Patanè


pesi quotidiani e sfregi silenziosi di una notte invernale
Freddo nel vento che segnava i contorni del viso. Freddo che si insinuava fra bavero e collo e spingeva alla ricerca di un posto accogliente dove fermarsi, uno di quei posti dove il chiacchiericcio si stemperava fra la luce balzellante di un camino.
Giacomo volse lo sguardo ad una panchina dove si ergeva crudele un supporto metallico fissato saldamente con delle viti ad impedire la permanenza orizzontale notturna, come se il freddo non bastasse a far penare i disgraziati. Un cane annusava un cestino dei rifiuti vuoto, oltre il ponte Thelma accendeva una sigaretta inerpicata su improponibili tacchi di stivali lucidi.
Ricordando il caldo umido della cucina, Giacomo avvertì amplificata la variazione di temperatura e materializzò quasi il brivido che gli si insinuava sulla schiena, pensò alle polpette che aveva bruciacchiate e gli venne da sorridere ridisegnando col pensiero lo sguardo esterrefatto di Luisa.
Fece un po’ di slalom fra le pozzanghere del marciapiede dissestato, mentre mentalmente ripassò per l’ennesima volta i conti di rate e bollette che ancora una volta avevano la meglio sul suo favoloso stipendio da 734 euro netti.
Si fermò per un attimo a guardare il fiume, un filo di fumo esalava da sotto la volta del ponte, topi come gatti danzavano quasi sospesi sull’acqua, un barcone semiaffondato rimandava piccole onde a testimoniare dello scorrere lento. Prese il vecchio cellulare dalla tasca e rispose svogliato
- Wè Giacomì
Esordì baldanzoso Filippo
- ci raggiungi?
- sto arrivando, sto al ponte, 5 minuti e sono la
Riprese il cammino affrettando il passo, non aveva voglia di far tardi che l’indomani aveva il turno di mattina. Due isolati dopo spinse la porta a vetri e per un attimo pensò che quel tepore era quello che cercava, uno sguardo più a destra e trovò i suoi amici, Filippo che teneva banco con i suoi racconti sgangherati, Carmelo che quando li raggiungeva rinunciava a qualche ora di lusso e Flavio quasi sempre taciturno che però talvolta esplodeva in risate fragorose quanto apparentemente immotivate. L’uomo del banco gli sorrise appena e da un suo gesto del capo capì che bisognava aggiungere una birra rossa media, la prima della sera. Giacomo tolse il giubbotto e sedette sulla panca. Era la sera dei racconti delle avventure di Filippo, donne inimmaginabili e atteggiamenti da guascone vari. Li guardò con sguardo spento e li vide interi nella loro illusione di felicità, da alcune settimane si era reso conto che l’appuntamento non aveva più alcun senso, tutto era diventato troppo finto, come se gli anni avessero diluito la loro voglia di stare insieme, sia chiaro, nessuno screzio, solo la lenta consunzione del piacere di stare insieme. Un peso l’arrivismo di Carmelo sempre preoccupato della delinquenza crescente degli extracomunitari che, a suo dire, minacciavano la sua vita agiata. Un peso i racconti da macho preso ai saldi di Filippo, un peso il faccione largo e rossiccio di Flavio
- Wè parlo con te!
Lo scosse Filippo, sorrise e rispose annuendo alle domanda che aveva solo percepito, provò a cambiare discorso e chiese se avessero notizie di un disegno di legge che proprio in quel giorno dovevano votare in parlamento, ma i suoi amici lo guardarono straniti e subito cambiarono discorso come se avesse parlato di qualcosa di incomprensibile.
Piano il locale si svuotava, rimanevano ai tavoli i soliti affezionati che aspettavano il momento di calma e gli effetti dell’alcol per invitare il gestore ad una delle sue esibizioni notturne.
Fuori la notte accalappiava gli stanchi e trascinava via con l’acqua del fiume tutti i suoni del giorno. Gli alberi proiettavano ombre a recitare la parte dei disperati della città.
Finalmente, dopo qualche istante di coro degli astanti che declamavano il suo nome il gestore, con fare professionale cominciò a sistemarsi per cantare. La scena provocò a Giacomo un rigurgito di tristezza, irrefrenabile, si rivestì in fretta e salutò gli amici per evitare di esplodere in improperi inconsulti, mentre usciva cominciarono a risuonare parole
- questa è la storia di uno di noi, anche lui nato…. -

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