Lisbona, così vicina, così lontana


foto: Logo per l'Istruzione europea (fonte: istruzione.it)
di Roberto Tortora



Dunque, anche l’Irlanda ha detto sì al trattato di Lisbona.
Il risultato di qualche giorno fa ha ribaltato la bocciatura uscita dalle urne nel giugno 2008 e una ventata di ottimismo si respira un po’ dappertutto, nei 27 Stati membri dell’UE. Adesso, grazie anche all’istituzione della figura di un presidente del Consiglio in carica per due anni e mezzo e ad organismi stabili e con maggiori poteri, l’Europa potrà trattare ”alla pari” con USA, Cina e Russia.
Tuttavia, se proviamo a chiederci quali ripercussioni abbiano questi organismi sovranazionali sul mondo della scuola, si vedrà subito come l’euforia iniziale debba far posto ad un sano realismo.
Nel maggio scorso, a Bruxelles, i ministri europei hanno tracciato un bilancio (con un anno di anticipo) del programma Education and training 2010, la cosiddetta “Strategia di Lisbona”. Bilancio alquanto fallimentare. Dei cinque obiettivi fissati per il prossimo anno, uno solo sarà raggiunto, addirittura oltrepassato: è quello relativo all’incremento del numero dei laureati nell’UE. Gli altri traguardi, invece, restano irraggiungibili. Troppo lontani, troppo ambiziosi, a causa della disparità nelle condizioni di partenza degli Stati membri (gli obiettivi sono sempre numeri fissati in via generale, come media europea) e a causa degli scarsi investimenti nel settore dell’Educazione e della Formazione professionale.
In seguito a questa lucida, sebbene impietosa, presa d’atto, nel recente incontro di maggio il Consiglio ha elencato i nuovi traguardi per il 2020. E lo ha fatto incrementando, in via di principio, il quoziente di concretezza. Ecco gli obiettivi:
Partecipazione degli adulti, in età tra 25 e 64 anni, a percorsi di apprendimento. In altri termini, è bello, auspicabile, necessario che si continui ad imparare, sempre, anche da adulti, per tutto l’arco della vita.
Adeguato livello nelle competenze di base, segnatamente nella lettura, in matematica e nelle scienze. I non addetti ai lavori stentano a crederlo, ma negli ultimi anni è aumentato il numero di persone con gravi difficoltà di lettura, perfino tra i laureati
Numero degli adulti di 30-34 anni con laurea o livello terziario nell’istruzione e nella formazione. Questo obiettivo, come si diceva, è l’unico raggiunto, ma qui si aprono inquietanti interrogativi sulla qualità e sull’utilità di certi corsi di laurea di recente istituzione. Interrogativi che meritano un approfondimento a parte, in questa stessa rubrica, nelle prossime settimane.
Abbandoni precoci dei percorsi di istruzione e formazione. Obiettivo importantissimo per il nostro Paese, in particolare per il centro sud: entro il 2020 il numero di coloro che non hanno completato un proprio percorso di istruzione e formazione dovrà essere inferiore al 10%.
Partecipazione all’educazione prescolare. Questo indicatore entra per la prima volta tra i parametri dell’UE, nella convinzione che la formazione dei bambini di quattro anni sia fondamentale per assicurare migliori percorsi di apprendimento in età scolare e nel resto della vita.

Altri importanti obiettivi aggiunti sono la mobilità, l’occupabilità e l’apprendimento delle lingue: anche in questo caso si comprende come l’UE intenda mantenere i piedi ben piantati al suolo. E’ necessario, infatti, che giovani e adulti possano muoversi con sempre maggiore facilità tra i paesi membri utilizzando e rinforzando la conoscenza delle lingue straniere (almeno due obbligatoriamente presenti nei curricoli scolastici) e, soprattutto, con la possibilità di trovare un impiego dignitoso, soddisfacente e quanto più possibile conforme alla vocazione e alla formazione di ciascuno.

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