Il crocifisso a scuola


foto: Cimabue, Crocifisso (fonte: beniculturali.it)
di Roberto Tortora


Un bambino, un alunno di una scuola italiana, torna a casa e dice di sentirsi osservato dagli occhi del crocifisso appeso nella sua aula. Ne è turbato. I genitori si fanno portavoce di tanto turbamento dapprima presso gli organi collegiali della scuola, poi, via via, sempre più su, fino alle supreme magistrature dell’Unione Europea. E guadagnano una sentenza della Corte dei Diritti dell’uomo di Strasburgo contro la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche. Le aule scolastiche italiane.
Si tratta di una fiera, gagliarda affermazione della laicità dello Stato? No, perché il crocifisso non è la foto-ritratto di papa Ratzinger, esposto esclusivamente nelle aule delle scuole cattoliche.
E’ forse un assist alla sinistra nella battaglia a colpi di teatro contro il berlusconismo? Nemmeno, perché illuminati esponenti progressisti – Bersani prima e meglio di tutti – hanno mostrato più di una perplessità sul merito di quel provvedimento. E’, infine, una solida affermazione di apertura culturale? Tutt’altro. Claudio Magris, sul Corriere, ricordava che il laicissimo e antifascista Calamandrei raccomandava l’esposizione del crocifisso nei tribunali, non alle spalle, ma davanti ai giudici “perché ricordasse loro le sofferenze e le ingiustizie inflitte ogni giorno a tanti innocenti”.
E allora: a quale logica, a quali esigenze, a quali principi si ispira la sentenza di Strasburgo?
Vien da credere che si tratti di una fin troppo zelante e perciò stesso un po’ gretta prevalenza di una concezione strettamente razionalistica del Diritto. Concezione che non tiene nel debito conto le credenze, le passioni, i valori, le adorazioni mistiche, le prove di fede spontanee e perfino un po’ rustiche ma sempre diffusissime che per duemila anni hanno segnato e contrassegnato il cammino di una nazione che si chiama Italia. La cultura dell’Italia e degli Italiani. Il suo sentire e la sua sensibilità.
Dunque, la sua identità.
Che nulla ha a che vedere, si badi bene, con la fede religiosa. E che riguarda, invece, quell’insieme di segni, simboli, significanti, semantemi (li si chiami come si vuole…) che ogni giorno, da due millenni, approviamo o contestiamo, difendiamo o combattiamo, ma nei quali inevitabilmente ci riconosciamo così come ogni individuo si riconosce nei tratti somatici, nel timbro della voce, nelle suppellettili di una casa tramandate di padre in figlio.
Il crocifisso fa parte delle aule scolastiche proprio come la cartina geografica dell’Italia. Sì, proprio quella che tutti abbiamo davanti agli occhi, con le regioni color pastello, e “Roma” scritto grosso al centro, e quella forma a stivale che non ha mai offeso nessuno e che non vuole invogliare nessuna anima candida a conquistare colonie in altri continenti.
Agli alunni, di norma, il crocifisso non mette soggezione alcuna: lo guardano, se capita, qualche minuto prima dell’interrogazione o durante il compito in classe. Poi se ne dimenticano. Non ci fanno più caso. E’ sempre stato lì; sta lì come l’azzurro sulla maglietta della nazionale italiana. talvolta lo nascondono per qualche ora, lasciando al suo posto un cartello con su scritto “Torno subito”.
Tutto qua. Eppure, rimuovendolo, lasciando nudo quel chiodo al quale da decenni è stata appesa una croce di legno, c’è da credere che verrebbe a mancare qualcosa di più, di molto di più di un simbolo religioso. Verrebbe a mancare una parte dei segni che una grandissima parte dei ragazzi si sono sempre visti intorno e grazie ai quali si è formata (a prescindere dai contenuti religiosi) la loro personalità, il loro universo morale, culturale, affettivo.
Ogni giorno migliaia, centinaia di migliaia di visitatori di tutte le religioni o senza religione, convergono sulla cattolicissima città del Vaticano per continuare ad invidiarla agli Italiani e per godere della più alta concentrazione mondiale di opere d’arte. Opere d’arte, segni, significanti, simboli per larghissima maggioranza di ispirazione cattolica. Visitatori di tutte le religioni e senza religione restano senza fiato e senza parole dinanzi alle Pietà marmoree, dinanzi alle Madonne col Bambino, dinanzi ai crocifissi, alle deposizioni, alle adorazioni dei magi. Nessuno si sente offeso. Nessuno si sente discriminato. Ma tutti, Italiani e stranieri, sentono di essere in Italia e sono ben lieti di saperlo, sono ben lieti di sapere di essere in un luogo precisamente determinato dai suoi pregi e dai suoi difetti, dai luoghi comuni e dai segni senza tempo, da un certo clima, da una certa aria, da una certa identità.
L’identità.
Il crocifisso sta nelle aule della scuola statale italiana, proprio come decine, centinaia, migliaia di chiese stanno lungo le strade e nelle piazze, e come il suono delle campane si diffonde nell’aria, e
come lo Stabat Mater di Rossini sta nelle nostre orecchie e sugli schermi cinematografici sta lo straordinario Vangelo di Pasolini. Senza la volontà di offendere nessuno, senza alcuna pretesa di convertire gli incerti, ma solo per ricordarci che siamo esseri umani che vivono in un luogo che ha una storia, che ha dei caratteri che lo contraddistinguono e nei quali è bello e salutare riconoscersi. Giusto per non sentirci smarriti in un paesaggio da Blade runner, in un luogo senz’anima, senza segni distintivi, senza passato, grigio, perennemente battuto dalla pioggia, dove i replicanti alla disperata ricerca di una identità schiacciano tra le mani il cranio del loro padre artificiale.

1 تعليقات

  1. decisamente allora non mi sento italiano, sono apolide e libero dai simboli esibiti a propaganda. Se mi imponessero un vero capolavoro di musica religiosa come La passione Secondo Matteo così come mi si impone la musica nei supermercati, lo rifiuterei perché arriverei a detestarlo, come tutte le cose imposte. La grandezza del Vangelo di Pasolini è proprio nella sua umanità, per nulla simbolica: quella di un uomo che avrebbe staccato dai muri delle aule il crocifisso con la stessa rabbia giusta con cui ha rovesciato le tavole dei mercanti nel tempio. Quanto ai replicanti di Blade Runner, sono proprio loro i più umani, e Roy - l'angelo mortale portatore di luce - che salva l'uomo - il suo boia - con la mano trafitta da un chiodo arrugginito chi è se non un cristo salvatore, condannato dal padre a morire?

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