Il suono detto

Giuseppe Gavazza

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All'origine vi erano soltanto dei suoni, che a poco a poco si trasformarono in materia.”

(Marius Schneider, La musica primitiva, Adelphi 1992, p.85)


Prendo a prestito il titolo Il suono detto da un progetto di una ventina d'anni fa, mai realizzato, che aveva per tema la parola sul palco nel suo valore acustico. La parola solo scritta vive del suo significato e inoltre risuona nella memoria; la poesia, prima fra tutti, ha ritmo, timbro, fraseggi, respiri musicali (mi chiedo come viva la poesia un sordo dalla nascita).


A seguito di questa evoluzione provocata dal demiurgo gli uomini persero i loro corpi sonori, luminosi e trasparenti, e cessarono di librarsi nell'aria. Divennero pesanti e opachi e, allorché cominciarono a mangiare i prodotti della terra, la loro natura acustica si attutì a tal punto che rimase loro soltanto la voce.”

(Marius Schneider, La musica primitiva, Adelphi 1992, p.37)


I grandi attori sul palco sono stati sempre anche grandi presenze vocali, acustiche, musicali. Carmelo Bene, un esempio tra tutti, è stata une delle grandi voci del Novecento.


Complice la tecnologia siamo poco a poco arrivati ad un teatro (arti performative, con un neologismo usato spesso, efficace, che mi piace poco) che dona sempre più spazio al suono: il suono detto, appunto (la voce amplificata, diffusa, registrata, modificata) e tutti gli altri suoni naturali e artificiali, le note di strumenti musicali e non; testo e scenografia acustica.


Un buon mago deve essere un buon cantore (…) capace di riprodurre tutti i suoni della natura. (…) Basta che egli lasci spalancata la bocca e si comporti come il dio evocato, perché questi penetri in lui, gli imprima i movimenti della sua danza e canti per mezzo della sua bocca.”

(Marius Schneider, La musica primitiva, Adelphi 1992, p.72)




Torino vive giorni di straordinario fermento culturale e artistico: Prospettiva09, Torino Share Festival, Artissima, Torino Movement Festival, Club to Club, Est-Ovest, Torino Danza, Musica90, Visionair, Progetto Diogene, Accecare l'ascolto (titolo tratto da un'intervista a Carmelo Bene), Musiche in mostra, rassegna In Scena, le inaugurazioni della stagione lirica e sinfonica del Teatro Regio e della Stagione Sinfonica dell'Orchestra Nazionale RAI.


Tra le cose viste e ascoltate fin qui, sulle tracce del suono detto e - più in generale - sulle testimonianze del suono teatrale (o del teatro acustico) ecco qualche opinione, rimandando un discorso più articolato e organico alla fine di questo fertile periodo torinese per chi ama l'arte e lo spettacolo vivi e contemporanei. Sperando che non sia un canto del cigno.


belle sorprese e conferme:


- Concerto per harmonium e città di pathosformel; uno spettacolo breve, poetico, lento, minimale: nessun testo, suoni e immagini coordinati, la voce e il respiro di un harmonium in scena a tessere melodie semplici ed evocative.

La timidezza delle ossa, ancora di pathosformel, uno studio di forme puro, astratto ma umano e tutt'altro che freddo: un telo bianco elastico come uno schermo grande, luce bianca a raso, i corpi dietro il telo a creare forme disegnate dall'ombra con fantasia e sensibilità, una traccia audio essenziale, coerente e in sinergia con le immagini. Una partitura sonora con una bella visual track.


Lo spazio della quiete, di Cesare Ronconi e Mariangela Gualtieri; ripresa di un lavoro del 1983 che testimonia quegli anni ma ha ancora capacità di comunicare ed emozionare. Movimenti lenti, stasi piuttosto zen, equilibri stabili ma apparentemente fragili; in scena, oggetti e due attrici-danzatrici a sussurrare parole e gesti, fili tesi, tensioni visive e sonore. Un attore nel lungo finale con un monologo forse un po' sbilanciato per durata nell'equilibrio dello spettacolo.


I pescecani di Armando Punzo, con la compagnia della Fortezza, un carcere di Volterra: ritmo, ironia, sarcasmo, versi declamati, canzoni e musiche registrate e dal vivo da una banda fanfarona e divertente, improvvisazione ben gestita, gags, un po' di circo un po' di Brecht. Bel mix.


Ein Chor irrt sich Gewaltig (Un coro completamente stonato) di René Pollesch. Tutt'altro che stonato: sia il coro (giovani donne, sincrono ad una sola voce per interpretare un personaggio maschile), sia lo spettacolo intero, calibratissimo e tutto giocato sulla forma e sul ritmo. Attori eccellenti, pochissima scena (quasi tutto giocato in proscenio), interiezioni puntualissime di frammenti di canzoni in contrappunti serrati ed esatti con le voci degli attori in palco.


una grande delusione


Ingiuria di Societas Raffaello Sanzio. Un ensemble eccellente: l'attrice Chiara Guidi, il musicista Teho Teardo, il violinista Alexander Balanescu, Blixa Bargeld, voce e leader dei Einstürzende Neubaten (gruppo berlinese “mitico” attivo dagli anni Ottanta). Sulla carta imperdibile, sul palco invece una miscela per nulla esplosiva e neppure ingiuriosa, confusione di voci urlate ma senza forza d'urto, musiche senza forma, ostinate su frammenti melodici prevedibili malamente improvvisati, suono cupo e piatto, sviolinate bolse e svogliate. Davvero una grande delusione.



Il suoni protagonisti di palchi di sale da concerto e teatrali, di sale per danzare, palasport, gallerie d'arte e musei proseguono: ascolteremo cosa succederà nei prossimi giorni.



1* - Il file audio è una breve variazione su un frammento della Living Room Music II di John Cage



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