L'otto per mille: se non firmi a chi destinarlo, verrà assegnato alla Chiesa Cattolica per interventi di restauro sui loro monumenti.



di Chiara Di Salvo


Cos'è l'otto per mille?
Facciamo un passo indietro e consideriamo che fino a vent'anni fa circa, lo Stato italiano pagava lo stipendio al clero cattolico (Patti Lateranensi).

Nell'ambito delle trattative per il Nuovo Concordato (la revisione del Concordato – non del Trattato - venne firmata a Roma, il 18 febbraio 1984 dall'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, per lo Stato italiano, e dal cardinale Agostino Casaroli, in rappresentanza della Santa Sede), si decise un nuovo meccanismo di finanziamento alla Chiesa cattolica, in apparenza più democratico perché allargato ad altre confessioni: l’8 per mille. Quest'ultimo consiste nella possibilità di devolvere una percentuale dell'intero gettito IRPEF alla Chiesa cattolica per scopi religiosi o caritativi; alle altre confessioni; allo Stato stesso per scopi sociali o assistenziali in base alle opzioni espresse dai contribuenti sulla dichiarazione dei redditi.
Dunque, in base a quanto detto e specificato dalla legge che lo regola, la Legge n. 222 del 20 maggio 1985 - Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi -, ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi può scegliere la destinazione del suo 8‰ del gettito IRPEF tra sette opzioni: Stato, Chiesa cattolica, Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane.
Di fatto, però, quasi nessuno destina il proprio gettito e così, a dichiarazione avvenuta, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base ad esse, vengono ripartiti i fondi.
Inoltre, la mancata formulazione di un'opzione non è considerata una “scelta” ma una “mancanza” così il gettito viene ripartito in base alle scelte espresse. Alcune confessioni lasciano, eticamente, allo Stato le quote non attribuite per vedersi assegnate solo quelle esplicite a loro favore. Tra queste confessioni non risulta la Chiesa cattolica che si prende un finanziamento pari quasi al triplo rispetto ai consensi espliciti ottenuti a suo favore.
Le ultime comunicazioni ufficiali e definitive si riferiscono incredibilmente alle dichiarazioni dei redditi del 2003 (redditi 2002) – fonte http://www.uaar.it/laicita/otto_per_mille/ aggiornato al 5 dicembre 2009 -.
Questa la distribuzione:
89,16% Chiesa Cattolica;
8,38% Stato;
0,55% Valdesi;
0,39% Comunità Ebraiche;
0,27% Luterani;
0,22% Avventisti del settimo giorno;
0,07%Assemblee di Dio in Italia.
Si noti che, in tale occasione, su oltre trenta milioni di contribuenti solamente il 39,52% ha espresso un’opzione: solo il 35,24% della popolazione, quindi, ha espresso una scelta a favore della Chiesa cattolica. Quota che in realtà non è tutta devoluta direttamente ed esclusivamente dagli italiani alla Chiesa cattolica ma, in base al sistema di cui sopra, confraternite e monasteri hanno assorbito la quota prevalente di quanto i contribuenti avevano devoluto a finalità umanitarie e sussidi al volontariato.

Ma cosa c'entra questa spiegazione con i beni culturali e con lo Stato italiano? C'entra perché negli anni la voce “a sostegno del clero cattolico” (35,7%) è divenuta sempre meno rilevante, mentre quella delle cosiddette “esigenze di culto” (finanziamenti alla catechesi, ai tribunali ecclesiastici, e alla costruzione di nuove chiese, manutenzione dei propri immobili e gestione del proprio patrimonio), è salita al 43,7% e pare sia in costante crescita. Mi preme sottolineare che pare sia solo l'8,6% il gettito destinato agli aiuti del terzo mondo.

Detto questo, “L'atto del governo n. 121” è stato predisposto ai primi di settembre da un presidente del consiglio che, reduce dall'incidente diplomatico del 28 agosto con la Segreteria di Stato Vaticano (per info: www.laquilanuova.org/?cat=2125), conferma che i soldi vanno allo Stato ma entrano di diritto nella piena discrezionalità del capo del governo, per quanto attiene al loro utilizzo. Persino la maggioranza di centrodestra della commissione Bilancio di Montecitorio ha lamentato le finalità distorte e ha condizionato il parere finale a una serie di modifiche, contestando carenze e incongruenze del decreto.
Con l'atto del governo n. 121, si è disposto che i 10.586.000,00 euro assegnati al capitolo "Beni culturali" siano finalizzati a restauri e interventi in favore di 26 immobili ecclesiastici.
Si consideri che la Pontificia Università Gregoriana di Roma ha ricevuto 459 mila euro; il Fondo librario della Compagnia di Gesù, 500 mila euro; la Diocesi di Cassano allo Ionio, 1 milione 146 mila euro; la Confraternita di Santa Maria della Purità, Gallipoli, 369 mila euro. La lista dei siti ecclesiastici continua per molte pagine, 17 per l'esattezza, firmate in calce, come da prassi, dal nostro primo ministro.
Per essere chiari: dei 44 milioni di euro che gli italiani avevano deciso di devolvere allo Stato, ben 29 vengono destinati a luoghi di culto e chiese.. i 10 milioni 586 mila euro assegnati alla sezione beni culturali italiani, saranno utilizzati per interventi a favore di 26 immobili ecclesiastici, immobili che avrebbero potuto godere della quota dell'8‰ sotto la voce “fondo edilizia di culto”.
Qual'è, dunque, il ruolo della Chiesa cattolica all'interno delle dinamiche italiane? E viene da chiedersi almeno perché. Perché abbiamo grossi problemi per tirare avanti e tutti lamentano la mancanza di soldi?
Per chi lavora nel settore, viene spontaneo pensare ai problemi dei nostri beni culturali quali, per esempio, alla precaria stabilità del Palatino, alla Basilicata che per mancanza di fondi non riesce a pulire le sue aree archeologiche, al Colosseo che, nella disperazione, per essere restaurato cercherà fondi in Giappone. E chi cerca lavoro e si vede rifiutato progetti per mancanza di fondi?
Certo i dieci milioni non sarebbero bastati, da soli, a colmare le nostre difficoltà ma forse sarebbero stati provvidenziali.
Se la firma dell'8‰ può servire a incamerare meglio il denaro e a non lasciarlo confluire in sezioni che non necessitano di aiuti esterni, forse piano piano qualcosa si riuscirà a fare per il Bel Paese.
Paese bello ma estremamente complicato.



http://www.uaar.it/laicita/otto_per_mille/
http://it.wikipedia.org/wiki/Otto_per_mille
http://www.youtube.com/watch?v=AB5xOJaILPc&feature=player_embedded
http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/cronaca/otto-per-mille/otto-per-mille/otto-per-mille.html

1 تعليقات

  1. iniqua la norma che distibuisce i contributi non esplicitamente destinati secondo la percentuale di quelli destinati. Ma che i 2/3 dei contribuenti non destini il proprio 8 per mille per ignoranza, ignavia o non so quant'altro mi indigna ancora di più. Abbiamo quello che ci meritiamo.

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