di Antonella Musiello
“Shunga – arte ed eros nel Giappone del Periodo Edo”, così si intitola la mostra che già dallo scorso novembre è ospiatata dal Palazzo Reale a Milano.
E’ interessante approfondire la realtà giapponese in tutte le sue forme che non ha remore nel farsi scorpire dalla cultura occidentale spesso limitata dal punto di vista delle aperture a nuove tendenze artistiche. Nella mostra sono presenti oltre 100 opere, 30 libri originali, 10 pregiati kimono, antiche pitture, tutte a soggetto erotico. I soggetti sono rappresentati con la celebre tecnica dell’ukiyo-e, una forma di espressione che ha attraversato quasi due secoli.
Dopo la mostra “Samurai”, il Palazzo Reale descrive il periodo Edo giapponese che va dal 1603 al 1867 e nelle rappresentazioni quindi sono presenti stampe e antiche pitture giapponesi di soggetto erotico, appunto gli Shunga.
La parola giapponese Shunga significa “immagini della primavera” e la prerogativa è rappresentata da espressioni a carattere erotico che un tempo venivano rappresentate attraverso la tecnica di stampa xilografica ed in seguito anche policroma. Gli shunga sono una vera e propria interpretazione artistica dei valori del nuovo ceto borghese delle grandi città. Nei soggetti, infatti, sono sempre molto presenti figure come mercanti, artigiani ed artisti, che nel periodo Edo erano esclusi dal potere politico. Sempre in quegli anni si sviluppò la concezione edonistica dell’esistenza, quindi la rappresentazione anticonformista di scene erotiche ne erano la prova. Si iniziò ad ostentare un genere di vita libera e lussuosa, la gente frequentava i teatri e le case di piacere così si sentì il bisogno di esperimere una filosofia incentrata sul gusto di una vita piacevole e appagante. Superando alcune difficoltà gli Shunga si affermarono fra gli artisti più importanti del tempo come Kiyonaga, Utamaro e Hokusai. Un tempo erano rappresentazioni fatte su album, oppure destinate ad illustrazioni di libri erotici, questi libri servivano all’educazione sessuale di giovani cortigiane e fanciulle che erano pronte al matrimonio.
Per molti anni gli Shunga sono stati considerati immagini pornografiche, anche se era documentato il loro altissimo valore. Oggi sono stati rivalutati in Giappone e vengono riconosciuti come l’esempio assoluto dell’espressione dell’eros nell’arte.
La mostra si articola in quattro sezioni che si differenziano dal punto di vista tematico e cronologico.
Chi ha la fortuna di andare a visitare questa singolare mostra, ha il dovere di presentarsi con atteggiamento di apertura mentale, può, infatti, trovarsi davanti a corpi avviluppati dagli organi genitali smisurati, donne mai del tutto scoperte e con gli occhi per lo più chiusi, paraventi fatti di veli che non lasciano distinguere a pieno le figure. Non è la rappresentazione solo ed esclusivamente di eros, ma di una sorta di documentazione che testimonia il cambiamento di uno stile di vita, quindi la classe borghese che lascia spazio al piacere e nulla più.
I commenti e gli sguardi dei visitatori sarebbero inevitabilmente incuriositi, divertiti a volte disgustati, ma sicuramente attenti e critici.
Accanto alla stimolazione ormonale via palinsesto televisivo è paradossale l’atteggiamento interdetto del pubblico che spesso affida i propri gusti a continue forme di contarddizione e che si lascia scandalizzare da un puro caso o addirittura dallo stato d’animo in cui vive.
Quaste esplicite rappresentazioni erotiche sono lo specchio di una realtà attraverso la quale si evidenzia l’evoluzione di una cultura.
La mostra milanese in questo senso è una vera e propria rappresentazione del progresso storico e civile dell’eros nella cultura giapponese che apre una finestra sui costumi del Giappone dell’età moderna.
INFORMAZIONI:
“Shunga: Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo”
Palazzo Reale, Milano
21 ottobre 2009 - 31 gennaio 2010
www.comune.milano.it/palazzoreale www.mazzotta.it
Orari: lunedì 14.30-19.30; da martedì a domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30
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