IL MUSEO DI STORIA NATURALE DI MILANO. Una scoperta inattesa.


DIORAMA acquatico tropicale. Museo Civico di Storia Naturale di Milano.

Fotografia di Giovanni Dall'Orto, 2006.

Grazie a WIKIMEDIA COMMONS.



di Chiara Di Salvo

Ogni importante città europea ha il suo museo di storia naturale e Milano certo non è da meno.
Questa tipologia di musei nacque tra la fine del '700 e la prima metà dell'800, periodo storico in cui, con l'espansionismo coloniale, scoprire, catalogare e possedere trofei faceva parte di una precisa formazione culturale ed era argomento di discussione di ogni gentiluomo dell'epoca.
Il primo nucleo di reperti del Museo di Storia Naturale di Milano è nata il 7 maggio 1838, donata dal nobile milanese Giuseppe De Cristoforis e dal botanico Giorgio Jan, primo direttore del Museo stesso. I reperti comprendevano campioni di mineralogia, paleontologia, zoologia e botanica.
La sua istituzione è fortemente voluta dalla cultura milanese che fin dall'inizio manifesta un concreto interesse verso la scienza e le su applicazioni tecniche (si consideri anche il fatto che a Milano esiste il più interessante Museo della Scienza e della Tecnica d'Italia).
Il Novecento accoglie il Museo con ricchezza: la collezione si amplia al punto da dover cambiare sede due volte nel giro di cinquant'anni e, in occasione dell'Esposizione Internazionale del 1906 viene costruito l'Acquario nei pressi del Parco Sempione e donato al Comune di Milano che lo affida alla direzione del Museo di Storia Naturale. Nel 1908 viene inaugurata la Stazione di Biologia e Idrobiologia Applicata, centro di studio e di divulgazione della piscicoltura e della ittiopatologia. Dal 1969 l'Acquario Civico opera come istituzione autonoma.
Oggi, il Museo Civico di Storia Naturale di Milano si compone di sette sezioni: Botanica, Entomologia, Mineralogia, Paleontologia, Paleontologia “Ottavio Cornaggia Castiglioni”, Zoologia degli invertebrati, Zoologia dei vertebrati; sezioni impegnate essenzialmente in due attività: ricerca scientifica nei diversi campi naturalistici di competenza e salvaguardia, conservazione e incremento delle collezioni, depositate nell'Istituto.
Ad una prima occhiata, il Museo pare essere allestito in modo obsoleto e noioso. Didascalie vecchie e curatela inesistente....tuttavia il messaggio risulta chiaro: la Didattica fa la parte del leone.
Il modo in cui sono spiegate le ere, i ritrovamenti (minerali e animali) e soprattutto il modo in cui si sono formati chimicamente (i minerali) e conservati (i resti animali) è impressionante.
Apparentemente, complici le luci basse, gli oggetti appoggiati come semplici “sassi” dentro una teca e soprattutto la grande quantità di calchi di ossa e/o conchiglie preistoriche esposte al posto delle vere, si ha l'impressione di un museo che “deve esporre qualcosa”. Eppure... i percorsi didattici segnati con le impronte di dinosauro sul pavimento, le teche ben settorializzate e i reperti esposti in modo estremamente soddisfacente mi hanno stupido notevolmente.
Lo scetticismo con cui mi sono avvicinata al museo partiva dalla visione del suo sito internet: questo si veramente obsoleto. Il Museo di Storia Naturale di Milano non possiede un sito internet soddisfacente, anzi, non lo possiede affatto. I dati su orari ed esposizioni sono reperibili attraverso un'interfaccia grafica estratta dal sito del Comune di Milano - http://www.comune.milano.it/dseserver/webcity/Documenti.nsf/webHomePage?OpenForm&settore=MCOI-6C5J9V_HP – e per niente fruibile. Fastidiosa persino l'home page.
Possibile? E perché? Uno studioso che si avvicina al Museo vorrebbe avere maggiori informazioni...per esempio il sito del Bio Parco di Roma è eccezionale, eppure, se vogliamo fare un paragone, tratta “solo” di animali...
Vecchio. Il sito è veramente vecchio e fastidioso, non fa venire voglia di visitare un museo così prestigioso e infatti mi ci sono avvicinata scettica. Fortunatamente, a differenza di molti musei che ho visto, questo è estremamente completo dal punto di vista didattico ed espositivo al punto da competere per bellezza e completezza con il Museo Civico di Zoologia di Roma.
Forse fare un allestimento incentrato sulla didattica e, quindi, incentrato sull'informazione, sulla comunicazione e sull'esposizione di reperti attraverso la ricostruzione di habitat più o meno credibili penalizza il Museo sotto l'aspetto prettamente filologico, però credo che potrebbe essere anche un punto di svolta, un giro di boa di cui in Italia si sente il bisogno da tempo.
Spesso, infatti, si osservano i reperti senza avere un'idea di ciò che realmente rappresentano. Leggere “quaternario” o vedere tanti insetti infilzati nel torace e appesi ad una parete di velluto può non dare la dimensione di ciò che gli studiosi hanno trovato in anni di ricerche. E soprattutto può avvilire. Per grandi e per piccini, dunque, le porte del Museo si aprono per far scoprire il loro tesoro. Armati di pazienza e curiosità, sarà possibile fare un tuffo nel passato senza incartarsi in termini e spiegazioni vaghe che spesso sfiancano.
Inoltre, tra gli esemplari più spettacolari vi è una ricostruzione di Triceratopo, realizzata negli anni settanta e divenuta per i milanesi una sorta di simbolo del Museo, e un diorama che riproduce uno scavo paleontologico contenente lo scheletro completo di un dinosauro a becco d’anatra.
In realtà di Diorama ce ne sono parecchi, pronti a contestualizzare le specie attraverso ricostruzioni efficaci (un Diorama è un'ambientazione in scala che ricrea scene di vita quotidiana tra gli animali e il loro habitat naturale).
Veri “pezzi forti” dell'esposizione, infine, sono gli scheletri dei dinosauri ricavati da calchi di originali che mostrano alcune delle specie più famose, tra cui l'Allosauro, lo Stegosauro, il Dromeosauro e il Plateosauro.
Buon viaggio...nel nostro passato!

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