Le notizie sul terremoto che ha devastato Haiti si sono diffuse in tutto il mondo attraverso i social media. Una funzione tanto più preziosa se si calcola che il sisma ha mandato in tilt le linee telefoniche. Facebook, in particolare, si è trasformato in un’inaspettata, ma fondamentale, bacheca d’emergenza per la ricerca e lo scambio di informazioni sui dispersi.
E' una tragedia di proporzioni inimmaginabili, il terremoto che ha colpito Haiti, il paese più povero dell'intero continente americano. Il bilancio delle vittime è ancora del tutto incerto. Nel frattempo, i familiari dei dispersi stanno provando in tutti i modi a cercare i propri cari e, al momento, i social media, si sono dimostrati il modo più veloce per lo scambio di informazioni.
Prima che arrivassero nelle televisioni di tutto il mondo, Twitter ha, infatti, segnalato le notizie della tragedia. Pochi minuti dopo il terremoto, si leggevano diverse segnalazioni tra cui quella di Troy Livesay, un americano che vive ad Haiti per fare opera missionaria: "C'è stato un forte terremoto, l'ho appena sentito qui a Port-au-Prince", "i muri stanno crollando, stiamo tutti bene, pregate per quelli nelle baraccopoli" .
Le foto sono state pubblicate sul TwitPic e Flickr quasi istantaneamente e su YouTube sono passati i filmati amatoriali, prima che sui canali ufficiali. Anche Facebook ha scoperto in queste ore una sua vocazione inaspettata: si è trasformato in una bacheca di emergenza per le persone alla disperata ricerca di notizie su parenti ed amici dispersi. Migliaia gli aderenti ai numerosi gruppi che crescono di ora in ora, incrociandosi tra di loro. Vasto il numero di link, foto degli scomparsi e messaggi. “Per favore, fatemi sapere se qualcuno di voi ha visto mia madre ad Haiti, il suo nome è M. M. , si trovava a Carrefour, Mahothiere…" recita uno dei tanti post.
Oltre 32.000 iscritti in poche ore è quanto ha raggiunto il gruppo più grande dedicato al terremoto, "Earthquake Haiti". Sulla bacheca, che si articola come un forum, tra preghiere e link alla Croce Rossa, vi è un costante susseguirsi di domande e richieste. Da una parte c’è chi chiede notizie su parenti scomparsi, precisando il loro indirizzo. Dall’altra parte, chiunque ha una notizia o riesce a sentire via telefono un proprio caro posta l’informazione in un thread, sperando così di tranquillizzare chi ha i propri cari nella stessa zona. Numerose sono poi le richieste di notizie oltreoceano che riguardano strutture di assistenza, in quanto vi lavorano volontari soprattutto americani ed europei. Agli orfanotrofi è poi dedicato un intero thread mentre ne è stato aperto uno per spiegare come e a chi rivolgersi per offrirsi volontari.
I social networks hanno anche accelerato la raccolta di donazioni da parte di gruppi di aiuto, che hanno pubblicato i link ai siti in cui i soldi possono essere trasmessi istantaneamente. Sempre su Facebook il gruppo "Haiti needs us, we need Haiti", che raggiunto al momento più di 4.000 iscritti, segnala numeri di telefono d’emergenza e possibilità per donazioni. Tante le iniziative di solidarietà individuale per la raccolta di generi di prima necessità da inviare immediatamente sull’isola.
La funzione più preziosa è proprio la velocità e l’immediatezza con cui si passano informazioni, una caratteristica rafforzata dalla possibilità per gli utenti di pubblicare immagini e video. Se il terremoto fosse accaduto 20 anni fa, Haiti sarebbe stato un buco nero, con notizie probabilmente venute fuori a singhiozzo, solo pochi giorni o settimane più tardi, e conseguenti ritardi negli aiuti. Da non dimenticare Skype, il software che permette di effettuare telefonate via internet, grazie al quale i media sono stati addirittura in grado di condurre interviste direttamente da Haiti e sono avvenuti i primi contatti tra superstiti e parenti.
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