Musica e regia di Georges Aperghis su testi di Olivier Cadiot
con Donatienne Michel-Dansac – soprano
Ripeto un frammento già proposto in Il suono detto un mio intervento qui su TP-EWS (TerPress, Ears Wide Shut), venerdì 6 novembre 2009.
“A seguito di questa evoluzione provocata dal demiurgo gli uomini persero i loro corpi sonori, luminosi e trasparenti, e cessarono di librarsi nell'aria. Divennero pesanti e opachi e, allorché cominciarono a mangiare i prodotti della terra, la loro natura acustica si attutì a tal punto che rimase loro soltanto la voce.”
(Marius Schneider, La musica primitiva, Adelphi 1992, p.37)
Se è vero che “la poesia, prima fra tutti, ha ritmo, timbro, fraseggi, respiri musicali” è anche vero che la musica vive di respiri e fiato ed il canto vive del senso delle parole. Molto si è detto e scritto sulla musica come linguaggio e come imitazione della natura e sugli strumenti musicali come artificio per imitare, alludere, riprodurre o dialogare con la voce umana.
Sulla sottile linea di equilibrio tra voce parlata e cantata, suono e significato, presenza scenica reale e virtuale (un'interprete in scena e il video in tempo reale),
in un gioco complesso di doppi e multipli
(la cantante-attrice-donna seduta dietro un tavolo-leggio canta e parla a se stessa, si rivolge al pubblico fissandolo negli occhi, dialoga con i suoi due doppi negli specchi-video – due videocamere e schermi in tempo reale a destra e sinistra – si volta verso due altri schermi bianchi come fogli non scritti, illuminati in momenti esatti della partitura, uno orizzontale davanti in terra ed un altro verticale alle spalle, suolo e orizzonte/muro)
sul filo dell'equilibrio di Tourbillons, Donatienne Michel-Dansac - in questa bellissima piccola opera di teatro musicale che il compositore Gerge Aperghis scrisse nel 1989 – è straordinaria: gioca benissimo, da vera funambola della voce (nel canto e nella recitazione di parole o fonemi puramente sonori), tra la recitazione fisica in scena e quella mediata della duttile mimica facciale espressiva (le videocamere sono microscopi dell'immagine così come i microfoni sono microscopi dei suoni).
Quasi un 'ora tesa, lirica, intrigante, esemplare di come - al di là delle etichette inflazionate di multimediale, multidisciplinare e simili - il teatro musicale funzioni, catturi, affascini e possa emozionare quando c'è intelligenza, talento, capacità e idee, anche con pochi mezzi e senza effetti speciali. Tutto il teatro, per sua natura, è sempre stato multimediale o pluridiscplinare, ben prima delle tecnologie di oggi.
Georges Aperghis è un compositore colpevolmente trascurato in Italia: peccato perché la sua capacità di fare teatro musicale (lo chiamo così per semplicità, ma credo sia il termine giusto) sarebbe apprezzata nella patria dell'opera in un periodo in cui il mondo dell'opera e quello della creazione contemporanea sono davvero distanti; di qui un pubblico vecchio e ortodosso che fa del conosciuto e del mondano il proprio interesse alla musica, di là compositori spesso altrettanto lontani dalla realtà del pubblico, soprattutto quello giovane, curioso ma poco abituato alla seriosità del mondo “classico”. La scelta di un teatro non a vocazione musicale o sperimentale quale il Théâtre du Rond Point è condivisibile e il successo del pubblico “normale” (cioè non specializzato) per uno spettacolo che fa 30 repliche in un mese, mi sembra indicare che la scelta è vincente.
Chissà che non serva da modello da imitare anche nell'Italia del Belcanto.
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