GLI ANNI DEL CORRIERE DEI RAGAZZI. Quando il Corriere dei Piccoli diventò grande 1972 – 1976


di Gordiano Lupi
foto di copertina

Quando il Corriere dei Piccoli diventò grande 1972 – 1976, a cura di Gianni Bono e Alfredo Castelli, editrice Rizzoli. Abbiamo avvicinato Alfredo Castelli per un ricordo di quegli anni.

Gianni Bono è uno storico del fumetto italiano, autore di una Guida al fumetto, fondatore delle Edizioni If, creatore del Museo del Fumetto e dell’Immagine di Lucca. Alfredo Castelli è una delle colonne portanti del fumetto italiano, ha creato Martin Mystère, il detective dell’impossibile edito da Bonelli e una serie di personaggi che per anni hanno fatto la fortuna del Corriere dei Ragazzi di cui era redattore. Non potevano esserci autori migliori per dare vita a un’operazione nostalgia che riproduce in un volume saggistico - antologico il profumo di quei tempi e fa rivivere nella fantasia del lettore avventure che non si possono cancellare. I ragazzi dei primi anni Settanta compravano i super eroi Marvel, Topolino, Alan Ford, ma duecento lire per il Corriere dei Ragazzi non mancavano mai, perché era un settimanale capace di far felici genitori, insegnanti e adolescenti. Erano tempi in cui i fumetti venivano demonizzati, considerati diseducativi, si diceva che toglievano tempo ai libri e alle letture serie. Il Corriere dei Ragazzi pubblicava fumetti divertenti come Nick Carter, Cocco Bill, Zorry Kid, L’Omino Bufo, Lupo Alberto, Gli Aristocratici, I Puffi, Lucky Lucke, ma pure informazioni di attualità e cultura, racconti verità e reportage storici di Mino Milani, persino storie sportive disegnate da Uggeri. Era una rivista completa per adolescenti, una sorta di Focus Junior con il vantaggio che pubblicava i fumetti dei migliori sceneggiatori e disegnatori italiani. Autori come Jacovitti, Castelli, Bonvi, Silver, Milani, Uggeri, Sclavi, Ventura, Alessandrini, Toppi…- l’elenco non è esaustivo - hanno mosso i primi passi all’interno di quella redazione.

Abbiamo avvicinato Alfredo Castelli per un ricordo di quegli anni.

Come nasce il progetto di un volume antologico sul Corriere dei Ragazzi?

Come si suol dire, l’idea si perde nella notte nei tempi. È da quando il Corriere dei Ragazzi ha chiuso, trenta e passa anni fa, che io o qualche altro suo ex redattore tentiamo di celebrarne il ricordo con un’antologia o in qualche altro modo. A furia di bussare ci è stato aperto, e la Rizzoli si è finalmente decisa.

Ha scritto storie dei più importanti personaggi del fumetto italiano (Diabolik, Topolino, Tiramolla, Cucciolo). A quale si sente maggiormente legato?

Tra i personaggi "non miei" sicuramente a Mister No creato da Sergio Bonelli, una vicenda che si svolge in Sud America. Ne ho scritto parecchie storie, e facendolo mi è parso di respirare l’atmosfera di quei luoghi, di percepirne il calore, l’umidità, perfino i profumi. A Diabolik sono altrettanto affezionato in quanto è stato uno dei primi personaggi a cui ho collaborato e le sorelle Giussani, sue creatrici, erano delle vere amiche.

Tra le sue creazioni per il Corriere dei Ragazzi ricordiamo L’Ombra, Otto Kruntz, Zio Boris, Gli Aristocratici... sono personaggi che ritiene ancora attuali? Sarebbe possibile riproporli alla generazione dei ragazzi con la playstation?

Non lo so, sono troppo coinvolto per essere un buon giudice. Pochi anni fa Il Giornalino - il settimanale per ragazzi di Famiglia Cristiana - ha riproposto tutti Gli Aristocratici solo un po’ ritoccati per attualizzarli (computer al posto di schedari, telefoni con i tasti anziché il "cerchio") e hanno funzionato discretamente; ogni tanto qualche racconto viene ristampato, ma si tratta di operazioni speciali ,come quella dei volumi in vendita con Panorama, e non fanno testo. Forse L’Ombra, che è un super eroe e che a dire il vero non ho mai amato più di tanto, potrebbe funzionare, opportunamente adattato ai tempi. Il fumetto sta vivendo un momento di transizione in tutto il mondo, ed è sempre più difficile capire a priori cosa potrebbe funzionare e cosa no.

L’Omino Bufo rappresentò un'invenzione geniale scritta e disegnata per il Corriere dei Ragazzi e un tormentone a livello della comicità di Zelig per gli adolescenti del periodo. Come nacque il personaggio?

Grazie per il geniale e per l’accenno a Zelig. Il bufissimo Omino Bufo nacque per riempire in extremis lo spazio di un titolo del Corriere dei Ragazzi rimasto vuoto per la perdita di una pellicola. Vi disegnai (specifico che non so disegnare) un messicano che ausculta una noce seguita dal cartello “Aviso: Adeso si ride! Avete udito El Silensio de la noce”, Accanto all’ “aviso”, un omino si sganasciava per le risate gridando “Che bufo! Che bufo!”. L’ignobile performance non doveva ripetersi, ma giunsero decine di “strissie bufe” disegnate dai lettori, i quali avevano capito che il gioco consisteva proprio nel prendere in giro la stupidità della battuta (“Che bufo! Che bufo!”) utilizzando un linguaggio “stupido”, e che non si sentivano intimiditi di fronte a un disegno professionale. L’Omino Bufo è ancora ricordato e di tanto in tanto produco nuove “strissie”, ripromettendomi sempre di riprenderlo e farne il centro di un progetto coordinato (merchandising e via dicendo), cosa che puntualmente non faccio.

Negli anni Ottanta si dedica a un fumetto più adulto. Arriva il vero successo...

In realtà Martin Mystère è solo poco più adulto dei racconti del Corriere dei Ragazzi: i primissimi progetti risalgono agli anni Settanta e li avevo proposti a Il Giornalino, dove - se fosse stato accettato - sarebbe uscito a puntate. Anche se non si può parlare di successo (Martin Mystère non è mai stato un best-seller come, per esempio, Dylan Dog) il Buon Vecchio Zio Marty, come lo chiamano i suoi lettori, mi ha dato parecchie soddisfazioni, prima della quale il fatto che si sta avvicinando ai 30 anni di produzione, un piccolo record in un’epoca in cui i personaggi di fantasia si bruciano molto velocemente, sostituiti da proposte sempre nuove.

Perché nel panorama editoriale italiano non esistono più le riviste contenitore di una volta?

La risposta imporrebbe un discorso molto lungo: c’entrano i nuovi mezzi di comunicazione (le riviste contenitore hanno cominciato a vacillare con il boom delle antenne private), l’avvento di Internet, dei videogames, il crollo delle ideologie (sì: c’entra anche quello), il cambio delle abitudini di lettura, eccetera eccetera. Sta di fatto che, da una quindicina di anni, le riviste antologiche non esistono più. Tra le mille ragioni, aggiungo l’unica a cui forse sarei in grado di porre un rimedio: negli ultimi tempi della loro esistenza le riviste erano divenute pubblicazioni senz’anima, scatole vuote da riempire con il materiale più disparato senza una vera filosofia redazionale. Credo che una rivista debba avere un’anima, un filo che collega tutti i suoi contenuti. Tanto per tornare al Corriere dei Ragazzi, l'anima l’aveva e come. Ha chiuso ugualmente, ma almeno ha lasciato una forte traccia.

I progetti per il futuro di Alfredo Castelli. A parte Martyn Mistère...

Pensione? Giro del mondo? Nuove serie? Saggi sul fumetto e sul cinema? Ominobufoland? Staremo a vedere!

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