THE ROCKY HORROR PICTURES SHOW. Don't dream it. Be it

Foto:www.rockyhorror.com




di Chiara Di Salvo


Dal 1973 non si arresta l'ondata travolgente del musical più celebre e discusso della storia del teatro, The Rocky Horror Picture Show di Richard O'Brien.
La sua fortuna inizia però con il film che, nato in sordina con un budget medio basso e a circa un anno dallo spettacolo teatrale, nel 1975 esce a Londra diretto da Jim Sharman con sceneggiatura e musiche originali del musical e con lo stesso Richard O'Brien come attore nel ruolo del misterioso maggiordomo Riff Raff. Seguono le sale cinematografiche americane di cui Los Angeles fu la prima. Come spesso capita, il film venne accolto con freddezza e l'inizio fu un totale disastro.
Però...si verificò uno strano fenomeno: solo pochi spettatori si presentavano nelle sale a vedere il film ed erano sempre gli stessi! Fu allora che la 20th Century Fox capì che la chiave del suo successo andava cercata tra gli habitué degli spettacoli notturni e così, il 2 aprile 1976, il Rocky Horror Picture Show inizia la sua carriera di film Cult notturno a New York. Sal Piro, uno dei primi “spettatori fissi” del Rocky, dal '77 inizia con alcuni amici a fare animazione in sala durante le proiezioni...È proprio grazie a lui che il pubblico comincia a sentirsi coinvolto nello spettacolo, a presentarsi truccato e vestito come i personaggi. Da allora, i teatri che ospitano il film in modo stabile, usano coinvolgere gli spettatori con spruzzi d'acqua, aria, coriandoli o oggetti che in quel momento sono presentati e utilizzati nella scena (se una scena prevede la pioggia...sugli spettatori viene buttata dell'acqua).
In Italia, tra il 1976 ed il '77 la pellicola ha avuto la medesima accoglienza infastidita per il cinema Durini e Ritz di Milano ma nel 1980 arriva al cinema Mexico da cui non si sposterà più.
È proprio qui che si forma il primo cast amatoriale italiano formato da appassionati e professionisti del settore, tutti capitanati da un insolito Claudio Bisio (nel ruolo di Brad).

Il motivo per cui all'inizio il film ha avuto problemi nell'essere accettato è da ricercarsi nelle tematiche trattate, tematiche sessuali che lo resero e lo rendono tutt'oggi un film di trasgressività non comuni. I ruoli eterosessuali, bisessuali ed il travestitismo vengono presentati senza mezzi termini, senza filtri, senza pudore ma sempre con estrema eleganza, quasi come si stesse leggendo un grande affresco rappresentante l'allegoria del sesso.
La trama ruota attorno alla figura del dottor Frank-N-Furter (Tim Curry), un eccentrico scienziato travestito che nei suoi esperimenti ricerca e crea l'amante perfetto, Rocky appunto. Bello, biondo, muscoloso, silenzioso, consenziente, un po' stupido e, purtroppo per Frank, bisessuale. Sarà infatti Janet Weiss (l'eroina del film – Susan Sarandon) ad “iniziare alle donne” Rocky quasi per caso.
Non è facile, però, scrivere di questo film senza cercarne una morale.
Forse non c'è o forse ve ne sono diverse; certo non si può dire sia stato concepito solo per una banale contestazione dei modelli e dei tabù sociali. Il musical (ed il film) è ricco, perfettamente inserito nel contesto sociale degli anni '70, contesto che aveva bisogno di dialogare, di confrontarsi, di trasgredire anche solo per essere essere ascoltati.
I tempi sono dosati magistralmente e le musiche scandiscono le fotografie in cui i dialoghi hanno il ruolo principale: deformazioni di citazioni, ambiguità e rimandi alla cultura sia americana sia europea partecipano ad incuriosire e spiazzare lo spettatore che afferra (a volte al volo, a volte no!) piccoli frammenti di un dialogo estremamente ricercato nel lessico e nel contenuto.
Qualche esempio: il nome di Frank'n'Furter è un ibrido fra Frankenstein e frankfurter, una specie di wurlstel; il manifesto del film gioca con l'immagine di “Jaws – lo squalo” di Spielberg; il David di Michelangelo, simbolo di bellezza virile visibile in più scene del film, presenta una vistosa modifica del fallo; Eddie (l'ex fidanzato di Frank) è la versione parodistica di Marlon Brando in “Il Selvaggio” e sulle mani ha tatuate le parole Love e Hate come Robert Mitchum in “Night of the Hunter”; Rocky nasce avvolto nelle bende come “La Mummia” di Boris Karloff e scalando la torre dell' R.K.O. emula King Kong sull'Empire State Building (tratto da: Rocky Horror fans club Italia).
Infine il castello: Oakley Court è in perfetto stile Dracula. Vero, anzi verissimo, venne fatto costruire nel 1859 da Sir Richard Hall-Say vicino ad un'ansa del Tamigi con lo stile dei castelli francesi in omaggio alla moglie che aveva nostalgia del suo paese d'origine. Passato in mano a diversi lord, dal 1965 il castello rimase disabitato e quindi ottimo set per film in stile horror tra cui non si possono non menzionare i celebri film su “Dracula” della Hammer Horror Productions. Oggi è un lussuoso albergo.
Nel 2005 sono stati celebrati i 30 anni del The Rocky Horror Picture Show, occasione in cui il film è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Ultima curiosità: come detto, nel mondo il film è presentato in teatri stabili che gli dedicano spazio da anni. Dalle ricerche attraverso il sito ufficiale del Rocky Horror, gli Stati Uniti sono percorsi da circa 65 teatri riconosciuti con cartellone settimanale, ma basta spostarsi fuori dall'America per rendersi conto che il film non ha altri stabili se non qualcuno in Europa (Parigi, Barcellona e Monaco). Persino a Londra, terra che l'ha visto nascere, esiste più che altro un tour che uno stabile in cui vederlo. In Italia, invece, è presente in due città: a Milano al Cinema Mexico e a Genova al Cinema Instabile. Poi...incredibilmente...appare persino in Israele al Kochav Cinema.
Forse per le tematiche trattate e per le riflessioni che portano a fare, un teatro che lo presenti con continuità pare non essere presente in altri posti dove il sesso è visto ancora come un tabù e l'omosessualità una vergogna. Certo, anche in Europa continua ad essere vista come una “macchia sulla fedina penale” ma almeno se ne può parlare, ridere, scherzare e per fortuna persino travestirsi.
Liberarsi di se stessi e, soprattutto, degli altri.
“Don't dream it, be it!”.






www.rockyhorror.com
www.cinemamexico.it

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