di Antonella Musiello
fonte della foto: www.loudvision.it/cinema
Si è concluso lo scorso 23 maggio il celebre festival di Cannes, dove fra i protagonisti un grande attore ha reso alto il nome del nostro Paese. Il premio come miglior attore è stato assegnato a Elio Germano per il film La nostra vita, pari merito con Javier Bardem per Biutiful.
Juliette Binoche si è aggiudicata il premio come miglior attrice per la sua interpretazione in Copia conforme, mentre l’esordio di Mathieu Amalric con Tournée è stato ricompensato con il premio per la migliore regia.
Tanti altri premi hanno contornato questa manifestazione e non meno importante è stato anche il ritorno di Kateshi Kitano, che proprio in occasione del festival di Cannes ha presentato il suo prossimo film Outrage, che uscirà il 12 giugno in Giappone. Il film racconta di alcune bande di gangster che si fanno guerra a Tokyo. Kitano sarà Ôtomo, un boss di basso rango della malavita che deve fare il lavoro sporco per i suoi superiori. Nel film vedremo alcuni fra i migliori attori giapponesi in circolazione, fra cui Tomokazu Miura, Kippei Shiina, Jun Kunimura, Tetta Sugimoto, Renji Ishibashi, Fumiyo Kohinata e Takashi Tsukamoto.
Kitano che se ne intende di cronaca nera, nella presentazione del film ha commentato senza peli sulla lingua la situazione attuale italiana, ha affermato, infatti "La mia impressione è che la mafia in Italia abbia buoni agganci con il governo e che questo sia alla luce del sole". Non è un’espressione campata in aria perché il regista si è a lungo documentato e in questo contesto ha voluto accostare la mafia italiana e quella di cui spesso ha parlato nei suoi film, marcando così una differenza di stile.
Takeshi Kitano ha utilizzato molto spesso il tema della mafia come soggetto dei suoi film, tra cui ricordiamo i capolavori Hana-Bi e Sonatine. Era però da dieci anni che non se ne occupava, da quel Brother che lo portò in trasferta americana.
Questa nuova pellicola è raccontata con il suo consueto stile, fatto di momenti sottili e improvvisi scatti di violenza, verbale e fisica, al limite della parodia. In fondo Takeshi viene dal mondo del cabaret, e molti lo ricorderanno come la mente dietro Mai Dire Banzai, dove erano presenti violenza e risate, il connubio perfetto dei suoi lavori.
Sono tante, infatti, le scene ad alto tasso di violenza presenti nel film, ma tutte riescono a suscitare una risata nella maggior parte del pubblico. Lo stesso Kitano ha detto “Quando scrivo questi film utilizzo una tecnica opposta a quella tradizionale nel mettere in scena la violenza. L’abilità sta nel cercare di essere originali, trovando un modo unico per fare fuori la gente. Molti mi chiedono come riesco a fare commedia e allo stesso tempo film violenti. Per me si tratta di una cosa preziosa, due volti della stessa medaglia. Mi ritengo un pendolare dell’entertainment e credo che se hai la forza di mettere in scena la violenza, puoi trovare anche quella di andare dalla parte opposta”.
Un grande esempio di professionalità e di competenza creativa tipica del grande regista giapponese, che ci lascia ancor più curiosi e desiderosi di vedere questo suo nuovo capolavoro.
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