Ma chi ha paura della libertà?

di Vincenzo Jacovino


E’ dalla notte dei tempi che veicola, per le contrade del Bel Paese, il detto: “L’Italiano è un popolo di navigatori, di poeti e di santi” ma si dovrebbe aggiungere, oggi, anche “di cantanti, pittori, scrittori” e, soprattutto, “di mariuoli, birbanti e birbantelli”, anzi di molte, troppe “mele marce”. Ecco perché si corre , ci si affanna a voler coprire tutte quelle attività che devono “essere sempre sottoposte al giudizio dell’opinione pubblica adeguatamente informata”. (S. Rodotà)
E, sempre dalla notte dei tempi, nei quartieri popolari le aspettative di privacy di alcuni personaggi, dalla dubbia moralità o dal facile sconfinamento nell'illegalità, erano naturalmente ridotte senza, comunque, mai invadere quelle che erano le ragioni e le sfere dell’intimità. Ogni abitante del quartiere si riteneva in diritto di sapere, di conoscere per poter, poi, esercitare il controllo perché era diffuso, in ogni anfratto del rione, il principio che

chi è disonesto con la non-Verità è disonesto anche con la Verità (P.P. Pasolini)

Se nel pullulare dei quartieri popolari era possibile parlare realmente e stabilire rapporti umani, però era anche tassativo ridurre le aspettative di privacy dei personaggi chiacchierati. La funzione era di auto protezione. Occorreva creare un confine tra loro e il resto del quartiere in modo che l’atmosfera non fosse una bolgia melliflua e in continuo conato. Si viveva l’uno accanto all’altro differenziandosi per necessità ma obbligati a sapere e conoscere perché si prendesse, giorno dopo giorno, coscienza dell’ambiente e dei suoi frequentatori.
Non c’era paura della libertà perché nessun

ombra-sgherro che (…) braccheggia(sse)

circolava per il quartiere, né mai si pensava che

due passanti (potessero) trasformarsi in custodi. (A.M. Ripellino)

Ora, purtroppo, si ha paura della libertà perché basta

una macchia di umido (per) suscitare un fantasma (A.M. Ripellino)

Ma chi ha paura, oggi, della libertà? Certamente non i cittadini, gli onesti e timorati della legge, per i quali l’accesso alle informazioni è una necessità per conoscere, per sapere e, soprattutto, per giudicare e liberarsi dall’

…. odore di muffa e di luce stantìa e di fungaglia. (A.M. Ripellino)

che soffoca e ammorba l’atmosfera e ogni ambiente del nostro Bel Paese.


Post a Comment

Nuova Vecchia