Premio Verdigi e biblioterapia

di Patrizia Lùperi

Ho vinto un premio, in questa calda estate ho vinto un premio
All'inizio era solo il primo premio vinto...
i primi sentimenti sono stati incredulità, contentezza e voglia di condividere con gli amici la notizia

Ho vinto il Premio Marco Verdigi, istituito dai genitori di questo uomo giovane che nel 2005 ha sacrificato la sua vita per salvare due bambini che rischiavano di affogare nelle acque del Mar Tirreno

Ho vinto il Premio Verdigi con un progetto dedicato alla diffusione della lettura in un residence assistito, gestito da genitori di bambini malati di leucemia e tumore, dove verranno ospitati i loro figli nel corso delle dolorose e lunghe cure chemioterapiche

La lettura dunque come biblioterapia, come possibilità di fuga dal dolore e dall'isolamento, immergendosi in un racconto e identificandosi in un personaggio e nella sua storia
Perché leggere significa fuggire, crescere, andare avanti, anche quando si hanno davanti 10-12 mesi di terapie, quando si perdono i capelli a soli 10 anni, quando si zoppica a 14, quando non si può stare in piedi ma a letto o in poltrona a soli 17 anni...

Spero proprio e voglio credere che per tutti loro la lettura sarà una biblioterapia, darò tutta me stessa ma in questa momento sento solo il peso di questo premio...

(L'immagine è la copertina dell'opuscolo contenente la presentazione dei vari progetti che hanno vinto il Premio dal 2005 ad oggi)

1 Commenti

  1. Ognuno di noi rovistando nella sua biografia di lettore, potrà portare un esempio di un libro che in una fase difficile, complicata, insolita, della sua vita gli sia stato d'aiuto, lo abbia consolato, lo abbia sostenuto, lo abbia guarito, lo abbia salvato. La società attraversa un momento di malessere e c'è anche una crescente sfiducia nelle istituzioni, un desiderio di sviluppare percorsi di ricerca personale. Il libro ci appare come un amico in grado di prenderci per mano e aiutarci a trovare ciò che cerchiamo, spiega la psicologa Barbara Rossi, curatrice di un testo di recente pubblicazione sul tema, Biblioterapia. Soprattutto in Gran Bretagna, un numero crescente di pazienti esce dai servizi di salute mentale non con una ricetta, ma con il titolo di un manuale che dovrebbe alleviare ansia, depressione o altri disturbi. Ci sono studi scientifici che mostrano come la lettura giusta possa avere effetti terapeutici. In Inghilterra è stata addirittura compilata una lista di 35 testi giudicati efficaci almeno come primo intervento, in attesa di avviare una terapia. Un po' ovunque stanno nascendo opportunità per utilizzare i libri nei momenti difficili. C'è un consenso diffuso sul fatto che siano utili. Si può leggere per svago, per pensare, per imparare cose nuove o per stare meglio. Il libro è un incontro-scontro con un altro diverso da noi. Vedere come altri hanno risolto la nostra stessa difficoltà ci aiuta a ritrovare la speranza e la motivazione a provarci. Può farci sentire meno soli (non sono l'unico a vivere certe esperienze), o semplicemente distrarci, magari fornire suggerimenti utili. C'è chi costruisce da solo un proprio percorso di crescita attraverso le letture. In terapia, quando ci sono difficoltà esistenziali che non possono essere superate autonomamente, i libri possono aiutare a trovare le parole per esprimere le proprie emozioni, agevolare e arricchire il rapporto tra terapeuta paziente: attraverso la lettura emergono temi che una persona avrebbe difficoltà ad affrontare spontaneamente.

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