LGBT chiama Italia. Riflessioni per l'anno nuovo

di Beatrice Pozzi


Che anno è stato, il 2010, per la comunità LGBT?
Cosa è successo, per cosa saranno ricordati questi dodici mesi che volgono al termine?
Se prendiamo gli Stati Uniti, si potrebbe dire che è facile: se ad esempio il 1969 è l’anno di Stonewall e il 1977 quello in cui Harvey Milk è stato eletto al comune di San Francisco, il 2010 passerà alla storia come l’anno in cui è stata votata l’abrogazione della politica del “Don’t ask, don’t tell” (con quali conseguenze concrete, resta comunque da vedere nel prossimo futuro).
Indicare un evento chiave per la storia della comunità italiana, un qualcosa di emblematico che resti per l’anno che se ne va, risulta invece un po’ più difficile.
Possiamo definire epocale, forse, la “campagna di informazione” (forse però sarebbe più corretto chiamarla “veicolo di spunti di riflessione”, dato che propone una serie di situazioni dando per scontato che il buon senso faccia il resto, ma di informazioni vere e proprie non ne dà) promossa dal Ministero delle Pari Opportunità dal novembre 2009  quella che chiede quanto può interessare l’orientamento sessuale dei medici e paramedici che corrono a salvarti con un’ambulanza e che suggerisce “Rifiuta l’omofobia. Non essere tu quello diverso”? A fronte dell’impegno di Mara Carfagna, che in maggio ha anche accompagnato una delegazione delle associazioni LGBT attive sul territorio in visita al Presidente della Repubblica scusandosi per aver nutrito dei pregiudizi in passato, i diritti delle persone con orientamenti sessuali minoritari, come il riconoscimento delle coppie di fatto continuano a non trovare spazio nell’agenda politica del Paese.
E allora cosa può valere l’organizzazione di campagne istituzionali di promozione sociale appoggiate dalla Presidenza del Consiglio, se poi in Parlamento non si legifera in merito? Quanto conta se uno degli argomenti principali impiegati da una parte degli schieramenti di centro-destra presso il proprio elettorato per screditare la persona di Nichi Vendola (che politicamente può piacere o non piacere, e al limite bisognerebbe parlare di quello) continua ad essere che “è gay”? Cosa può cambiare se alla fine il Presidente del Consiglio stesso se ne esce che, suvvia, “Meglio essere appassionati delle belle ragazze che gay”?
“Certe differenze non possono contare”?
E quindi, cosa può esserci?
Potremmo buttarla sul piano della ricerca di modelli positivi tra i catalizzatori dell’attenzione dei media, e dire che dal 2010 l’Italia ne ha uno in più grazie al coming out di Tiziano Ferro? Quando molti giornalisti non si prendono nemmeno la briga di informarsi e continuano a parlare di “outing”? Una semplice ricerca su Internet basterebbe...
Potremmo metterla sul piano dei numeri, dicendo che quest’anno ai Pride di giugno e luglio c’è stata un’affluenza maggiore del solito, che sempre più persone riescono a vivere nell’accettazione e nel rispetto dei loro cari?
Possiamo definire questi dati, indubbiamente positivi, “emblematici”?
Nella mancanza di "grandi avvenimenti per definizione emblematici", emblematico mi pare piuttosto il fatto che ancora una volta è stata denunciata una macchina sanitaria che ha un disperato bisogno di sangue per le trasfusioni ma rifiuta quello di un uomo omosessuale, anche se risulta pulito al test per l’HIV.
Emblematico è il fatto che un bagnino vada a redarguire due uomini che si baciano su una spiaggia di Torre del Lago (forse non si era ancora reso conto di lavorare nella località più gay-friendly della penisola).
Emblematico è che turisti stranieri vengano malmenati perchè si stanno scambiando effusioni di notte in luogo appartato (“Vieni nella magica Italia!”).
Emblematico è che le persone trans interessino solo nelle settimane che sono seguite al caso Marrazzo lo scorso inverno e che le lesbiche continuino ad esistere solo per titillare l’immaginario maschile (come da recente pubblicità di una casa francese di automobili, che Rai e Mediaset hanno anche censurato per un po’: meglio tagliare la testa al toro e liberare i genitori italiani dal dover pensare a cosa rispondere a un bambino a cui, non sia mai!, venisse in mente di chiedere cosa stiano facendo quelle due signore su un letto, in atteggiamento evidentemente simile a quello in cui sempre in tv ha spesso visto altre signore con signori).
Ed emblematico è che anche quest’anno tanti cittadini siano stati offesi, insultati, discriminati, picchiati per il fatto di vivere la propria vita senza nascondersi.
In un anno privo di “grandi eventi”, storie di ordinaria intolleranza italiana.
Per l’anno nuovo, non riuscendo a vedere una calendarizzazione delle discussioni sulle coppie di fatto in Parlamento o aperture della Chiesa neanche sull’orizzonte più lontano, vorrei più ordinaria normalità. Qualunque orientamento essa possa avere.

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